La première londinese sul maestro Mimmo Pintacuda

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Londra- La première londinese sul maestro Mimmo Pintacuda Nell’ambito della rassegna Cinema Italia UK, lo scorso 12 luglio, è stata presentata l’opera di Paolo Pintacuda, Mimmo Pinacuda – My photography, un delicato ritratto dell’artista, attraverso i suoi scatti, realizzato da suo figlio.
Mimmo Pintacuda scopre la fotografia per caso, un giorno del 1955, quando il fratello gli chiede di scattare, al suo posto, una foto ad un carrettto. Dieci anni dopo, acquista una Rolleicord e comincia a realizzare alcuni scatti nei quali ritrae la sua famiglia.

Si tratta di fotografie già notevolissime, che rivelano già sulle prime, e senza gli zoppicamenti del neofita, l’attitudine raffinata dell’artista e la sua tenerissima sensibilità. E’ proprio con una delle sue prime foto che Mimmo vince, inaspettatamente, il secondo premio nel concorso La più bella fotografia delle vostre vacanze, a Bagheria.

“Nel documentario c’è tantissimo materiale che non ho montato. Mio padre ha realizzato circa tredicimila scatti nella sua carriera.” (Paolo Pintacuda)

I lavori dell’artista sono tutti umanamente tesi a raccontare il dramma inscritto all’esistenza; un’urgenza, la sua, che si invera in lavori di sconcertante semplicità, eppure capaci di generare profonda, inconffesabile emozione.
Nel 1988, il regista Giuseppe Tornatore portava proprio Mimmo, per lui figura di riferimento e alta statura, nel lungometraggio Nuovo Cinema Paradiso: il proiezionista Alfredo, incarnato da Philippe Noiret, altri non era che, appunto, il candido artista di Bagheria, proiezionista anche lui. E Paolo Pintacuda, a questo riguardo, ha ricordato come alcuni eventi raccontati nel film siano stati pedissequamente ripresi proprio da alcuni dei giorni che Mimmo e “Peppuccio” trascorrevano assieme.

“Ciò che mi colpiva della fotografia di Mimmo era la capacità di essere un esercizio costante di osservazione della realtà estraneo alla manipolazione della realtà. Quello che mostravano le sue foto era tutto vero, e la sua fu, per me, una scuola importantissima, che ha influenzato la mia capacità di vedere le cose da regista cinematografico”. (Giuseppe Tornatore)

registapaoloFu proprio Tornatore, legatissimo all’artista, a richiedere che le opere di Mimmo venissero custodite, e così esse sono, oggi, conservate al Museo Alinari di Firenze.
Gli occhi di Mimmo hanno colto dei guizzi, dei bagliori, delle epifanie, non solo una parte essenziale della storia dell’isola più bella d’Italia. I suoi scatti sono una gemma preziosa da difendere e promuovere, e di cui non dimentarsi mai. 

Paolo, come e quando nasce l’idea di realizzare questo documentario?
L’idea nasce alcuni anni fa. Io avevo girato nel 2005 in occasione di “Mimmo Pintacuda: 50 anni di fotografia”, l’ultima mostra antologica di mio padre al museo Guttuso, a Bagheria. L’idea di fare un documentario su di lui, però, mi era venuta prima, avendo in casa un grande artista quale era mio padre. Mi sono detto che prima o poi avrei realizzato qualcosa.[ in foto il regista  Paolo Pintacuda]

Quale diffusione ha avuto il suo documentario in Italia? E all’estero?
Onestamente non ha avuto una grande diffusione. Purtroppo non ho un distributore. Le uniche due produzioni precedenti a questa sono state: una, nel 2009, in una serata organizzata in onore di mio padre, quando era ancora in vita, circa dieci giorni prima che uscisse Baarìa di Giuseppe Tornatore, e la seconda, successivamente alla sua scomparsa, nel 2014, alla presenza del regista. Questa è, invece, la prima volta che il documentario viene proiettato all’estero.

 

CinemaItaliaUK è un appuntamento rilevante per il cinema italiano in terra britannica, e questa proiezione è uno dei suoi validissimi appuntamenti. Clara Caleo Green, direttrice artistica della rassegna, ci fornisce qualche informazione in merito ala stessa. [in foto la direttrice artistica Clara Caleo Green]

Qual è la data che segna l’inizio della rassegna Cinema Italia UK?
In origine, la rassegna si chiamava Italia Film Festival Uk e nasceva in Scozia, dove era stata ideata da due giornalisti. Il mio merito, se ce n’è, è quello di aver trovato i fondi e di averla portata a Londra, dove è diventata, nel 2014, Cinema Italia UK.

In base a quali criteri scegliete le opere filmiche da proiettare nella rassegna?
In genere decido io, senza impormi mai. Leggo molto di cinema, leggo quello che danno, seguo i festival ed ho i miei contatti in Italia. Tante volte, invece, accade che siano i registi a proporsi.

Che tipo di pubblico avete?
E’ vario. In genere, oltre agli italiani, sono italofili, persone che studiano italiano, ma non necessariamente inglesi. E la risposta è molto positiva, sempre.