Scorro i titoli dei maggiori quotidiani e rimango basita,anche se ormai nemmeno dovrei,di fronte ad un articolo in cui si parla di violenza. A Milano,un 14enne soprannominato da tutti “la pulce” comanda una rivolta al carcere minorile Beccaria dove era giunto solo da pochi giorni.
Approfondisco la notizia e ne esce il profilo di uno “sbarbatello” che nemmeno ha l’età legale per far nulla ma è già provvisto di una sostanziosa fedina penale indelebilmente macchiata di crimini che via via si stanno aggravando:furti,rapine e aggressioni.
Soprattutto ciò che mi colpisce è la fierezza coltivata dalla sua famiglia per tutto quanto il giovane delinquente è o compie. Ovviamente tale atteggiamento familiare alimenta vertiginosamente il suo ego già assai imponente.
Si è autodefinito il “piccolo Vallanzasca” ricordando e assumendo come mito colui il quale negli anni ’70 seminò lutto e dolore nel nord Italia,come se questo nome fosse una sorta di trofeo o lasciapassare che lo identifichi in una sorta di leggenda vivente.
Vero è che questo ragazzino ha una vita difficile,da periferia,con un’intera famiglia di pregiudicati che lo hanno allevato a loro somiglianza e addirittura è già “fornito” di bande di ammiratori che lo inneggiano ad alzare sempre più il tiro delle sue malefatte.
Questo è ciò che realmente mi disarma. Riesco davvero a fatica a pensare che al mondo ci siano persone le quali insegnano ai propri figli –eredi di ciò che i genitori lasciano- la truffa,i soldi “facili”,la violenza,l’onnipotenza,l’egocentrismo e la corruzione come valori giusti con cui condurre la propria esistenza e che questi siano davvero “buoni”,realmente corretti.
Così,la voragine di errori si allarga, ciò che poteva nascere di buono e positivo andrà sparendo nel tempo sotto cumuli di errori. Errori che costano tutto,anche la vita. Si pensa che la scuola e il sapere non servano a nulla,non faccia guadagnare subito,non diano rispetto e importanza. Si pensa che questo lo dia solo la violenza.
Si pensa di essere giovani,fieri e forti tutta la vita arrivando invece,forse,da vecchi senza aver nulla costruito,senza orgoglio e solo con vergogna e ripudio per aver perso la vita dietro a carceri e armi e quant’altro . Questo è ciò che spesso ammettono gli ex delinquenti ormai al declino, soli e con nulla in mano.
Questo è quello su cui si dovrebbe riflettere, ma è altrettanto realistico ammettere che a ogni età ci si concentra sul presente e non sul futuro che pare sempre abbastanza lontano per non doversene preoccupare.
Sarebbe facile decantare le solite banalità,come dire che con la volontà tutto si può,anche cambiare vita, ma la verità è che è la società in primis a dover correre ai ripari con assistenza sociale preparata ed efficiente,scuola organizzata a 360 gradi,pene severe ma rieducative e soprattutto modificare una cultura piuttosto “rilassata” e lasciva di fronte a coloro che si trovano solo ai margini sociali.
Per la sottoscritta di certo scriverlo “nero su bianco” non è complicato,ma è comunque uno spunto su cui poter riflettere.