A parere di molti il modello migliore di giornalismo è quello neutrale ed obiettivo, tipico dei Paesi liberali Usa e UK. Nel versante opposto, nei Paesi mediterranei, si trova invece un giornalismo schierato che difficilmente divide notizia e commento. Nel primo modello si ha differenziazione cioè autonomia tra sistema dei media e politica, tra media e poteri economici.
Il modello mediterraneo è invece quello della de-differenziazione o partigianeria del sistema dei media poichè non è autonomo dai poteri esterni. Una delle principali spiegazioni, nel caso della carta stampata, quale più antico strumento mediatico, va ricercata nel numero di copie vendute; se dovessimo fare una classifica metteremmo ai primi posti i Paesi del nord Europa ed i Paesi liberali e all’ultimo posto metteremmo tutti i Paesi appartenenti all’area mediterranea del mondo.
Se all’aumentare delle vendite aumentano i profitti notiamo subito come i quotidiani del mediterraneo vivono in una condizione svantaggiata rispetto agli altri. Per sopperire a questo differenziale ecco che entrano in gioco i poteri esterni; finanziamenti statali, acquisizioni da parte di gruppi industriali, finanziamenti dai partiti.
Dal momento in cui questi finanziatori e proprietari controllano i quotidiani la ricerca dell’obiettività passa in secondo piano rispetto ad altri scopi perseguibili. Il parallelismo rispetto al sistema politico, può essere meglio compreso se teniamo conto che in questi Paesi c’è un sistema partitico di tipo pluralista polarizzato: multipartitismo estremo con forte distanza tra i partiti, talvolta con presenza di gruppi anti-sistema. Nessuna singola forza politica può ambire a governare ma solo coalizioni possono farlo,infatti, l’elettorato è frammentato ed esprime un voto d’appartenenza. Il compromesso tra le varie forze in campo diventa inevitabile, sopratutto, nel caso di importanti decisioni pubbliche. In questo modello il sistema dei media che rappresenta il più importante strumento di mediazione,in quanto, mezzo d’influenza dell’opinione pubblica. Nel versante opposto si colloca invece il modello liberale, come sistema incentrato sulla logica dell’alternanza. Gli elettori come i media sono concentrati sulle azioni del policy maker più che sulle aree politiche di appartenenza. Esiste una solida base comune in tutto il sistema partitico, poichè, i due partiti maggiori condividono la stessa idea di “bene comune”.In questo caso l’esigenza è un modello dei media che garantisce la neutralità.
A ben guardare però esiste un potere che esercita una forte influenza sul modello liberale, ed è il mercato pubblicitario, infatti, i quotidiani hanno un tasso di circolazione molto alto ed il mercato pubblicitario ha dunque enormi interessi ad investire nel sistema dei media. La pubblicità rappresenta un business per ogni giornale, che cercherà di favorire il più possibile questo tipo di investimenti. La concorrenza nel mercato dei media è spietata ,soprattutto, dall’avvento di internet che ha moltiplicato le emittenti d’informazione.
Ogni strumento mediatico è costretto a ricercare una strategia di mercato che li renda più competitivi degli altri. Se la qualità e l’obiettività delle informazioni sono elementi di competitività, non sempre le emittenti scelgono questa strada. Come nel caso dell’americana Fox News, che per aumentare il proprio odience d’ascolto ha pensato di schierarsi nettamente verso un pubblico di destra, soprattutto grazie ad un’informazione anti-Obama, facendo leva sui sentimenti razziali del proprio pubblico.
Quali saranno dunque le tendenze future del sistema dei media e se esiterà ancora la classica dicotomia tra i due modelli è tutto da vedere.