Gran Bretagna – I medici del Papworth Hospital nel Cambridgeshire si sono davvero superati. Un londinese di sessant’anni è stato sottoposto a un trapianto di cuore da cadavere, dopo un infarto che nel 2009 gli aveva precluso anche le attività quotidiane più semplici come camminare e stare in piedi.
Il cuore e’ stato esportato dal un cadavere e riattivato mediante una pompa che nel ricevente ne ha permesso il monitoraggio dell’efficienza. Il paziente, dimesso dopo soli quattro giorni dall’intervento, si sta riprendendo bene e in fretta.
Alessandro Nanni Costa, direttore del centro nazionale trapianti, ha rilasciato, in data 27 Marzo, un’intervista nella quale spiega le sue perplessità riguardo al primo trapianto di cuore da cadavere (o uno dei primi dato che gli USA e l’Australia avevano utilizzato precedentemente una tecnica simile).
Ciò che il direttore mette maggiormente in discussione sono i criteri utilizzati per l’accertamento della morte.
Spiega che esistono due modalità d’accertamento della morte di un individuo.
La prima avviene secondo un criterio neurologico, grazie al quale si accerta la morte cerebrale nonostante il cuore continui a battere. Dopo l’accertamento si può passare al prelievo degli organi.
La seconda prevede la morte, di quello che potrebbe essere il futuro donatore, per malattia. Dopo l’arresto del cuore anche gli altri organi smettono di funzionare.
Ci si chiede se in questo caso gli organi possano venire prelevati. Se siano ancora intatti e funzionanti nonostante l’ischemia. Il limite temporale, per legge, in Italia, è di 20 minuti. Pare che gli inglesi abbiano utilizzato il cuore in un caso di morte per malattia e oltre il limite di tempo.
Non si sa quanti minuti di arresto cardiaco siano stati accertati, come sia stato fatto ripartire il cuore, se è stata utilizzata una pompa nel torace dello stesso ricevente. Niente è chiaro poiché niente è stato ufficialmente rilasciato. Sicuramente, però, questo tentativo perfettamente riuscito potrebbe aprire nuove strade, così da salvare un più largo numero di vite, come ha affermato Stephen Large, che ha guidato l’equipe.
In Italia il sindaco di Roma Marini, chirurgo specializzato in trapianti, sta seriamente pensando di proporre una nuova legge.
Se il limite temporale minimo per accertare la morte del donatore rimane di 20 minuti ciò potrebbe provocare una lesione degli organi e quindi un trapianto fallimentare.
Se invece i tempi di accertamento di morte cerebrale venissero accorciati ciò porterebbe all’aumento del numero di trapianti e sicuramente ad un proporzionale successo degli stessi.