INTERNATIONAL JOURNALISM FESTIVAL

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Snowden

Perugia ( dalla nostra inviata Ludovica Marani) – Dal 15 al 19 aprile la città d’arte capoluogo umbro ha ospitato tra le sue mura l’International Journalism Festival, fra gli eventi più attesi nel panorama internazionale della comunicazione.

Il festival, giunto quest’anno alla sua nona edizione, nasce a Perugia nel 2006 per volere di Arianna Ciccone e Christopher Potter con l’obiettivo di discutere di giornalismo e più in generale del mondo dell’informazione alla presenza di ospiti internazionali, quest’anno del calibro di Aron Pilhofer, Edward Snowden e molti altri.

Sempre più nutrito anche il numero di volontari, giovani ragazze e ragazzi provenienti da tutto il mondo accomunati dalla passione per il giornalismo.

I giusti ingredienti – questi – per un’edizione che ancora una volta, pur con i suoi alti e bassi, lascia soddisfatto il proprio pubblico.

Si comincia con alcune interessanti riflessioni sull’informazione culturale, con il contributo di Loredana Lipperini (Radio 3), Wu Ming 2 e Giorgio Zanchini (Radio 1).

L’informazione culturale è sottoposta ormai da tempo ad un processo di stratificazione. Non che si tratti di un fenomeno negativo: fra il prodotto di nicchia e la produzione popolare si è venuto infatti a creare un livello intermedio di fruizione di cui la narrazione a sfondo storico del collettivo di scrittori Wu Ming rappresenta uno degli esempi di più alto livello.

A subire gli effetti negativi di questa tendenza, piuttosto, sono i mezzi di comunicazione tradizionali, la radio prima di ogni altro.

I dati parlano chiaro: al giorno d’oggi chi fruisce informazioni culturali tramite la radio è una percentuale sempre più esigua della popolazione, come anche chi è influenzato nelle sue scelte culturali dalla lettura di un giornale. È il web, piuttosto, a farsi promotore per eccellenza di cultura.

Il rischio che ne deriva è evidente: ch’esso riesca ad accogliere e pubblicizzare solo ed esclusivamente la cultura mainstream, quella dal contenuto popolare, quindi destinata ai più.

Il problema, in realtà, non sta in una cultura di largo consumo, da sempre esistita e di importanza basilare.

No, il problema è che un meccanismo di questo tipo tende ad abbassare la produzione intermedia e, soprattutto, a rendere ancor più di nicchia i prodotti culturali già di per sé di nicchia. È forse corretto, questa la questione centrale, alimentare una ghettizzazione di questo tipo? Provvedere ad aumentare il distacco fra le due estremità della forbice?

Nel mondo dei libri, e in modo sempre più evidente, questo processo ha dato il via ad una tendenza perversa: l’utilizzo dei libri per promuovere se stessi, al fine di raggiungere e conquistare uno status, quello di scrittore, che tale non dovrebbe essere. Quello dello scrittore, infatti, è un mestiere artigianale, costui altri non è che un cantastorie.

C’è chi muore di fame e chi di fama, oggi: amara ma inevitabile conclusione. Obiettivo comune: analizzare i tempi in modo approfondito, sì da adattare il contenuto alla forma.

Accomazzo Baricco PiacentiniSi prosegue con un incontro sulle vie dell’innovazione tra scienza, cultura e impresa insieme ad Andrea Accomazzo (spacecraft operations manager ESA- Ascolta la nostra intervista fatta alla radio LondonOneradio ad Accomazzo e Rosetta), Alessandro Baricco (scrittore e co-fondatore Scuola Holden) e Diego Piacentini (senior VP International Amazon).

Eletto scienziato dell’anno nel 2014, Accomazzo – responsabile delle operazioni della missione Rosetta – è un vero pioniere dell’innovazione scientifica: ragionare su lunghe distanze, sia spaziali sia temporali, è il modus operandi cui deve guardare chi si occupa di astrofisica. Occorre sempre ragionare in prospettiva cercando oltre se stessi, avanti nel tempo, il riscontro futuro dei propri progetti attuali.

Rosetta nasce così: un progetto di durata trentennale che solo dopo lunghi anni di studio e fatica, con una giusta dose di fortuna in fase di accometaggio, ha portato a compimento piani sviluppati anni addietro, felicemente sopravvissuti al tempo e allo spazio.

Lo stesso può dirsi per il settore dell’impresa: Amazon non è solo un marchio, ma un’idea dirompente che spezza le logiche di compravendita del passato e fa di internet una vetrina ad uso e consumo dei potenziali acquirenti.

Come ci ricorda Piacentini, Jeff Bezos – fondatore di Amazon – ha avuto la medesima lungimiranza di Accomazzo, pur nell’ambito dell’impresa: puntare avanti nel tempo sì da ideare un mercato che oggi, per i nativi digitali, sembra quasi scontato, ma che di fatto rappresenta una vera e propria rivoluzione rispetto al passato.

Pensare di poter acquistare tutto ciò che si vuole, da casa con un semplice click è un’idea che, più o meno condivisibile, ha dell’incredibile.

E come tale deve essere considerata. Che l’etica non rientri in questo progetto è impossibile anche solo da pensare, certo: ce lo ricorda Baricco che, in qualità di scrittore, fa parte di una delle categorie maggiormente colpite dai meccanismi di funzionamento di Amazon.

Se si tratti del male o di babbo natale: questa la domanda che, non casualmente, l’autore di Castelli di rabbia si pone e propone anche ai propri studenti relativamente ad Amazon, alla lungimiranza insita in questo progetto e agli effetti che ne sono scaturiti su scala mondiale. Nell’ambito della letteratura l’innovazione ha altrettanto peso, ed è ciò che permette ad un’opera di surclassare le logiche del tempo e farsi eterna.

Che Amazon, forzando i diritti d’autore, stia contribuendo alla scomparsa di questa realtà è innegabile. Che si debba porre un freno ad un avanzamento senza limiti è altrettanto vero.

Che l’innovazione non possa essere fermata, tuttavia, è più che evidente e, in fondo, auspicabile.

Erri De LucaE mentre Erri De Luca, di fronte ad una platea di sostenitori, rivendica il proprio diritto di parola a scapito delle accuse di cui è imputato per aver incitato i propri lettori al sabotaggio dell’opera TAV, Edward Snowden e Laura Poitras, in collaborazione con Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili (CILD) e American Civil Liberties Union (ACLU), parlano delle vicende che li hanno portati alla notorietà. Ex tecnico della CIA ed ex consulente della NSA, Snowden è conosciuto per aver rivelato pubblicamente, nel 2013, dettagli relativi a diversi programmi di sorveglianza di massa impunemente utilizzati dal governo statunitense e da quello britannico.

Si tratta di un’operazione di svelamento, spiega, finalizzata ad informare le persone su ciò che segretamente viene fatto contro di loro, al di là e senza alcun rispetto della loro privacy.

Una sorveglianza di questo tipo, prosegue, non è finalizzata alla sicurezza dei singoli, quanto piuttosto ad un controllo indisturbato ed ingiustificabile. Non si indagano i sospetti (terroristi, perlopiù), ma si procede anzi a sorvegliare chiunque, dal politico allo studente universitario, mossi dalla possibilità di individuare, all’interno di questo numero infinito di persone, eventuali sospetti.

Ciascuno di noi, senza saperlo, è sotto sorveglianza: i propri dati bancari, i propri messaggi privati, le proprie immagini. Non c’è nulla che non rientri in seno a questi programmi di monitoraggio.

Ne va della propria libertà: ciascuno di noi ha qualcosa da nascondere, pur non essendo un criminale; in una situazione di questo genere, invece, ognuno è trattato come tale. Il punto non è l’utilizzo di questi dati da parte dei governi: in fin dei conti, a nessuno importerebbe mai nulla delle mail scambiate con i propri amici.

No, il punto è che se non si procede tempestivamente contro un abuso di questo tipo, allora in un futuro distopico ma non così lontano non si avrà possibilità alcuna di intervenire contro l’installazione di telecamere nella propria abitazione, l’utilizzo di droni per monitorare 24 ore su 24 i nostri spostamenti e quelli dei nostri vicini, e così via.

Ecco allora che avvalendosi dell’aiuto del giornalista Glenn Greenwald (ora ex giornalista del The Guardian) e della documentarista Laura Poitras questi segreti di stato sono stati resi pubblici e, al di là delle accuse di cui ora è imputato, hanno fatto di Snowden un paladino della libertà.

Non è auspicabile, purtroppo, che il cambiamento avvenga fra i banchi della politica; piuttosto, conclude Snowden, devono essere i cittadini stessi, dal basso, a procedere contro la violazione di uno dei diritti umani fondamentali, il diritto alla privacy.

Fa seguito Citizenfour, documentario su Snowden realizzato da Laura Poitras premio Oscar 2015.
Segue la satira politica promossa da Gazebo, programma televisivo targato Rai 3 fra i più seguiti del palinsesto italiano, condotto da Diego Bianchi ed arricchito dalla partecipazione di Marco Damilano (L’Espresso), Makkox, Antonio Sofi nonché di operatori Rai e musicisti membri della trasmissione.

 

GazeboSatira, questa, che ci introduce all’importanza della dimensione sociale emblematicamente incarnata da due personaggi di spicco del panorama culturale italiano, ZeroCalcare e Chef Rubio.

Una coppia apparentemente improbabile, fra l’ambito fumettistico e quello culinario: ad accomunarli, all’IJF, non sono le loro carriere (separatamente condotte e diversamente indirizzate), quanto piuttosto la loro attenzione al sociale.

ZeroCalcare, fumettista, si forma all’interno dei centri sociali e trae da qui la linfa vitale della propria creatività. Una realtà, questa, cui non smette mai di fare riferimento e che continua a porlo dinanzi a nuove sfide fra cui, di recente, la staffetta romana per Kobane, un aiuto concreto al popolo curdo offerto dall’insieme dei centri sociali di Roma con sosta in loco finalizzata alla distribuzione dei mezzi di sostentamento e di prima necessità.

Chef Rubio, cuoco, ha anche lui un background “socialmente delineato”: pronto a salvaguardare le ricette culinarie locali nonché le tradizioni gastronomiche popolari, un altro dei progetti che lo vede impegnato nel sociale è l’attenzione alla comunità sordomuta, interesse che lo ha spinto ad imparare la lingua dei segni e a riproporla nelle proprie ricette televisive con l’auspicio di una programmazione interamente dedicata a questa fetta di popolazione molto spesso dimenticata.

ZeroCalcare Chef RubioTrattasi di social fighters, come recita il titolo dell’evento:ZeroCalcare e Chef Rubio, insieme, sono impegnati con l’associazione ACAD in una campagna contro gli abusi in divisa, tema scottante e di attualità viva in Italia. Hanno infatti prestato il proprio volto, insieme a quello di molti altri, al nuovo video realizzato dal gruppo musicale romano Il Muro del Canto, intitolato “Figli come noi” e dedicato alle vite spezzate dai soprusi perpetrati dalle forze dell’ordine affinché questi non rimangano più senza eco alcuna.

Conclude il festival una serie di incontri fra musica e teatro, in mezzo ai quali fa capolino una triste analisi della politica italiana enucleata nel dettaglio da Enrico Mentana (LA7), da un lato, e Marco Travaglio (Il Fatto Quotidiano), dall’altro: portiamo sulle nostre spalle il peso di vent’anni di asservimento al potere che hanno condotto l’Italia alla rovina, riducendola a scadente e povera Republica dei selfie, così come viene emblematicamente definita nell’ultimo libro del giornalista Damilano.

Un’edizione ricca di eventi, di ospiti e di voglia di fare. Ancora una volta sorprende l’incapacità di gestire un pubblico numeroso, spesso stipato in sale inadatte ad accogliere grandi folle. È forse questo il prezzo da pagare per un festival completamente gratuito? Via libera alle idee.

La volontà di rivalorizzare il centro storico di Perugia impone l’utilizzo di spazi mai adeguatamente grandi che tuttavia, con una cifra simbolica richiesta ad ogni partecipante delle edizioni future, potrebbero essere gestiti al meglio ed eventualmente sostituiti con altre strutture del centro ormai chiuse da tempo per via di una politica di decentralizzazione ancora oggi in atto e di cui Perugia continua a pagare lo scotto.

Non si rinunci all’ottimismo, tuttavia: ché si tratta di una delle più belle, vive e multiculturali manifestazioni mai ideate.