“Unexpected – play the colour of movement”

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Verrà inaugurata il prossimo 13 Ottobre presso la Core@Nolias Art Gallery di Londra la mostra dal titolo “Unexpected – play the colour of movement” dell’artista italiano Max Ciogli. Sarà la sua prima individuale in U.K. e per l’occasione gli abbiamo posto qualche domanda nelle quali spiega in cosa consiste il suo lavoro.

1.La sua è un’arte fuori dalle righe. Come potrebbe definirla?

Più che definire la mia arte fuori dalle righe (o dalle linee visto lo stile delle mie opere) direi che il

mio lavoro può essere un  esempio di come un artista accetti in maniera assoluta il rischio di fare arte  rispetto ad un contesto storico complicato, dove i linguaggi vivono una profonda crisi in merito alle contaminazioni digitali e al valore che da esso ne può derivare. Il rischio consiste quindi nell’inglobare soluzioni informatiche (o diciamo banalmente tecnologiche) a favore di una radicale innovazione del termine di opera d’arte la quale può, ma soprattutto deve diventare di tutti attraverso la creazione di un linguaggio che sia universale: suono, colore e movimento per me sono gli elementi base con cui creare questo codice, dove l’immagine (quadro) diviene l’unico luogo dove poter attuare una comunicazione archetipa e primordiale riuscendo a metterci in connessione anche con persone sorde.

Niente concettualismi, nessuna costruzione di significati, solo una chiara intenzione di intenti che rende il quadro il residuo e l’inizio di un processo reso visibile e tangibile attraverso la tecnologia che ricolloca in maniera aurea i  termini di installazione e performance interattiva come unica soluzione possibile, al fine di dimostrare e trasformare questo processo, divenendo anche una metodologia didattica.

2.Musica e pittura nella sua arte sono un binomio indissolubile. Una delle sue caratteristiche è stimolare nello spettatore quanti più sensi possibili. Le sue opere “suonano” letteralmente e danno una sensazione di movimento. Si rivede in questo?

Ogni artista è la sua opera. Fin da quando ero bambino il disegno e la musica sono stati importanti per comunicare al mondo al di là delle parole. Nell’urgenza avvertivo in tutte e due la stessa energia, lo stesso coinvolgimento, la stessa tensione creativa. Fu poi attraverso il mio percorso di studi che trovai le informazioni e i mezzi per poter arrivare a esprimermi con opere multisensoriali le quali altro non sono che una verità, un pensiero che è nato strada facendo ma che avevo allo stesso tempo ben chiaro dentro di me. – Il suono e il colore sono della stessa origine – da  “I colori dentro” di Itten e le sue tabelle cromatiche. Questi gli elementi clou che uso nelle mie ricerche per capire che ogni colore è un suono e che la pittura diviene l’unico contenitore possibile per ordinare e far diventare la musica uno spartito di immagini. Successivamente attraverso la sperimentazione all’interno delle disabilità (o diverse abilità) e in particolar modo con il mondo del silenzio dei sordi il fattore movimento è entrato a far parte dello spettro delle sensibilità della mia arte la quale si è lasciata contaminare per poi contaminare a sua volta l’evoluzione del progetto di applicazione di arte e tecnologia per il sociale.

3.Più che una classica mostra d’arte, le sue performance sono dei veri e propri “concerti disegnati”. Ci parli un po’ di questo.

Ogni suono viene tradotto in colore e ogni colore in una parte d’immagine dell’opera; ogni opera si colora attraverso campiture grafiche legate al suono ambientale o di una musica (performance). Questo il concetto base su cui ruotano le mie esposizioni le quali, di conseguenza, diventano mondi dove l’arte coincide con la possibilità di interagire con il processo creativo rivelato attraverso la tecnologia. Per questo, un concerto per me è la voce di un neonato o le parole di un anziano, il suono di una campana o il battito di mani di un sordo. La performance altro non è che aprire al pubblico una legenda di come funzioni l’installazione partendo dal caos per arrivare all’ordine della musica, sonoro e visivo. Dopo di che è il pubblico il centro dell’opera.

4.Da Ottobre 2011 avete istituito, a Roma,  il primo laboratorio di musica a colori per insegnare ai sordi a suonare strumenti musicali. Come è nato questo progetto?

Sì, forse questo è il punto cruciale di tutta la ricerca. Nel 2011 fui invitato a fare una dimostrazione presso l’Istituto statale sordi di Roma e in quel momento il direttore prof. Ivano Spano mi ha offerto la possibilità di sperimentare la mia arte come metodo. Nel 2013 nasce MusiCroma primo metodo per insegnare musica a persone sorde e udenti con il patrocinio di Rai Segretariato sociale, UNESCO, Ministero dell’Istruzione, Roma Capitale. Il metodo vede la creazione del software PAINT SOUND educational dove il linguaggio artistico tra suono, colore e immagine diventa un codice capace di mettere in connessione attraverso la musica persone sorde e sorde con udenti.

Nel 2016 presso la sede MusiCroma di Roma sarà una persona sorda ad insegnare il metodo a persone udenti.

5.Veniamo alla mostra. È alla sua prima personale qui in Gran Bretagna. Oltre ad una soddisfazione personale, credo ci sia molto orgoglio da parte sua nel portare avanti l’arte italiana nel mondo.

Diciamo che per me UNEXPECTED –  Play the color of movement è  più che una mostra: è un evento che vale una vita intera. La soddisfazione c’è nel momento in cui riesci a mostrare durante Frieze Art Fair in un luogo cosmopolita come Londra le sperimentazioni e le ricerche software realizzate a Roma e Buenos Aires. Questo perché la Gran Bretagna ha un qualcosa di speciale, quella chance in più che riesce a far vibrare la mia creatività e allo stesso tempo la progettualità di Musicroma con l’auspicio che qui riesca a creare una nuova sede del progetto in breve tempo.

6.Ci sarà anche una sua performance durante la presentazione della mostra il 13 ottobre. A sottolineare proprio l’interattività tra lei e lo spettatore.

La performance nel mio lavoro assume un aspetto duplice fondamentale: da un lato diventa la manifestazione più pura di ciò che è stato e continua ad essere il centro nevralgico della mia manifestazione artistica, dall’altro diventa l’unica soluzione affinché il codice del linguaggio chiave dell’installazione venga rivelato in modo diretto. È  quindi fondamentale nel mio lavoro, nella sua verità, ricollocare quello che spesso viene snaturato diventando solo fanatismo ad un atto necessario e indispensabile quindi unico che si chiama happening o performance. Mentre nella fruibilità dell’opera l’interattività si manifesta in modo libero e spontaneo, nella performance riesco a condurre il pubblico sulla soglia ideale dello stato percettivo, dimostrando che la musica è ordine e che il caos dei suoni e colori generati dai rumori o dall’interazione in genere possono essere il vero senso di ciò che è la nostra vita: energia.

7. A Londra presenterà anche un nuova parte del suo lavoro. Vuole anticiparci qualcosa?

Ho scelto Londra per presentare una parte importante del mio lavoro realizzata recentemente a Buenos Aires grazie alla collaborazione di Anibal Zorilla della IUNA (Università di Nuove Tecnologie applicate alla danza e al movimento). Unexpected – play the color of movement vede per la prima volta nel mio lavoro movimenti dello spettatore trasformarsi in modo interattivo in suoni e di conseguenza in colori sulle opere presenti all’interno dell’esposizione. Questa sarà un’ulteriore evoluzione del progetto che vede  una nuova applicazione in grado di far suonare strumenti a persone cieche e sorde attraverso la danza.