Il terremoto in Emilia tra voglia di ripartire e vincoli creditizi

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Il terremoto in Emilia non accenna a fermarsi e tra desiderio di ricostruire e vincoli del sistema creditizio si stilano le prime stime. L’Emilia è una regione pianeggiante e per questo motivo da sempre con un territorio favorevole ad ospitare l’industria ed il 10% della produzione agricola nazionale.

Una fotografia della regione la vede produttrice di cereali, barbabietole da zucchero, frutta, ortaggi, viti, foraggi per un impiego totale di 18000 aziende agricole con 29546 addetti.

L’allevamento (bovini e suini) è legato a una floridissima industria di trasformazione (caseifici, salumifici, conservifici) e l’agroindustria conta 1600 aziende con 13700 addetti.

Una menzione a parte merita l’industria casearia (parmigiano reggiano) e l’industria alimentare è nel complesso molto sviluppata (pastifici, zuccherifici, molini, distillerie).

Altri settori industriali di rilievo sono il metalmeccanico, la plastica, chimico e petrolchimico, tessile, della carta e del mobile, calzaturiero e abbigliamento, ceramica (Sassuolo) che occupano in totale 6400 aziende con 60000 lavoratori. L’industria motoristica (Ferrari, a Maranello) ha fama mondiale.

parmigiano_rottoEd infine il settore biomedicale occupa 5000 addetti in 100 industrie. I dati pubblicati ieri da Coldiretti contano i danni provocati dalle scosse continue e le preoccupazioni per la ricostruzione :Settemila aziende agricole colpite delle quali circa duemila gravemente danneggiate, distrutte o da ricostruire per adeguarle alle nuove norme antisimiche con un bilancio di danni all’agricoltura che è salito a 705 milioni di euro.

Con una stima di 150 milioni di euro di danni il sistema del Parmigiano Reggiano è in cima alla triste classifica dei prodotti piu’ danneggiati dal sisma seguito da vicino dal Grana Padano che accusa un colpo da 70 milioni di euro e dall’aceto balsamico che conta perdite per 15 milioni di euro.

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Nell’ambito dell’incontro tra il presidente della Coldiretti Sergio Marini con gli agricoltori colpiti dal sisma, è emerso come per ovviare ai problemi di liquidità delle imprese agricole è necessario anticipare i pagamenti diretti di politica agricola mentre sul piano strutturale serve l’utilizzo immediato, prima della definizione iter procedurale dell’Unione Europea UE, della rimodulazione del 4 per cento della quota comunitaria relativa all’annualità 2013 dei Piani di Sviluppo Rurale (PSR) a favore dell’ Emilia Romagna e della Lombardia.

Inoltre occorre e aumentare il “de minimis” agricolo oltre a semplificare le procedure per gli investimenti realizzati con PSR nelle Regioni danneggiate. Sono a rischio 8mila posti di lavoro nell’agroalimentare a causa del sisma che ha danneggiato imprese agricole, stalle e strutture di trasformazione agroindustriali ma anche i macchinari per la raccolta e trebbiatura e gli impianti di irrigazione che garantiscono l’acqua a centotrentamila ettari di terreno coltivati a ortofrutta, viticoltura, riso e seminativi colpiti dalla siccità.

Ulteriore vincolo è rappresentato da Basilea 2 dal momento che i capannoni industriali non possono più dati in garanzia per accesso al credito bancario. A sottolinearlo è il presidente del Gruppo WAM Vainer Marchesin.

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