Negli ultimi anni sempre più casi di “omicidi d’amore”,quando d’amorevole non c’è più nulla.
Ormai tutti ne hanno scritto, discusso e ognuno di noi si sente calato nel ruolo di avvocato,giudice,medico,genitore e pure un po’ Dio.
Ogni giorno non si può non venire a conoscenza di qualche donna sfortunata la quale ha l’unica colpa di incappare in un “uomo” che la uccide,la distrugge e la malmena,spesso assieme e di fronte ai propri figli.
Ai primi casi si è elevato a gran voce un coro di proteste e indignazioni,oggi è purtroppo quasi un bollettino di guerra civile che abbiamo imparato ad apprendere mestamente nella speranza che mai,nella nostra realtà, possa accadere tale disgrazia.
E’ il cosiddetto “femminicidio”.
Su questa triste verità è stato detto di tutto da esperti,familiari,vittime,avvocati e psichiatri.
La base comune da cui partono le discussioni è che si tratti di qualcosa di inaccettabile,terribile che sta dilagando negli ultimi anni.
Le diverse interpretazioni vengono poi date a seconda delle proprie opinioni,dei propri retaggi culturali,del proprio carattere.
Quello che è evidente e scandaloso è che l’uomo ancora oggi si propone con la propria forza fisica, evidentemente superiore a quella femminile ,per “risolvere” le difficoltà con l’altro sesso,quasi fossimo ancora a centinaia di anni addietro quando la società prevedeva ancora la fermezza e la potenza del maschio sulle “proprie” femmine.
Solitamente quando la donna sceglie la separazione,quando vuol troncare una storia o semplicemente quando non obbedisce all’uomo accanto a lei,scatta in quest’ultimo l’autorità nel risolvere le cose a suo modo,la pazzia di imporre il proprio volere a costo della vita.
Semplicemente non si accettano rifiuti,separazioni,abbandoni:non c’è mediazione,non c’è riflessione nè confronto alla pari.
Non so se in altre nazioni questo fenomeno agghiacciante sia così presente come in Italia o meno.
Altro particolare spaventoso e innegabile è il fatto che questi “femminicidi” avvengano,e non “capitino” ,in ogni classe sociale,democraticamente,tra persone abbienti così come tra i più poveri.
Certo la disperazione economica porta ancora più facilmente a perder la testa,ma è anche vero che spesso tra le mura domestiche di famiglie facoltose,si nascondono a volte le problematiche più gravi.
Il “femminicidio” è un problema serio,dilagante,preoccupante e si può iniziare a risolverlo con un’adeguata cultura sociale fin da ragazzini,insegnando il rispetto,insegnando che la donna non è “proprietà” dell’uomo,che il confronto deve essere verbale e non fisico,che i figli non devono sopportare e assistere a violenze gratuite di cui poi se ne faranno carico nell’animo per tutta la vita,da vittime o da aguzzini.