Qualcuno una volta ha detto : ” Perché una cosa duri nel tempo bisogna che raggiunga ogni corda dell’animo umano”. Ecco, questo ha fatto Fiorello allo spettacolo -l’ora del Rosario- tenutosi ieri sera a Londra al Troxy, davanti ad una platea divertita.
Si è visto un Fiorello al massimo della forma, nonostante la stanchezza del viaggio da Parigi a Londra in treno
perchè a lui non ama molto viaggiare in aereo, e nonostante la sua pigrizia, come ha detto lui stesso che non gli farebbe fare nulla di buono, ha fatto uno spettacolo eclatante, divertente, a tratti surreale. Inizia travestito da prete in mezzo alla gente, per benedire e perdonare i peccati commessi nella societa’come l’uso sfrenato del telefonino. Ed è da quì che prende inizio lo show.
“Mi chiamo Rosario Fiorello e sono nato al sud nel 1960, ho 55 e ancora tutti i capelli”. Poi si serve della sua vita per intrecciare la vita di cantanti e gente dello spettacolo, imitando come sa fare lui voci e ritmi di suoni che provengono dal cuore, e al cuore delle persone sono dirette.
Le battute escono come fiumi, su ogni cosa che a noi non fa ridere, detta dallo show men Rosario prendono tutto un altro sapore, e tu ridi. Come ha detto lui dal palco ” più grossa è la minchiata, più grande è la risata”. E allora racconta che durante una passeggiata lungo il Tamigi fatta in mattinata, gli è venuta in mente la canzone di Antonello Venditti – Amici Mai- e guardando il fiume Londinese, la canzone si è trasformata in – Tamigi mai – e la’ gente è scoppiata a ridere. E credo che sia stata la battuta che noi italiani a Londra ci ricorderemo per sempre.
Non e’ mancato un saluto ad Andrea Fausti, seduto in platea, che ha partecipato a the X factor inglese nel 2014 e lo ha incoraggiato ad andare a Sanremo. Sanremo dove Fiorello ha detto ( in conferenza stampa) non andra’ mai :” Non presentero’ mai Sanremo, l’ho detto tante volte, ma nessuno ha mai capito. Non prensentero mai Sanremo perche’ non e’ il mio mestiere.
Poi ha salutato gli amici di Etnacoffee dove era stato a mangiare gli arancini il giorno prima nella zona di Victoria.
Ma ritornando allo spettacolo bisogna sottolineare, tempi comici perfetti, che si mescolano alle note musicali, ed ora parla, ed ora canta, Fiorello instancabile incanta e si fa vestire da applausi che sembrano in certi punti rubargli la scena.
Ama la sua gente e la gente lo ama. Questo non è una novita’ ma una conferma che come una scia lo segue da anni. È una delle poche persone veramente amate dello spettacolo, perchè Fiorello è cresciuto con la gente e la gente è cresciuta con lui.
Non mancano i duetti con la grande Mina e Toni Renis, accompagnato da un straordinaria band: alle tastiere Enrico Cremonesi, storico patners, e poi Carmelo Isgrò (chitarra), Massimo Pacchiani (batteria), Antonello Coradduzza (chitarre). A fare i siparietti di stacco, una rivelazione il trio vocale «I Gemelli di Guidonia», che a cappella hanno cantato simpatiche canzoni ironizzando sui ritmi e parole.
Bello. Mai come in questo caso lo spettacolo di Fiorello di Londra si merita questo aggettivo. Altri aggettivi sarebbero forse banali o semplicemente ridondanti.
Non sono mancati i riferimenti alle eccellenze italiane come Marconi, Meucci, e l’inventore del Pianoforte Bartolomeo Cristofori, per sottolineare l’importanza degli italiani in tutto il mondo. Ma il pezzo forte è stato forse quando ha detto che probabilmente, William Shakespeare era una italiano Guglielmo Scrollalancia che se tradotto letteralmente è proprio William Shakespeare.
E giù battute a valanga che lo hanno portato a cantare e a ballare fino all’ultima nota, fino all’ultima battuta: “Mi chiamo Fiorello e amo il Tricolore” e si è chiuso il sipario.
Ma lo spettacolo non è finito li, ha continuato facendo vedere un breve film tratto dalle riprese che Fiorello aveva fatto in giro per le strade di Londra il giorno prima: un omaggio, un regalo per gli italiani a Londra.
Ma il regalo più grande ce lo ha fatto lui non solo a venirci a trovare, ma sopratutto plasmando attraverso il suo corpo personaggi italiani a noi cari, facendoci sentire per due ore più vicini alla nostra Italia.
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