Le parole del ministro Gentiloni sono chiare rispetto a quei paesi che si rifiutano di collaborare nell’emergenza dei migranti: nell’Unione Europea non si può solo prendere. Nel corso della sua missione a Londra, il ministro ha spiegato come nell’incontro con Philip Hammond sia stato confermato il comune impegno nel cercare l’approdo positivo del negoziato in Libia, vista la comune disponibilità dei due paesi a collaborare, producendo un governo di unità nazionale.
[in foto L’Ambasciatore italiano Pasquale Terracciano a Londra e il ministro Paolo Gentiloni]
L’Italia e il Regno Unito si trovano, difatti, sulla stessa lunghezza d’onda per quanto riguarda l’appoggio al negoziato e condividono pure un atteggiamento di prudenza, nella volontà di trovare una soluzione politica alla crisi. A prescindere dalle singole scelte dei singoli paesi, continua Gentiloni, c’è la comune consapevolezza che solo una transizione politica può portare una soluzione alle tragedie dei flussi migratori, sui quali Italia e Regno Unito hanno, comunque, posizioni diverse. Ragionando sulla necessità nei prossimi mesi, in vista del Consiglio Europeo di dicembre e del prossimo referendum inglese, le posizioni di Londra e dell’Unione Europea non mettono, e non devono in alcun modo farlo, in discussione i pilastri fondamentali dell’Unione Europea, di cui uno resta, per l’appunto, quello della libera circolazione.
L’Italia di Gentiloni è estremamente convinta della necessità di una maggiore integrazione dell’Europa, mentre al centro del dibattito del Regno Unito c’è l’esigenza di non essere coinvolti nella dinamica di un’Unione sempre più integrata. Il ministro, partendo dal presupposto che l’obbiettivo dev’essere quello di mantenere il Regno Unito dentro l’Unione Europea, afferma inoltre che l’Italia può contribuire, insieme agli altri paesi, ad una rivoluzione positiva di questa discussione.
Isis, arresti, Ungheria: il ministro non nasconde una certa preoccupazione, perché i tempi dell’evoluzione di questa vicenda tendono a non coincidere con i tempi di decisione europea e questo rischia di diventare un serio problema. Ciò che si augura è quindi che ci sia un impulso ad accelerare, con la possibilità di una riunione anticipata fra i ministri degli esteri europei nel mese di settembre. “Dobbiamo prendere delle decisioni, altrimenti la tendenza è quella di dover fare passi indietro.” esprime Gentiloni, ribadendo l’urgenza di quelle decisioni che, comunque, rimangono momentaneamente congelate.
“Nelle prossime settimane, da parte dell’UE, il discorso nei confronti dei paesi che continuano a rifiutarsi di partecipare ad uno sforzo comune, deve essere molto deciso. Non si può pensare di avere un rapporto con l’Europa di cui si prende solo quello che serve, rifiutando di collaborare ai problemi comuni.”
Che genere di misure si possono quindi immaginare verso quei paesi che oppongono certe resistenze? Questo è un problema che può essere affrontato nella riunione anticipata dei ministri degli esteri.
Il ministro Gentiloni si è espresso pure per quanto riguarda l’accordo con la Libia, dichiarando che tale negoziato ha appena raggiunto la sua fase finale. Riguardo il caso della Russia, invece, si dovranno aspettare i prossimi giorni per valutare se la presenza russa in Siria è una presenza il cui obbiettivo è semplicemente consolidare assetti militari storici, oppure se si tratta di un’operazione tesa a modificare i rapporti di forza del conflitto a favore di Bashar Al-Hassad.
Il ministro tende più ad identificarsi con la prima interpretazione, che non per un intervento militare di grandi dimensioni, resta però la necessità di chiarire che l’unica via d’uscita possibile non può che essere politica e pensare di cambiare i rapporti di forza con interventi esterni è solo un’illusione.
Alla domanda se l’Italia intenda fare qualche passo formale perché venga messo in discussione l’atteggiamento di chi rifiuta di collaborare sulla questione dei flussi migratori, il ministro risponde infine che, dato il prossimo vertice fra i capi di governo ad ottobre, sarà forse lì che se ne potrà discutere. Prima di parlare di misure, bisogna comunque chiarirsi con i partner, e chiarire soprattutto il concetto che non si può solo prendere ciò che fa più comodo dall’Unione Europea.