«Datemi una BIC! – Che cosa ne vuoi fare?» Ah, no… non era così. Però facciamo finta che sia così. Vi diamo una BIC (una penna BIC, avete capito bene) e un foglio A4: che cosa siete in grado di farne? Perché questo, fondamentalmente, è il guanto di sfida di Riccardo Girardi.
Chi è Riccardo Girardi? E’ un meraviglioso artista italiano immigrato a Londra. Per la serie «talento italiano cerca dignità nel mondo», ecco la storia di un incredibile pittore e disegnatore che, solo dopo molte peripezie, è sbarcato in UK ed è diventato quello che avrebbe sempre dovuto essere: un artista. O, come si definisce lui: «un bravo artigiano». Solo che «se in Italia dici che di mestiere fai l’artista ti ridono in faccia». Questo, di solito, il «piccolo» problema.
[in foto Riccardo Girardi con una sua opera interamente fatta con la penna BIC curando ogni minimo dettaglio sia della foto sia del giornale e articolo connesso]
Ma procediamo con ordine. La storia di Riccardo inizia a Villadose, provincia di Rovigo, Veneto. Prima di arrivare a Londra, «per caso», lavora sulle navi da crociera come massaggiatore e personale trainer. Ancora prima gestisce una propria attività: una palestra. Ma quando arrivano dei problemi fisici a una gamba, smette di lavorare in crociera e, dopo la fisioterapia, decide di «uscire», di non rimanere nel suo paese.
Va vivere a Londra per imparare inglese, come tantissimi altri. «Scelta sbagliata!» – commenta Riccardo – «perché Londra è una città che non ti obbliga a imparare l’inglese».
Ed ecco che nella metropoli inizia la tipica vita da italiano immigrato. «Dalle 7 alle 12 lavoravo in un ristorante italiano a Cockfosters. I primi 40 giorni facevo una vita assurda».
Ma nel frattempo conosce Fabio Tedde [link a intevista] – «la persona che connette le persone». Attraverso Fabio incontra Cristina, la sua attuale gallerista. Poco a poco, in qualche mese, prende forma la sua nuova vita «a Londra, dove fare l’artista è possibile». Ma come nasce la passione per il disegno? – chiediamo a Riccardo.
Tutto, come spesso accade, ha origine dalla sua famiglia. Perché la sua – ci racconta – era «una famiglia con gusto». Il padre dipingeva e lui cercava di imitarlo. Poi frequenta l’istituto d’arte, a Castelmassa (Rovigo). E, ancora dopo, si iscrive contemporaneamente all’Accademia di Belle Arti a Venezia e all’Università sperimentale di cinematografia a Bologna (Regia e Produzione Video). «La mattina mi svegliavo e dovevo decidere se prendere il Binario 2, per Bologna, o il Binario 3, per Venezia».
Ma molto presto capisce che l’aria di Accademia non gli va a genio, gli sta stretta: «Odiavo l’ambiente». Quindi lascia tutto: apre una sua attività, diventa vigile del fuoco e volontario nella croce verde. Smette completamente di dipingere.
[foro opera di Riccardo Girardi fatta con la penne BIC di diveso colore e matita…]
Ma dopo tutte queste esperienze ecco che Riccardo, circa due anni fa, decide di tentare la fortuna a Londra. E fa l’artista, finalmente. Che tipo di artista? – chiediamo. Come ti definiresti? Il genere di arte che fa lui è «figurativa» – ci spiega. E’ un’arte rivolta a un pubblico vasto. «L’arte contemporanea è usufruibile solo da pochi» – dice. «Alla persona ignorante l’arte contemporanea non può piacere, ma invece bisogna poter spiegare la propria opera.
La bellezza non può essere un patrimonio di una élite». Liberare le opere dalle casseforti dei mercanti dell’arte (che concepiscono le opere come puri e semplici investimenti) e «tornare al bello» (anche se la sua gallerista non è d’accordo): questi i due principi ispiratori della sua opera. «Oggi manca la ricerca del bello» – sostiene Riccardo. E questa cosa «ha degli effetti sociali degradanti, tra le altre cose». Che poi «bello non significa per forza figurativo,» – chiarisce – «anche l’astrattismo è bello, ma deve avere una spiegazione per il pubblico».
Se a questo punto siete curiosi di sapere come sono le opere di Riccardo, vi suggeriamo di farvi un giro sulla sua pagina facebook [hyperlink]. No: non sono foto. Sono suoi disegni, suoi lavori. Si tratta di iper-realismo – per usare un termine vagamente tecnico.
Si tratta di bravura allo stato puro – per noi profani. Effettivamente disegno dal vero era uno dei suoi punti forti, quando era in Accademia, ci racconta. E allora perché un genio del genere, in Italia, era finito a fare tutt’altro?
Qui a Londra la vita non è certamente facile, ma si può vivere d’arte – insiste.
[altra opera di Riccardo Girardi fatta interamente con la penna BIC e matia pianista …. ossservate i dettagli…]
All’inizio non avevo troppi soldi da spendere per colori ad olio e materiale tecnico e quindi è anche per questo che ha cominciato a fare ritratti e disegni solo con una BIC su semplici fogli A4. Ma poi c’è anche un altro motivo. Realizzare qualcosa di così pregiato a partire da materiali che tutti possono avere a disposizione è la sua sfida lanciata al pubblico e agli artisti.
E poi, ancora, spesso i suoi disegni su fogli nascono come bozze di partenza per opere su tavole molto più grandi – «opere a cui lavoro per dei mesi interi e che non posso permettermi di sbagliare».
Perfino Boris Johnson, tra gli altri, ha avuto modo di apprezzare il genio del nostro artista. Riccardo ha deciso di raffigurare il sindaco di Londra come un gladiatore: un gladiatore trionfante in una copertina del Guardian (è un fake, ovviamente, ma sembra vera!).
Johnson, infatti, è un grande estimatore e appassionato di storia romana (ha scritto un saggio su Roma e ha promosso la diffusione del latino nelle scuole inglesi). E poi la figura del gladiatore ha molti significati simbolici e politici: i legionari sono coloro che hanno reso possibile le conquiste e l’espansione dell’impero di Roma.
[ Riccardo Girardi vicino ad una sua opera ..]
Ma molti altri sono i ritratti che gli vengono commissionati, da quando la sua fama di ritrattista ha cominciato ad affermarsi. Abbiamo capito che è un vero artista – qualcuno che profonde tutto sé stesso nella propria opera – quando ci ha rivelato questo segreto. «Quando mi commissionano un ritratto e mi chiedano quando tempo ci metterò a farlo, io devo rispondere: ci ho messo 36 anni».
Niente di paragonabile a Michelangelo o a qualche altro mostro sacro della storia dell’arte – ci tiene a sottolineare –, ma comunque è così.
In ogni opera c’è la sua intera storia, la sua vita, il suo percorso. Noi ci crediamo: basta vedere cosa riesce a combinare con una BIC e un foglio di carta.