Licenziata la direttrice del New York Times

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Il 14 maggio la direttrice del New York Times Jill Abramson è stata licenziata.

Abramson, 60 anni, aveva assunto la direzione nel 2011, diventando la prima donna direttore in 160 anni di storia del giornale. Al suo posto è stato nominato il suo “braccio destro” Dean Baquet, 57 anni, giornalista afroamericano vincitore del Premio Pulitzer, già direttore del Los Angeles Times, dal 1990 reporter del Times e da tre anni caporedattore. Sarà il primo afroamericano a guidare il giornale.

«Ho amato dirigere il New York Times. Ho potuto lavorare con i migliori giornalisti del mondo» ha comunicato la Abramson in una nota poco dopo la notizia, sottolineando che uno dei suoi maggiori successi è stato quello di nominare dei caporedattori donne all’interno del giornale. Non ha fornito ulteriori dettagli sul suo licenziamento per accordi presi con la direzione della testata.
La redazione ha accolto la notizia con sorpresa. Di soliti i direttori del Times lasciano l’incarico a 65 anni e la Abramson è stata licenziata con 5 anni di anticipo. Inoltre in un contesto di crisi generalizzata della stampa il New York Times stava andando relativamente bene, con un utile di 22 milioni di dollari e con i ricavi del primo trimestre del 2014 aumentati del 2,6% rispetto all’anno precedente. Al momento della nomina come direttore Jill Abramson aveva dichiarato che si trattava de «l’onore della mia vita» e recentemente si era tatuata una “T” gotica, simbolo del giornale, sulla schiena.
Arthur O. Sulzberger Jr., editore del New York Times e presidente di New York Times Company , ha annunciato la notizia alla redazione in una riunione, a cui la Abramson non ha partecipato, dicendo che la rottura è stata dovuta ad «una questione sulla gestione delle redazione» ed ha aggiunto: «Ho scelto di nominare un nuovo capo della nostra redazione perché credo che una nuova leadership possa migliorarne diversi aspetti». Subito dopo la riunione il nome della Abramson è stato tempestivamente cancellato dal sito del giornale e sostituito da quello di Dean Baquet.
I reali motivi del licenziamento non sono chiari.
Il New Yorker scrive che qualche settimana fa la Abramson avrebbe scoperto che il suo stipendio e la sua pensione, prima come caporedattore e poi come direttore del giornale, erano molto inferiori rispetto a quelli di Bill Keller, il suo predecessore alla guida del Times. Un portavoce del giornale ha replicato che il compenso della Abramson come direttrice «era direttamente comparabile a quello di Keller», considerando che lei ha lavorato meno anni per la testata.
Sembra inoltre che già da tempo la Abramson avesse avuto degli screzi con il CEO dell’azienda, Mark Thompson, riguardo alla percezione di una crescente intrusione degli interessi economici nella gestione redazionale, conflitti pubblicamente smentiti da entrambe le parti.
La goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso, sarebbe stata la pressione esercitata da Jill Abramson per l’assunzione di Janine Gibson, giornalista del Guardian, come caporedattore. La Gibson avrebbe dovuto affiancare Dean Baquet, occupandosi della parte digitale, offerta rifiutata dalla giornalista, come conferma lei stessa dalle pagine del Guardian. Secondo il New York Times Baquet non avrebbe accettato di buon grado il fatto di non essere stato consultato dalla Abramson in merito all’assunzione di una nuova caporedattrice. Da quel momento i rapporti tra i due si sarebbero incrinati, diventando tesi al punto di finire sotto l’attenzione dell’editore Sulzberger.
L’addio di Jill Abramson al New York Times coincide con quello di Natalie Nougayrede al quotidiano francese Le Monde. Entrata in carica nel marzo 2013 e a sua volta prima direttrice donna del giornale, la Nougaryrede ha annunciato le sue dimissioni, spiegando di non avere più i mezzi per assicurare completamente e con serenità le sue funzioni. «La volontà di alcuni membri del Monde di ridurre drasticamente le prerogative del direttore del giornale è per me incompatibile con il proseguimento della mia missione», ha puntualizzato nel messaggio.
Dopo l’annuncio del licenziamento della Abramson negli Stati Uniti si è scatenato il dibattito nei social network sulla disparità di trattamento economico tra uomini e donne in ambito lavorativo.
Non importa quanto si è in alto, sopra la testa di ogni donna resta ancora un soffitto di vetro.