Intervista a Carmen Consoli

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Il prossimo 21 agosto il Meltdown Festival  al Southbank Centre di Londra, accoglierà sul suo palco, tra i molti artisti da tutto il mondo, l’ unica cantante italiana: Carmen Consoli. Carmen, tornata energicamente nel mondo musicale, dopo cinque anni di assenza, con un album dal titolo L’abitudine di tornare.

Il festival, ideato da David Byrne (pluripremiato sperimentatore di suoni, prima con i Talking Heads e poi da solista), ha scelto la cantautrice siciliana per il prestigioso festival, di cui è direttore artistico. 

In esclusiva per noi la Cantante ci ha raccontato il suo percorso di vita tra  musuca, Buddismo e un figlio.

 

Com’è cambiato il rapporto con la tua musica dopo la nascita di tuo figlio?
Io vedo tutto attraverso la lente magnifica di mio figlio. Giorno dopo giorno, c’è una magia che si ripete. Guardo alla vita con meraviglia.

 

Unica artista italiana al Meltdown Festival. Quale band ti accompagna? Quali brani suonerai?

Mi accompagnerà una formazione abbastanza particolare. In rappresentanza dell’indipendenza della donna italiana, suoneranno con me tre donne. al basso, alla batteria e chitarra. Rispetto ai brani, ci lasciamo sempre la possibilità di cambiare le cose. Dobbiamo metterci ancora d’accordo fondamentalmente. Comunque la scaletta sarà abbastanza varia, e ovviamente abbiamo prediletto le canzoni più crude, più rock.

 

Nal 1974 David Byrne fondava i Talking Heads. E il 1974 è la tua data di nascita. Un cerchio che si chiude?
Speriamo che si apra questo cerchio. David Byrne non lo conosco personalmente, ma chiaramente sono una sua fan. Non vedo l’ora di buttarmi ai suoi piedi se mai dovessi avere l‘occasione di vederlo. Immaginate il mio stato d’animo!

 

 

 

Nel tuo album c’è una canzone legata alla questione dell’immigrazione. Si tratta de -La notte più lunga-. Come vivi da catanese questo dramma? Quanto incidono le tue radici?

In realtà, l’ho vissuta come i miei concittadini e spero come tutti gli italiani. L’arrivo di queste famiglie, di questi nostri cugini dall’Africa è stato sorprendente. Non è una parentesi felice della storia dell’umanità, poi soprattutto perché questa gente scappa dalla guerra in cerca di lavoro. Poi soprattutto, all’Italia di questa gente non importa nulla. Noi ci diciamo questo giù in Sicilia: anni fa dicevamo che avremmo liberato questi popoli da dittatori senza scrupoli, e adesso questa gente che non ci ha creduto a quello che gli abbiamo detto, che siamo bravi e buoni, ci sta chiedendo aiuto.

Carmen, nel 1994 scrivevi Confusa e Felice? Oggi come ti piace raccontarti, sei più confusa o più felice?
Questo è un mio stato di vita. La confusione non è soltanto legata alla tristezza. La felicità può essere talmente grande che ti sorprende e ti confonde.

Il New York Times scrive di te che hai una notevole combinazione tra rock e intellettualità, canti con passione e forza, con una voce che racconta dolore.
Io ringrazio il giornalista che ha scritto questo articolo, che ci ha sorpresi tutti. Quello è stato uno dei momenti in cui mi sono sentita confusa.

 

Carmen, negli anni della tua assenza, come hai guardato dall’esterno il mondo nel quale sei stata impegnata così a lungo? Ti è mancato?
L’ho guardato con curiosità, apprezzandone le cose belle e non apprezzandone le cose brutte. Questo mondo non mi è mancato, mi è mancato soltanto il rapporto col pubblico ed i concerti: ecco, la parte umana mi  è mancata. Poi tutta la parte di vendita, marketing, assolutamente no. Io, fondamentalmente, amo dire che nella mia vita non faccio solo la cantante. E’ un lavoro che faccio – insieme all’altro che ho – e mi piace farlo, ma lo faccio se ho qualcosa da dire.

 

Nel videoclip de L’abitudine di tornare, ti muovi in una scenografia che richiama quella de Il mago di Oz. Il sentiero giallo di Dorothy la conduceva dal mago. Dove vuoi che ti conduca il tuo, nel futuro prossimo o remoto?
Dirò una cosa super banale, però ci credo: io penso che il nostro scopo ultimo sia proprio la felicità. Si vive, si celebra la vita per essere felici, per cui tutti i sentieri che percorriamo devono portarci a questo. Altrimenti è tutto vano. Il mio mago di Oz è uno stato di felicità costante che mi faccia godere di quello che ho e non desiderare quello che non ho.

  

E questa consapevolezza è venuta fuori quando sei diventata un’artista più matura, una donna più adulta? Oppure ha sempre caratterizzato il tuo modo di vedere le cose?
In realtà da qualche anno ormai, credo da un decennio, pratico il buddismo. Mi ha aiutato molto, mi aiuta molto.

 

La signora del quinto piano. Un brano sullo stalking. Il tuo parere a riguardo.
Ciò che è fondamentale è lottare contro la subcultura secondo la quale il più forte può sfrattare il più debole. Oggi l’Italia è tristemente famosa per questa cosa qui. Si tratta di cultura. C’è un’enorme involuzione umana. C’è poco tempo per cucire i rapporti, poco tempo per potersi sedimentare nelle persone. C’è bisogno di tempo per cucire i rapporti e consapevolezze.

[leggi qui la versione in inglese]

 

ASCOLTA LA TRASMISSIONE a LondonONEradio con l’intevista a Carmen Consoli

 

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Friday, 21 August 2015 7:30pm at Royal Festival Hall

 

vedeo – L’abitudine di Tornare –