Sono molti gli italiani che ricoprono posti illustri nel mondo. E pare che quelli di grande talento siano all’estero e non vogliono tornare in patria oppure non li vogliono far tornare perche’ sono i piu’ bravi. E fa molto strano sapere che ad esempio il direttore degli Uffizi di Firenze sia un tedesco – Eike Schmidt – E i nostri italiani sono nel mondo, e’ il caso del dottor Gabriele Finaldi nuovo direttore della National Gallery di Londra, e in una intervista esclusiva per LondonOneRadio e ItaloEuropeo, ci ha raccontato le sue passione e il suo viaggio nell’arte.
Q: Originariamente di dove sono i suoi parenti?
F: Mio padre è di un paese vesuviano, vicino Napoli. Io sono nato in Inghilterra, ma effettivamente siamo cresciuti con una famiglia italiana all’estero. Da piccoli amavamo la musica italiana e naturalmente durante i mondiali eravamo sempre a favore dell’Italia, ma ovviamente ci sentivamo pure molto inglesi.
Q: L’influenza del retaggio italiano nella scelta di carriera e arte in cui è specializzato?
F: Probabilmente, almeno in casa eravamo coscienti della cultura italiana, soprattutto nella musica, io poi ad un certo punto ho cominciato a studiare Storia dell’Arte e me ne sono innamorato. Ho voluto seguire quel cammino e per fortuna, mi è stato possibile.
Q: Che cosa ne pensa dello scambio di opere d’arte? Sono degli inviati di cultura o degli ostaggi in potenziali pericoli?
F: Io credo che la mostra internazionale abbi una certa età, di certo non è un fenomeno recente. Io credo che le opere d’arte funzionino come ambasciatori, funzionano anche come oggetti di studio, di amicizia, oggetti di collaborazione fra gli stati, quindi credo che ovviamente non bisogna abusarne, ma le mostre internazionali sono state una fonte straordinaria per la conoscenza, per la collaborazione e per l’intesa fra i diversi cittadini.
Q: Quindi lei pensa che l’arte unisce la cultura o può, in alcuni casi, creare divari maggiori, da quello che si è notato dagli ultimi fatti di cronaca?
F: Io direi che, nel caso andassi ad una mostra sul Messico al British Museum, certamente è una cosa positiva, perché stando a Londra e procedendo da una tradizione completamente diversa, posso arrivare ad una familiarità, una conoscenza, una simpatia, per le altre culture che credo sia certamente positivo.
Q: Secondo lei, i musei sono templi dell’arte o botteghe dell’arte? Cioè, come si coniugano cultura e commercio e come possono influire anche, per una politica comunitaria che protegga i capolavori dalla distruzione?
F: La metafora del tempio è certamente molto significativa, nel senso che si viene ad una galleria per vedere oggetti che hanno una certa importanza e che sono stati considerati piuttosto preziosi, per cui se ne è creato una specie di culto. Certamente sono degli oggetti di grandissimo valore, sia culturale che economico, sebbene nella National Galleri non possiamo vendere opere della nostra collezione, pertanto, hanno valore economico nullo. Allo stesso tempo, i musei si sono dovuti adattare anche a nuove circostanze, oggigiorno vengono sempre nuovi visitatori a vedere le nostre gallerie, e d’altra parte i finanziamenti pubblici sono meno di quello che erano in passato, quindi abbiamo dovuto cercare maniere innovative o inventive per cercare di mantenerci.
Q: Lei prima è già stato alla National Gallery, poi ha fatto il grande balzo al Prado. Quali sono le differenze salienti nella direzione di un museo anglosassone e di uno mediterraneo?
F: Strutturalmente i musei inglesi hanno la proprietà della nazione e sono finanziati in gran parte dal governo, in modo del tutto diverso da quelli dell’Europa continentale, dove esiste il Ministero, la Sovraintendenza e il Direttore. Quindi, la partecipazione pubblica è già molto diversa.
Q: Ultimamente si assiste ad uno scambio internazionale di direttori dei musei. Abbiamo lei qui, al British Museum arriverà poi un tedesco e così pure agli Uffizi. Che cosa ne pensa di questo fenomeno? Sono forse più bravi gli stranieri di quelli che abbiamo in casa?
F: Sicuramente la formazione tedesca è molto importante, ma in un certo senso direi che è un fatto positivo che i nostri musei siano così internazionali. Avendo nella National Gallery una collezione di quadri fiamminghi e internazionali, è naturale che vengano persone di diversa formazione, di diversa provenienza europea e internazionali. Vista la mobilità europea poi non ci si dovrebbe stupire più di tanto, io comunque sono stato molto fortunato.
Q: Che consigli darebbe al suo collega tedesco agli Uffizi?
F: Io lo inviterei ad avere molta fede nella collezione stessa e cercare modi per entusiasmare il pubblico sull’arte, una grande sfida, perché il pubblico non sempre è cosciente della storia dell’arte.
Q: Per l’appunto, l’arte del Barocco, del Rinascimento, può ancora suscitare interesse nel pubblico di oggi?
F: Io direi di si, altrimenti sarebbero oggetti di archeologia nell’interesse di un gruppo molto limitato. Quando una persona visita una galleria o un museo si trova davanti oggetti di profonda importanza storica, ma soprattutto persone che hanno vissuto le stesse cose che abbiamo vissuto noi e quindi ci possono essere dei dialoghi molto ricchi, molto interessanti.
Q: Un capolavoro a cui lei è particolarmente affezionato.
F: Io ero responsabile della collezione spagnola e italiana, recentemente ho avuto la possibilità di ammirare la restaurazione di una meravigliosa pala d’altare di Guercino, con San Gregorio e i santi gesuiti, un quadro che già stimavo di recente, ma che nel vederlo restaurato sono rimasto praticamente sbigottito.
( dalla nosta Margherita Calderoni italoeuropeo)
Articolo correlato
Italiani all’estero: direttori di musei
Londra – ( dalla nostra Cristina Salonna)- Se c’è una cosa che rende orgogliosi gli italiani, è il successo che ottengono all’estero. Beh, sì. Si sa. Dal punto di vista artistico la nazione “Italia” è da un po’ che non aiuta i giovani talenti e le menti sveglie. Per fortuna a questo ci pensa l’Europa, e non solo. Sembra assurdo che il Paese dell’arte per eccellenza non sostenga l’arte, sembra assurdo che un italiano che studia tra Italia e il resto d’europa non sia apprezzato dal paese che più tra tutti dovrebbe apprezzarlo. La lista dei direttori italiani all’estero è molto lunga ma tra i tanti ne citiamo solo alcuni: [ continua]
INTERVISTA A LondonONEradio la radio ufficiale degli italiani a Londra