Il referendum sul BREXIT deciderà le sorti dell’Unione Europea

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Londra Speciale Brexit – ( Questo e’ un  estratto dell’intervista by London ONE radio a Fabio Cavalera giornalista del Corriere della Sera, condotta da Mirella Orsi per i nostri speciali Brexit ) 

 Il referendum sul BREXIT deciderà le sorti dell’Unione Europea  di Katya Marletta .

A passo di twist si alternano le mosse dei favorevoli e dei contrali all’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Un passo avanti, uno indietro e poi ancora un nuovo ondeggiato movimento. Questo è il leitmotiv, ogni giorno più incalzante e veloce, che ci accompagnerà fino all’atteso 23 giugno, data del referendum che potrebbe segnare bruscamente la storia dell’UE, minando gli equilibri politici, sociali ed economici dell’intera comunità aderente.

Cosa voteranno i britannici? La loro volontà sarà quella di recidere o mantenere il cordone con i cugini europei? 
Questa e altre sono le domande che affollano le pagine dei giornali, i palinsesti delle tv e i pensieri di molti coinvolti in prima linea, in attesa con il fiato sospeso di conoscere il verdetto. 
Analisi economiche, talk politici – più o meni farciti da demagogia populista – vox populi, all’unisono sollevano un dubbio allarmante: “Quale sarebbe la sorte dell’UE, del libero mercato, della libera circolazione dei beni e di persone, se si decidesse per la Brexit? 


Che l’ ago della  bilancia, tra i “remain” e i “leave” (restare o uscire), penda a favore dei primi quando la questione si sposta sul piano finanziario, è un elemento imprescindibile per la comprensione di questo fenomeno. Infatti,  la politica dell’OUT cavalca l’onda emotiva dei britannici con slogan sui flussi migratori, conti pubblici e  altri temi di forte impatto sociale.

Tuttavia, è  innegabile che la fibrillazione dei mercati finanziari e il crescente allarme lanciato delle grandi compagnie bancarie e assicurative (a cui i passport rights UK garantiscono di operare in Europa), sia un elemento a favore dell’assetto pro-UE.

Inoltre, dagli studi degli economisti al Fondo monetario internazionale, il monito è univoco: se passasse la Brexit e il Regno Unito si sganciasse da Bruxelles, il danno all’economia UK sarebbe permanente, ed un Paese la cui vocazione è attrarre fette di mercato finanziario mondiale, non può permettersi d’ignorare i segnali di un ipotetico pericolo di recessione. 

In occasione dello speciale che, Italo Europeo Magazine e London One Radio ha dedicato al tema Brexit, abbiamo chiesto ai maggiori esperti dell’argomento di accompagnarci alla comprensione di questo fenomeno che consegnerebbe alla storia il primo grande blackout dell’Unione Europea, qui di seguito l’intervento del giornalista del Corriere della Sera  Fabio Cavalera  . 

Quali sarebbero le conseguenze se passasse la Brexit? Dati di oggi sentenziano un vantaggio sul remain.
– Rispondere adesso a questa domanda è veramente difficile. Certo qualcosa cambierà e ci sarà una fase di lunghissime trattative. Possiamo capire quanto sarà difficile trovare una fase d’accordo, ma nessuno sa davvero cosa potrà accadere. Quello che è evidente è che la campagna di entrambe le parti è stata abbastanza  allarmistica, nello specifico però  devo dire che quella a favore della  Brexit è stata allarmistica al punto di diventare a tratti irritante. 

Ha più probabilità di vincere l’IN o l’OUT? 
-E’ più probabile che vincano i sostenitori dell’IN. Gli inglesi preferiscono credo preferiranno una realtà che già conoscono rispetto a qualcosa di totalmente ignoto,infatti nessuno sa cosa di preciso potrebbe accadere se il risultato fosse a favore del Brexit. Una cosa è certa, malgrado i tanti difetti dell’Europa, se il Regno Unito uscisse dall’UE, non avrebbe più voce in capitolo sulle politiche europee.  Il mondo delle banche ad esempio è a favore del remain, questo influenza non influenza ovbiamente in modo diretto il voto ma indirettamente  ovviamente gli inglesi considerano questa posizione per valutare quali sono le prospettive future del Regno Unito. 

In caso passasse ci sarebbe differenza di trattamento tra chi è già in UK ed è un lavoratore  inserito nel contesto sociale UK, rispetto a chi verrebbe dopo? 
-Si, suppongo che di si.Spesso si dimentica che noi italiani, e non solo noi, come immigrati abbiamo portato e portiamo richezza a questo paese, come tasse, come forza lavoro. In particolare, noi italiani portiamo anche la nosta fantasia, creatività, competenza e devo dire anche la nostra simpatia. 

I grandi leader dei Paesi come l’America e la Cina, si sono schierati apertamente con il remain del Regno Unito in Europa. E’ più facile interagire con l’Europa Unita che con una comunità frammentata.
– Non credo che le intromissioni dell’amico americano – mi riferisco alle dichiarazioni di Obama – siano particolarmente gradite. La Cina invece, ha detto una cosa molto semplice: “Se noi potessimo scegliere preferiremmo l’Europa unita”. Sia l’America sia la Cina vogliono un Europa unita e più forte, perchè nel quadro mondiale, questa bilancia le due potenze.

C’è euroscetticismo tra gli inglesi? 
– Gli inglesi in fondo sono sempre stati un poco euroscettici, ovviamente con le dovute ecccezioni. 


*Per completezza dell’informazione: 

Attivando nello specifico il meccanismo di recesso volontario e unilaterale dell’articolo 50 del Trattato dell’Unione Europea (Lisbona), che contempla il ritiro volontario di un Paese membro dalla Ue, iniziano i negoziati con Bruxelles; il periodo di transizione durerà due anni. In questo periodo il Paese membro richiedente dovrà continuare a rispettare le regole Ue ma non avrà più una voce in capitolo. Tutto quindi resta  ‘congelato’ fino alla conclusione delle trattative. 


 

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