Si aggravano le condizioni del leader africano 94enne:al suo capezzale istituzioni e
famiglia. Nel momento in cui metto i miei pensieri nero su bianco,le condizioni di Nelson
Mandela paiono sempre più gravi. È parte della natura e della vita che il nostro corpo ,ad una età avanzata,ceda alle sofferenze e si avvicini al meritato riposo.
Pensarlo però per una figura carismatica,onorevole e unica come quella del
leader africano ha dell’incredibile e istintivamente ci fa provare un senso di
nostalgia e tristezza. Mandela ha combattuto l’apartheid,ha pagato un prezzo altissimo per sostenere
gli ideali di libertà e pari diritti di ogni uomo a prescindere dalla razza,scontando
ben 27 anni di carcere duro e oppressivo.
A lui innumerevoli riconoscimenti e onorificenze da tutto il mondo,fino al Nobel per la pace del 1993.
Ciò che però traspare dal suo viso e soprattutto dai suoi occhi,è la sua
incrollabile umiltà e la sua pacifica costanza nel dimostrarsi sereno nonostante
tutto:è qualcosa di disarmante.
I suoi sono occhi buoni ma penetranti,occhi anziani ma tuttora vispi e vitali.
Nella sua lunga vita ha sempre avuto il piglio e la forza di un leader che lotta
per gli obiettivi che gli paiono più giusti nonostante gli ostacoli e le coercizioni
subìte. Mi ricorda la figura di Aung San Suu Kyi,attivista birmana anche lei attiva da
molti anni in difesa dei diritti umani. Sono entrambe personalità che sacrificano la loro vita e i loro affetti a favore del prossimo e contro le angherie e i soprusi. Nelson Mandela lascia dietro di sé un lungo cammino attivo,tenace e intenso e un terreno fecondo su cui proseguire con la lotta alla libertà affinché davvero
le distinzioni di pelle,di casta,sessuali o religiose non siano più tali ma solo un valore aggiunto alla personalità umana.