Giovedì 9 Luglio, l’Esa (Agenzia Spaziale Europea), i leader del governo europeo ed alcuni rappresentanti del settore spaziale si sono incontrati per inaugurare i nuovi impianti Esa ed il Rutherford Appleton Laboratories allo Space Gateway, nel Campus Harwell, Oxfordshire.
Nel corso dell’evento è stato siglato, fra le altre cose, un contratto internazionale con i produttori del Regno Unito, a riprova della significativa espansione dell’agenzia spaziale che, attraverso la collaborazione con aziende e istituzioni, va assicurando una crescita economica sostanziale al settore, incrementandone pure l’occupazione.
Nella stessa occasione, non ultimo, l’Esa ha firmato una partnership importante con Eutelsat, il maggiore operatore satellitare nel progetto Quantum.
Noi Abbiamo incontrato due illustri esponeti dell’Agenzia Spaziale Italaina e il professor Franco Ongaro, direttore del TEC, centro di ricerca spaziale e tecnologico dell’ESApresenti alla gioranta innaugurale ad Harwell (leggi articolo giornata qui)
Presidente ASI prof Roberto Bertolaso ( Agenzia Spaziale Italiana)
Presidente abbiamo appena sentito il ministro dell’Universita’ ricerca e sviluppo inglese Mr jo jononson che ha detto di impegnarsi nel sostenere le imprese spaziali in UK, anche in vista del primo astronauta inglese che andra’ sulla ISS. L’ASI si sente sostenuta dal governo italiano? [ in foto il presidente dell’ASI Robetto Battistonfotot italoeuropeo]
L’Italia si sente sostenuta. Nell’ultima ministeriale abbiamo potuto sostenere un forte programma di sviluppo nel settore dei lanciatori, della stazione spaziale e dell’esplorazione, con il progetto Exomars 16 e 18, grazie al fatto che nella legge di stabilità del 2014 per il 2015, l’ASI ha
avuto un aumento del venticinque per cento del bilancio. Il fine è quello di ricostruire una base di investimento, necessaria per affrontare i grandi progetti spaziali. L’Italia ha una tradizione impressionante, ed oggi ha una grande capacità indistriale, nonché una competente comunità scientifica. E’ inoltre, il terzo contrbutore dell’ESA e, in tutte le decisioni importanti nel settore spaziale, copre un ruolo notevole e riconosciuto. Non menosignificativi, i rapporti diretti con la NASA, con la Cina, con la Russia e con altri Paesi, anche al di fuori dell’ESA.
Naturalmente, per fare spazio occorono le risorse, ma occorrono anche gli uomini, le donne, le idee e, certamente, rimanere all’interno di
questa rete di rapporti internazionali, nonché essere capaci di aprire strade innovative. E l’Italia è presente sui nuovi i mercati, spesso in anticipo, e ben dentro questa rete di rapporti.
Perché è importante andare nello spazio?
E’ molto semplice: per cambiare il punto di vista. Per risolvere in modo nuovo problemi vecchi: per esempio, oggi dallo spazio è possibile
monitorare i problemi dell’ambiente e i mutamenti climatici, in un modo mai visto prima con gli strumenti a terra. Guardando lo spazio, l’uomo ha imparato a riposizionarsi in posti nuovi dell’universo: un tempo credevamo di essere al centro di ogni cosa! Tutte queste informazioni non si sarebbero potute raccogliere se avessimo guardato solo i nostri piedi.
L’ESA è andata sulla cometa. Anche qui l’Italia risulta protagonista: molti moduli sono italiani, ancora italia protagonista.
Si vero e’ vero. Una parte del modulo Rosetta è realizzata a Torino sto parlando della parte della carrozza, e vicino Milano il driller, uno stumento che dovrebbe perforare la cometa. Sulla cometa ci andiamo per provare a capire se la sua acqua è la stessa dei nostri mari. La vita potrebbe essere arrivata anche da un percorso cometario: si tratta di questioni irrisolte, e un viaggio incredibile come questo, lungo dodici anni, è anche un modo per cercare di capire da dove veniamo.
Pensa che saranno possibili dei tour spaziali per noi, non astronauti? Potremo mai raggiungere Marte?
La risposta alla seconda domanda è negativa, considerati i mezzi a disposizione oggi. Per quanto riguarda la prima, sappiamo che è possibile
uscire dall’atmosfera e rientrarci. Si tratta di capire se si può fare con la scurezza, e i costi tali da poter incontrare un mercato di turisti spaziali.
C’è una cosa fondamentale: quando abbiamo a che fare col progresso, noi possiamo solo vagamente intuire cosa ci aspetta dietro
l’angolo. L’idea del turismo spaziale è interessante e affascinante: come e quando ci si arriverà, però, non è facile da prevedere. Certi salti tecnologici possono rendere possibile molto presto ciò che oggi sembra impossibile. [ in foto la nuova base ESA ad Harwell]
Cirano voci sul probabile ritorno dell’astronauta Paolo Nespoli sulla stazione spaziale internazionale, è possibile ?
Paolo Nespoli è uno dei quattro astronauti operativi che abbiamo nel corpo dell’ESA, quindi tecicamente sì. Se aspettate il 30 luglio, potrete
avere una risposta.
[ in foto la nuova base ESA ad Harwell vista dall’alto concessione ESA ]
Senza la tecnologia non si potrebbe andare nello spazio. Ed ecco il nostro sencondo importante incontro della giornata con il professor Franco Ongaro, direttore del TEC, centro di ricerca spaziale e tecnologico dell’ESA, al quale ha sottolineato ancora una volta un’Italia protagonista e soprattuto anche l’importanza delle donne nello spazio.
Quanto è importante la tecnologia e soprattutto questa giornata ad Oxford?
La tecnologia è la base di tutto quello che facciamo nello spazio. Ci sono tecnologie specifiche per lo spazio che dobbiamo sviluppare noi,giacché nessun altro le sviluppa. E sono quelle che abilitano le missioni. Non ci può essere spazio se non c’è la tecnologia adatta. E, chiaramente, ci sono tecnologie che evolvono attraverso investimenti massicci al di fuori dello spazio. [in foto il prof Franco Ongaro]
E’ fondamentale fare dello spin in, ovvero prendere tecnologie che sono state sviluppate altrove e spazializzarle, ridisegnarle in relazione al nuovo ambiente. Negli ultimi vent’anni l’Inghilterra si era un po’ ritirata dallo spazio
e il fatto di investire nella creazione di uno dei centri dell’Esa proprio qui, mette questa nazione alla pari della Francia, dell’Italia, della Germania, dell’Olanda, e costituisce un grandissimo passo in avanti. In pochi forse sanno che il cinquanta per cento degli oggetti nella
stazione spaziali sono prodotti in Italia. L’Italia resterà all’avanguardia, come la Cina, il Giappone, la Russia?
Io penso che l’Italia abbia una grandissima tradizione, innanzitutto accademica: io stesso assumo ingegneri da tutta Europa e realizzo la qualità
di quelli che arrivano dall’Italia. Si è registrata una volontà governativa di supportare lo spazio: all’ultima conferenza ministeriale, l’ASI ha convinto il governo italiano a sostenere un impegno che, viste le condizioni economiche globali, risulta di tutto rispetto. Le competenze, insomma, nonmancano. In febbraio, per esempio, abbiamo lanciato Vega con gli XV, primo veicolo di rientro guidato: Vega è stato costruito in Europa, ma è un progetto a maggioranza italiana. Ed è, forse, l’unico lanciatore al mondo, dei tempi moderni, che abbia fatto cinque successi di fila con i primi cinque lanci. E’, inoltre, il primo lanciatore che usi degli attuatori elettrici – e non idraulici – per spostare l’ugello; ha un’elettronica molto avanzata e compie missioni con manovre, in orbita, assolutamente all’avanguardia. L’unico timore è che, nel tempo, possa calare l’interesse governativo, come è accaduto in Inghilterra negli ultimi vent’anni. Qui, però, si sono resi conto del loro errore. E il fatto che la ricostruzione della capacità industriale e manifatturiera di uno stato parta dallo spazio, è un segnale di rilievo.
Cosa direbbe ai giovani che intendono lavorare nello spazio, per l’ESA o per l’ASI?
Prima di tutto, anche se non si diventa astronauti, è bello seguire un sogno. Io penso che per i giovani sia importante, innanzitutto, seguire una
passione. La passione e la curiosità sono essenziali. Io penso che chiunque si impegni per raggiungere il proprio obiettivo, in un modo o nell’altro ci arriva. Nel mio centro, tra i prossimi cinque, otto anni andrà in pensione il
trenta per cento delle persone, e nell’industria sarà la stessa cosa. E’ proprio il momento che i giovani che hanno interesse, si dedichino a ciò che vogliono fare. Le possibilità ci sono. Invito soprattutto le ragazze, perché sono la metà più intelligente dell’umanità. [in foto il prof Franco Ongaro e il direttore dell’agenzia spaziale Uk David Parker]
Durante la giornata via skipe l’intervento anche di Timothy Peake ( in foto), in addestramento in Russia, sara’ il primo astronauta inglese ad andare per 6 mesi in orbita sulla stazione internazionale. Una giornata da ricordare negli annali dell’ESA e ASI, ma soprattuto come punto di partenza
per le nuove conquiste spaziali del futuro.
esa