La riscoperta del silenzio la certosa di Farneta a Lucca

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Pace e Silenzio.

Questo si trova se lasciamo la via Sarzanese che da Lucca porta a Viareggio e svoltiamo sulla destra per Farneta, dove troviamo uno dei rari monasteri dell’ordine dei certosini presenti in Italia: la Certosa di Farneta 

Appena arrivati si ha la sensazione di essersi persi, non ci sono più i rumori familiari quelli che riempiono la nostra vita. Il posto sembra abbandonato nel tempo, a tratti inquietante, l’occhio cade subito sulla grande muraglia che protegge la certosa, avvolta nel suo mondo surreale fatto di semplicità e di amore. Non facciamo in tempo a trovare un appiglio per la mente, che subito a rassicurarci nel cuore cade una pace inumana.


La certosa, fondata nel 1340 su volontà testamentaria di un ricco mercante lucchese, (Gardo di Bartolomeo Aldibrandi) sembra disabitata, ma la realtà è diversa, al di là dello scalcinato muro, chiusi nei loro abiti bianchi e nella loro chiamata spirituale, ci sono uomini che hanno lasciato il mondo delle cose vane, per dedicarsi nella solitudine ad una preghiera più intima, ascoltando la voce del silenzio che dall’alto scende nelle loro piccole celle, segno visibile di una scelta coraggiosa, per assaporare ciò che è eterno.

Celle, ma non carcerarie, solo una umile dimora di pace, stanze, che nell’intimo dialogo diventano senza pareti, e si sposano con il silenzio assordante, protetto dalla semplice solitudine, nella quale la meditazione, lo studio, il lavoro, i piccoli passi quotidiani, le ore notturne di preghiera, diventano la pura essenza, di una vita dedicata all’Amore e al cammino delle virtù evangeliche.

La Certosa di Farneta è senza dubbio oro prezioso per la città di Lucca , ma non solo, è lì per tutti noi che spesso affoghiamo nelle parole e non riusciamo a cogliere la semplicità e la ricchezza che sta nel silenzio.

Questo angolo alle porte di Lucca è lì non come un qualcosa che si vuole staccare dal mondo, è parte del mondo, è la testimonianza che non si vive solo di parola e pane, davanti alla certosa si intuisce che la nostra vita non può essere fatta solo di apparenza , di luce, o di buio.

Quella vita povera e solitaria, dura nel suo principio, facile nel suo corso, è una risposta per tutti noi, che và al dì là del limite mentale, del credere o non credere.

La vita eremitica, il silenzio, la meditazione, in una società facile all’azione, sono spesso elementi incompresi, sottovalutati, considerati come una scusa per sfuggire al mondo e alle paure umane.

Ma davanti al portone della certosa, basta poco per capire che non è così. Le anime nel silenzio non sfuggono, non urlano, non battono porte, non imprecano, affrontano le umane paure nel modo più arduo, quello del silenzio, controllando con la pace nel cuore ogni impulso naturale.

Bisogna prendere esempio da questo luogo sacro, cogliere un po’ di silenzio e portarlo nei nostri cuori, riscoprire in esso la nostra semplicità, e usarla nel nostro mondo fatto da incancellabili rumori.

Per il periodo storico in cui viviamo, in questo mondo che si arrampica sulle apparenze, che seguono la triade avere-sapere-potere, usare il silenzio per curare una parte malata di noi stessi , e dare ossigeno al nostro cuore, penso sia importante, sia per il cammino personale che comunitario.

Alla Certosa di Farneta, si può trovare un angolo di silenzio puro, è possibile rimanere tutto il tempo che vogliamo, al di fuori del muro che è solo un limite invalicabile per il corpo, ma non se vogliamo per il cuore.

Non disturbare la pace, ma ascoltare le emozioni che essa genera, è questo che bisogna fare appena si scende dalla macchina, ed è bene, non iniziare a porre la nostra mente critica e indagatrice per cercare di spiegare una scelta di vita, una Vocazione che sfugge ad ogni valutazione umana, che riassume nella sua semplicità la fede cristiana.

Basta fare la cosa più semplice, ascoltare. E ritornando a casa è bene portare oltre che il ricordo della piacevole gita fuori porta, anche un po’ di silenzio nasconderlo dentro di noi e dissetarsi di lui, ogni volta che si ha bisogno di una sorgente di pace.

Riprendendo la strada da dove siamo venuti, ci lasciamo alle spalle il portone della certosa e quelle anime che non si sono accorti della nostra presenza, li lasciamo lì, alla loro vita, nelle loro celle.

Il portone diventa sempre più piccolo, sempre più piccolo, una semplice porta di legno che separa il mondo dei rumori, dal mondo del silenzio.

“…Solo in completo silenzio di incomincia ad ascoltare…solo quando il linguaggio scompare, si  incomincia a vedere..”...parole di una certosino