Londra: non solo camerieri. La testimonianza della danzatrice Stella Papi

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 Nel contesto socio economico contemporaneo di un’Europa che alle nuove generazioni non riesce a garantire un futuro nei paesi d’origine in cui sono stati istruiti e formati, é inevitabile la convergenza dei flussi migratori nelle grandi metropoli, prima fra tutte ancora Londra.

Ma anch’esse ormai sature, spesso non offrono altro che lavori sottopagati che non richiedono specifiche competenze; vediamo così chimici alle casse di Starbucks, ingegneri impiegati alla Geox e studiosi d’arte servire ai tavoli di ristoranti. Eppure c’è chi é riuscito a superare, o talvolta convivere, con le difficoltà per arrivare a concretizzare quei sogni che sempre piú spesso rimangono utopie.

Ci siamo interessati dell’affascinante, e allo stesso tempo controverso, mondo della danza. Abbiamo intervistato Stella Papi, di Prato, partita per Londra nel settembre 2009. Stella comincia danza a sette anni con l’insegnante Luana Pannella.

 

Continua con un corso professionale per danzatori presso Immagine Danza, sempre a Prato. Decide poi di partire per studiare danza contemporanea nel Trinity Laban di Londra. Al momento sta lavorando con Janine Harrington, una coreografa indipendente, “ma non in modo continuativo” ci dice Stella ” dipende se ci sono dei progetti o delle performance in vista, ad esempio abbiamo prove e spettacoli ad inizio settembre ma poi non si sa..”.

 

Parallelamente agli altri progetti, in collaborazione con una sua amica, Elena Vassena, é nata l’idea del duo coreografico SALSAROSA (https://siamosalsarosa.wordpress.com/), dove le due danzatrici si sperimentano. Si sono esibite in Italia, Norvegia e Amsterdam grazie alle conoscenze fatte a Londra e prossimamente si esibiranno nel Deptford X Fringe Festival 2015. Continua così: “Direi che una delle opportunità che Londra mi ha dato é stata questa: studiare e lavorare in un contesto internazionale che mi ha aperto diverse porte, mi ha cresciuta in un ambiente stimolante e ha fatto cambiare molto la mia prospettiva in termini artistici”. Stella infatti, studiando alla Trinity Laban, ha ottenuto un titolo di studio riconosciuto a livello universitario oltre che avuto l’opportunità di lavorare con diversi artisti internazionali.

“Londra mi ha dato sicuramente un’opportunità in più. In Italia probabilmente sarebbe stato più difficoltoso dal punto di vista economico. Qui grazie a progetti di danza e lavori flessibili di altro tipo (collaboro con una compagnia di ristorazione-teatro, Gingerline), riesco a sostenermi, in Italia avrei dovuto faticare un po’ di più e fare più rinunce”, racconta. Le chiediamo se secondo lei c’è ancora qualche speranza per chi vuole lavorare nel mondo della danza in Italia.

Risponde: “Mi piacerebbe chiamare le speranze possibilità e pensare che queste risiedano nei danzatori stessi e negli appassionati di danza. Una bella specie! Insieme questi possono creare il miglior supporto per il settore stesso che necessita di sostegno, promozione ed un più giusto riconoscimento. In Italia, come all’estero, non é quindi facile lavorare nell’ambiente della danza contemporanea”. Quello che però ci stupisce é l’occhio interessato e incuriosito di Stella verso la danza contemporanea e il live performance in Italia. Ecco infatti come risponde quando le chiediamo come vede l’Italia da Londra e se oggi tornerebbe. “Vedo un panorama di qualità e ricco di talento, magari meno noto al grande pubblico, di cui mi piacerebbe far parte in modo più attivo. Sicuramente tornare a lavorare nel contesto da cui provengo é un’idea allettante che spero si possa concretizzare. Se tornerei quindi? Penso di si. Sicuramente con un progetto da realizzare o qualcosa da costruire. O almeno per un po’..”. In un momento storico in cui non si registra un flusso migratorio di ritorno dei giovani partiti per l’estero, questa testimonianza sembra essere una voce fuori dal coro.

“Conosco amiche che che sono tornate in Italia e continuano a lavorare nel settore della danza forse con ancora più successo di prima, vista l’esperienza fatta all’estero”, conclude Stella.

Un elemento, sorprendentemente, discordante in un contesto che continua a vedere l’Italia per lo più stagnante in molti settori, dimentica di investire e finanziare quei settori che potrebbero eccellere se più conosciuti e rispettati.

A noi non rimane che ringraziare Stella per la disponibilità e farle un grosso in bocca al lupo per il suo futuro nella danza a Londra, in Italia o altrove.