LONDRA – Qualche giorno fa abbiamo avuto l’incredibile opportunità e il grande piacere di intervistare, negli studi di London One Radio, Nickie Aiken, Membro del Gabinetto per la Sicurezza e Chairman delle Licenze, cioè colei che si occupa di gestire le licenze nell’area di Westminster, considerata la maggiore autorità in questo campo in UK. Come detto da lei stessa, si occupa delle licenze per bar, pub, hotel e ristoranti e in generale per qualunque tipo di attività che viene aperta e gestita nella Città di Westminster.
La sua presenza e collaborazione in questa intervista è stata estremamente importante perché ci ha dato la possibilità di avere un punto di vista professionale riguardo alle modifiche in campo economico che seguiranno ai risultati della Brexit, e come queste influenzeranno le aziende già esistenti e le eventuali attività future.
Il punto di vista della Aiken riguardo la Brexit viaggia su due binari diversi per quanto riguarda l’aspetto economico e quello politico: lei ha votato per restare nell’Unione Europe, pur sapendo quanti problemi sono stati causati all’economia inglese dal modo di “fare economia” europeo, perché è fermamente convinta che il Regno Unito sia più forte all’interno dell’UE che fuori da essa, ad un livello politico. Uno dei fattori principali che, non solo ha condizionato il voto del 23 giugno ma che sarà anche un elemento ricorrente nei prossimi mesi, è quello riguardante i cittadini europei – in particolare gli italiani – che lavorano nella città di Westminster, a Londra e in Inghilterra in generale. Questo fattore è considerato talmente rilevante che è stato formato, all’interno del comune, un Gruppo di Lavoro post-Brexit che ha il compito di individuare i problemi che potrebbero sorgere nel corso di questi prossimi mesi e di trovarvi delle soluzioni adatte.
Nelle parole della Presidente, la paura principale al momento è quella che riguarda la gestione delle proprietà. “I prezzi delle abitazioni nella zona di Westminster sono tra i più alti del Paese”, dice. “Pensiamo che si verificherà un calo di questi prezzi e siamo preoccupati per le conseguenze a breve termine sul mercato delle proprietà in quest’area.” Nonostante ciò resta molto positiva, aiutata dal fatto che la città di Westminster ha un PIL maggiore di quello della City of London, grazie alle numerose attività e all’introito ricavato dalle tasse, il che la porta ad essere la centrale di Londra. Per questo motivo, nonostante le ovvie preoccupazioni, è molto sicura di sé quando afferma che il l’economia nel campo delle attività, e in modo particolare di bar, pub, ristoranti gestiti da italiani e cittadini europei in generale, non verrà influenzata negativamente dai risultati della Brexit. Al contrario incoraggia fortemente gli italiani, e gli europei in generale, a spostarsi a Westminster e aprire nuove attività contribuendo alla crescita e alla ricchezza della zona, come hanno sempre fatto.
Seguendo questa scia, assicura che la città di Westminster, così come Londra e il Regno Unito, rimaranno sempre aperti nei confronti degli imprenditori europei; nonostante le conseguenze della Brexit siano ancora poco chiare, la Aiken supporta fortemente la nascita di nuove attività in quest’area: “Siamo convinti che la creazione di nuove attività sia il propulsore dell’economia”, afferma. “Esse aiutano a potenziarla, il che paga le tasse, che a loro volta possono servire al miglioramento del servizio pubblico. Non vi scoraggiate. Venite a investire a Westminster”.
Un altro punto molto delicate toccata nell’intervista e utilizzato ampiamente come propaganda per il movimento dei Leave, è quello che riguarda I cittadini dell’Unione Europea che negli ultimi anni hanno “invaso” il Regno Unito senza avere un lavoro e non dimostrando nemmeno la volontà di volerne trovare uno. La questione dell’immigrazione è fortemente sentita, al momento, in ogni parte d’Europa ma la Aiken ci tiene a sottolineare come sia stato difficile per loro gestire alcuni gruppi di cittadini europei, in modo particolare cittadini rumeni, che dal 2012 (anno delle Olimpiadi) hanno iniziato a spostarsi nel Regno Unito senza un lavoro, chiedendo l’elemosina, non avendo una dimora fissa e usufruendo dei sussidi forniti dal
governo britannico. La collaborazione tra loro in quanto Gabinetto della Sicurezza Pubblica, la Polizia e l’Ufficio Immigrazione ha portato all’allontanamento di questi individui per un periodo di 12 mesi. “Sono stati banditi per un anno perché non hanno usufruito dei loro diritti nel modo corretto”, ha concluso.
La regola generale nel Regno Unito prevede che chiunque decida di trasferircisi sia in grado di essere economicamente autonomo: non appena si mette piede in UK, si deve richiedere – e ottenere – un “insurance number” corrispondente in linea di massima al nostro codice fiscal, attraverso il quale il governo può sapere se chi lo usa ha un lavoro o meno. Si hanno tre mesi di tempo per cercare, trovare e iniziare un lavoro. Se questi requisiti sono rispettati, come Nickie Aiken sottolinea ancora una volta alla fine dell’intervista, chiunque è libero di lavorare in UK, contribuendo alla sua crescita: “Venite a trovarci, sarete sempre i benvenuti.”