London- Uno confronto tra atenei della cina e quelli italiani forniscono un dato importante, ma che non sstupisce.
A parità di competenze e di esperienza, gli ingegneri italiani hanno un costo più basso rispetto ai colleghi cinesi (secondo le ultime stime, di circa un dollaro).
Se confrontiamo le due tipologie dei mercati l’italia sembra essere la migliore in tutto, per qualita’ e prezzo dei nostri giovani ingegneri.
Nunzio Quacquarelli, direttore della società londinese che elabora i confronti ( Quacquarelli Symonds (QS)) sostiene che «Le facoltà di ingegneria sono tra le più innovative in Italia, ma il resto del mondo con cui l’Italia vuole e deve competere si muove a un passo decisamente più veloce».
«Da noi manca il famoso Sistema Paese – sostiene l’analista – ed è per questo che purtroppo tante menti brillanti fuggono», e il paese perde risorse preziose.
Insomma, gli ingegneri italiani sono bravi, preparati, e costano meno, ma per lavorare devono andare all’estero. L’italia non e’ ancora in grado ( e chissa’ se lo sara’ mai) tra parole e mala politica, di trattenere cio’ che le altre nazioni accolgono con interesse.
D’altronde la facolta’ di ingegneria e’ una di quelle facolta’ che ripaga, perche il 95 su 100 trova lavoro ( poi bisogna vedere in che disciplina) , rispetto ad altre facolta’che sono solo il 80%. E sono anche i piu’ pronti a fare la valiggia per l’estero, pensate il 55% secondo uno studio di Almalaurea.
Soprattuto vanno il Germiania, Londra e Parigi.
E all’estero i nostri laureati sono ricercati, “coccolati”,( certo nessuno all’estero regala nulla) ma pare che i laureati italini abbiamo un’alta formazione universitaria, meglio se hanno anche esperienza.
Lo stipendio puo’ andare da 2.300 euro ( in Germania) contro il 1.200/1.500 ( in Italia quando va bene), a 3.000 pound ( a Londra con possibilita’ di carriera) contro un’italia che fa fatica a crescere, e boccheggia un po’ di speranza.
E qui nasce una domanda, e’ piu’ coraggioso chi rimane in italia o chi affronta l’estero? Bhe’ forse sono “eroi” entrambi, visto che entrambi devono comunque lottare. Forse chi prende l’estero trova delle basi piu’ solide che gli permettono di rischiare di piu’.
Il fenomeno noto come “fuga dei Cervelli” e’ noto da molto, e pare che nonostante gli sforzi dell’Italia di matenere i propri capitali professionali fallisca sempre.
E poi diciamola tutta, fare una esperienza all’estero, non solo arricchisce il portafoglio, ma anche l’essere umano, l’estero rimarra’ sempre la meta preferita da tutti, e’ il terreno fertile per piantare il seme di una creazione che per ora puo’ vantare solo di essere stata formata in Italia. Tanto di cappello, ma non basta.