Si è appena conclusa nella eccentrica Camden Town la mostra dal titolo “Masters & Luminaries”, una serie di fotografie iconiche che, partendo dai divi dell’età d’oro di Hollywood, passando per le muse della factory di Warhol e finendo agli sregolati giorni di Amy Winehouse, hanno fatto scoprire e ri-scoprire quei volti noti che hanno segnato un intero secolo.
Pensate che evento sarebbe stato se le band e le icone rock più grandi della storia della musica e del cinema si fossero riunite sotto un solo tetto per celebrare le loro qualità artistiche. Immaginate ad uno stesso tavolo Kurt Cobain e Ian Curtis alle prese con le loro ansie e le loro angosce; Jim Morrison e John Lennon intenti a discutere sul destino degli U.S.A.
Sarebbe stato davvero uno spettacolo indimenticabile; ma ovviamente parliamo di pura ipotesi, di un bel sogno che, purtroppo, deve rimanere tale.
Nonostante l’impossibilità di ricreare una situazione di questo tipo, la mostra “Masters & Luminaries” c’è andata molto vicina mettendo in scena non solo le icone rock del ventesimo secolo, ma dando luce anche a chi ha eseguito quelli scatti.
Questa mostra unica nel suo genere, ha offerto l’opportunità di vedere le opere di fotografi leggendari come Brian Duffy, David McCabe e Brian Aris (solo per citare alcuni nomi) le une accanto alle altre; i primi “scatti punk” di Debby Harry o le iconiche immagini di un Bob Dylan, “rubate” da un grande John Byrne Cooke, mentre si intrattiene con amici e famiglia in momenti di puro relax.
“Masters & Luminaries” viaggia, dunque, su due universi paralleli consegnandoci non solo i grandi divi immortalati mentre esternano la loro arte, ma presentandoci anche uno spaccato della loro vita personale; il tutto intrecciato dalla visione estetica di quei grandi fotografi che hanno avuto il privilegio di rubare quel qualcosa in più.