Theresa May o Micheal Gove? La leadership britannica dopo il referendum

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Di Valentina Celi

Facciamo il punto della situazione politica post referendum, e cerchiamo di capire chi sono i candidati a Primo Ministro, Theresa May e Micheal Gove.

La vittoria dei Leave ha portato notevoli sconvolgimenti negli assetti politico ed economico della Gran Bretagna, con notevoli ripercussioni sul Partito Conservatore, soprattutto dopo le dimissioni del Primo Ministro David Cameron e la successiva rinuncia alla candidatura di Boris Johnson.

E con il difficile compito di trattare il divorzio con l’Unione Europea che si prospetta all’orizzonte, chi sarà scelto per prenderne il posto? Vi proponiamo una breve analisi dei profili dei due candidati più promettenti, Theresa May e Micheal Gove. Indubbiamente, la notte del 23 Giugno ha inflitto un duro colpo all’Unione Europea ed alle speranze di moltissimi cittadini britannici, ma ha anche decretato la scelta del Primo Ministro in carica, David Cameron di dimettersi dal suo ruolo istituzionale.

Nonostante già all’inizio dello spoglio fosse di dominio pubblico la notizia che 84 parlamentari Leavers gli avevano assicurato il proprio appoggio politico, a prescindere dal risultato delle urne, Cameron, che è stato uno dei fautori del referendum, ma che appoggiava chiaramente il Remain, ha vissuto il voto popolare come una sorta di sfiducia verso le sue politiche, e dunque ciò giustifica la sua decisione di farsi da parte.

Il passaggio di poteri però non avverrà nell’immediato, poiché si attenderà la Convention del Partito Conservatore per nominare un nuovo leader, che rimpasti il Governo e porti a termine la legislatura.

Ovviamente, fin da subito è circolato il nome di Boris Johnson come favorito possibile successore di Cameron, forte della vittoria del Leave, per cui si era largamente speso nella campagna referendaria, e forte anche della popolarità e dell’esperienza acquisite durante i mandati come Sindaco di Londra.

Però già nella mattinata del 30 Giugno, Johnson ha rilasciato una dichiarazione affermando che non intende proporsi come candidato Premier, con una mossa che ha stupito molti, ma che risulta comprensibile ai fini della strategia politica a lungo termine: facendosi da parte ora, in un momento così delicato, Johnson avrà l’occasione di studiare i propri avversari sotto pressione, e di preparare la sua ascesa nel partito in vista delle elezioni generali del 2020, in un periodo che si preannuncia decisamente più calmo.

Sembra dunque che toccherà ad altri due candidati raccogliere la sfida della leadership del Partito Conservatore: Theresa May e Micheal Gove.

 

Theresa May è l’attuale Ministro dell’Interno, con un aplomb ed una integrità che ricordano molto la Cancelliera tedesca Merkel. Nata nel 1956, ad Eastbourne, figlia di un pastore anglicano; si è laureata ad Oxford nel 1977, e successivamente ha lavorato nel settore economico, prima per la Bank of England, e poi come consulente finanziario per la UK Payments Administration Ltd (UKPA).

Negli anni Ottanta intraprende la carriera politica e lavora nel London Borough of Merton; dopo due tentativi senza successo, riesce ad ottenere un seggio a Westminster nel 1997, iniziando l’ascesa nel Partito Conservatore.

Fra i suoi incarichi, ricordiamo che è stata la prima donna Segretario Generale del partito nel 2002, e che ha ottenuto le cariche di Ministro dell’Interno e Ministro delle Pari Opportunità nel 2010 col Primo Gabinetto Cameron, mantenendole fino ad oggi.

Sebbene sia una euroscettica convinta, si è dimostrata leale nei confronti del Premier Cameron, restandogli accanto nella campagna per il Remain, conquistando così i favori di stampa e pubblico, che però le rimproverano di sembrare fin troppo pacata, e poco “passionale”.

Nel discorso tenuto per il lancio ufficiale della sua candidatura, May ha dichiarato: «Il nostro Paese ha bisogno di una leadership collaudata per guidarlo in un periodo di incertezza politica ed economica […] Abbiamo bisogno di una leadership che possa unire il nostro partito e il nostro Paese. Brexit vuol dire Brexit. La campagna è stata combattuta, il voto si è tenuto, l’affluenza è stata elevata e l’opinione pubblica ha fornito il suo verdetto.»

Theresa May si propone quindi come la candidata che restituirà legittimità alla leadership britannica, senza strappi col passato, bensì ricucendo i rapporti fra le varie fazioni che si sono venute a creare nel partito Conservatore e nella società civile. Ma il Ministro dell’Interno non sarà la sola a combattere per vincere le simpatie dei suoi colleghi e dell’elettorato; dovrà confrontarsi con il collega Micheal Gove.

Micheal Gove è nato nel 1967 ad Edimburgo, cresciuto ad Aberdeen, ha studiato anch’egli ad Oxford, ed in seguito ha intrapreso la carriera di giornalista, scrivendo per il Times e lo Spectator, e lavorando a diversi progetti per la BBC.

La sua passione per la politica nasce ai tempi dell’università con la Oxford University Conservative Association; fu eletto in Parlamento nel 2005, e nel 2007 entrò a far parte del Gabinetto ombra di Cameron, come Ministro dell’Educazione, ruolo che conservò nel Gabinetto ufficiale nominato nel 2010.

Nel 2014 divenne Chief Whip, ed a seguito delle elezione del 2015 è Ministro della Giustizia; durante la campagna referendaria, Gove si è schierato per la Brexit, fungendo da braccio destro per Boris Johnson, e proprio per questo motivo, la sua candidatura a Leader di Partito e la rinuncia di Johnson, avvenute a poche ore di distanza, hanno stupito anche gli analisti politici.

La votazione per determinare il nuovo Leader è fissata per il 9 Settembre, e si preannuncia uno scontro agguerrito, in vista della sfida inedita rappresentata dalla Brexit, che sarà un eccezionale banco di prova per il futuro Primo Ministro, il cui esito influenzerà sicuramente l’andamento delle elezioni generali del 2020.


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