STRESS TEST UE: IL GRATTACAPO DELLA RICAPITALIZZAZIONE DELLE BANCHE

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Per gli istituti bancari europei è iniziata la lunga maratona verso l’introduzione di Basilea 3, la nuova normativa in materia di vigilanza prudenziale che entrerà a pieno regime nel 2019. L’adeguamento dei coefficienti patrimoniali imporrà agli istituti segnalanti una profonda revisione degli assetti societari. Alcuni di questi, in modo particolare quelli maggiormente esposti in titoli sovrani, saranno chiamati a bruciare le tappe e rafforzare i propri capitali nel corso del primo semestre del 2012.

È quanto è emerso dai risultati degli stress test effettuati al 30 settembre 2011 dall’autorità bancaria europea (EBA). 31 banche europee su un campione di 71 necessitano di 114,7 miliardi di euro di capitale aggiuntivo. Entro il prossimo 30 giugno 2012, gli istituti bancari saranno quindi chiamati a innalzare il Core Tier 1 al 9% delle attività ponderate. Tra le banche maggiormente colpite dalla richiesta della EBA figurano Santander (Eur 15,3 mld), Unicredito (8,0), BBVA (6,3), Dexia (6,3) e Commerzbank (5,3). Nessuna rettifica patrimoniale è stata invece richiesta ad alcun istituto inglese o ungherese.

Le richieste di ricapitalizzazione della EBA agli istituti bancari europei (in miliardi di Euro)

Austria

3,9

Belgio

6,3

Cipro

3,5

Francia

7,3

Germania

13,1

Grecia

30

Italia

15,4

Norvegia

1,5

Olanda

0,2

Portogallo

7

Slovenia

0,3

Spagna

26,2

Totale

114,7



Il coefficiente di capitale di base è calcolato rapportando il Core Tier 1 alle attività ponderate per il rischio. L’innalzamento del coefficiente può essere ottenuto attraverso una serie di aumenti di capitale e/o tramite la riduzione delle attività ponderate per il rischio. In un contesto azionario già fortemente depresso, un aumento di capitale non rappresenterebbe affatto la soluzione prediletta dagli istituti bancari. Questi sarebbero, infatti, costretti a collocare sul mercato un ingente quantitativo di azioni. Pertanto, è piuttosto improbabile che tali istituti ricorrano ai soli aumenti di capitale per innalzare il Core Tier 1 al 9% delle attività ponderate. È verosimile attendersi che i board optino per una soluzione di compromesso, un mix di aumenti di capitale e dismissioni di attività. A questo punto però sorge un dubbio amletico: quali attività dismettere? A rigor di logica la soluzione ideale sarebbe la cessione delle attività più rischiose (come gli investimenti in hedge fund) e meno redditizie (i prodotti retail). Tuttavia, considerato il quadro economico internazionale, la dismissione di tali attività è piuttosto difficoltosa. A mancare sono, infatti, i potenziali acquirenti. Secondo alcuni analisti, la vendita delle attività più rischiose e la cessione dei crediti non performing potrebbero corrispondere al 4% delle attività dismesse nel corso dei prossimi quattro anni. Molti istituti bancari saranno quindi costretti a dismettere le attività periferiche e, molto probabilmente, a mettere sul mercato i gioielli di famiglia ossia le business unit più redditizie. Si tratta però di una strategia a breve gittata dettata dalle necessità di soddisfare gli standard patrimoniali imposti dalle autorità di vigilanza. Il perdurare della crisi potrebbe, in seguito, erodere nuovamente le posizioni patrimoniali di tutti quegli istituti che hanno in dote rami d’attività poco virtuosi.

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