Si è risvegliata dopo 7 mesi stamani la sonda Philae sulla cometa 67P / Churyumov-Gerasimenko. Con grande sorpresa degli scienziati, un bip, ha dato il segnale nei laboratori a terra del suo risveglio.
Ha inizia a mandare dati su dati, un modo per dire a tutti : …Ehy Buon giorno terrestri… io sono ancora qui’….”.”Philae sta facendo molto bene. Ha una temperatura di funzionamento di -35 e dispone di 24 Watt a disposizione” spiega il Dlr Philae Project Manager, Stephan Ulamec. In pratica Philae, stava sonnechiando lontano dalla fonte solare e quindi non aveva energia energia per trasferire i dati sulla terra, ma i sensori (le cui parti sono state anche progettate e realizzate in Italia) hanno comunque raccolto i dati.
Poi è bastato il passaggio della cometa dalla parte del sole che un raggio solare ha colpito uno dei pannelli ed ecco che Philae si e’ risvegliata dal suo dormi veglia.
8000 dati da analizzare della cometa cometa 67P / Churyumov-Gerasimenko, ora tutto sembra essere ripartito e bene, noi avevamo intervistato il CAPO VOLO ESA Andrea Accomazzo dell’ESA [ ascolta l’intervista] Ed cancora ascolta il suono della cometa ascolta la puntata radio di LondonONEradio [ ascolta qui il suono della cometa]
Non c’è dubbio è affascinante pensare che una sonda fatta dall’uomo sia su una cometa, che sta viaggiando ai confini dell’universo, è straordianaro poter apprendere dei dati di una cometa nata nella notte dei tempi e da allora il suo viaggio continua senza sosta. Philae spera di trovare le informazioni necessarie per capire l’origine della vita o elemeniti costituenti di essa.
Una cosa curiosa da dove vine il nome Philae?
Il nome della sonda deriva dalla stele di Rosetta (famosa perche grazie alla quale si e’ potuto scoprire e interpreatre il geroclifico) perché si spera che la missione sveli dei segreti riguardanti il sistema solare e la formazione dei pianeti.
Il nome del lander deriva dall’isola di Philae, in cui fu ritrovato un obelisco che ha aiutato la decifrazione della stele di Rosetta.uno dei due obelischi trovati a File in Egitto nel 1815 e successivamente acquistati da William John Bankes. Egli notò due iscrizioni su di esso, una in geroglifico egiziano, l’altra in greco antico.
Confrontando i due testi, Bankes credette di di aver riconosciuto i nomi di “Tolomeo” e “Cleopatra” nei caratteri geroglifici. La sua scoperta è stata poi confermata da Thomas Young e Jean-François Champollion, e fu molto utile per quest’ultimo nel suo lavoro di decifrazione dei geroglifici egiziani ed in particolare sullo studio della Stele di Rosetta.
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