Londra, di Alessandra Cucchi
“Stop Killing”, urlano i cartelli dei cento ciclisti che nei giorni scorsi, si sono sdraiati sull’asfalto di una delle strade di Battersea, a sud del Tamigi. La protesta svoltasi il 31 ottobre e organizzata dal gruppo di attivisti, Stop Killing Cyclists, si è tenuta in memoria di una nostra connazionale; Lucia Ciccioli, 32enne, morta travolta da un mezzo pesante mentre si recava al lavoro. Nel giro di una settimane però sulle strade si è spenta la vita di un altro italiano, il 21enne Filippo Corsini, noto per essere l’erede di una nobile famiglia toscana. Due morti ravvicinate che hanno riacceso il caldissimo tema della sicurezza stradale per tutti i ciclisti e pedoni che circolano per le vie della capitale britannica.
“Vogliamo solo strade sicure su cui tutti possano circolare”– spiega Casper, uno degli attivisti- “Dal 2013 dopo il nostro intervento fuori dagli uffici del Transport of London, cerchiamo di combattere in maniera pacifica per avere una città più sicura”.

Nell’ultimo anno, nell’arco di soli dieci mesi le vittime uccise in città sono state otto e la dinamica dell’incidente che le ha coinvolte è sempre la stessa: impatto con camion o mezzi di trasposto che riguardano il settore edile. Secondo una statistica stilata dal TfL sono stati proprio questi i mezzi che negli ultimi tre anni hanno causato il 70% degli incidenti stradali che hanno coinvolto ciclisti.
“L’altro giorno stavo andando al lavoro in bici, mi trovavo a Chiswick durante l’ora di punta, e un guidatore che stava utilizzando il cellulare, mentre guidava, mi ha fatto cadere dalla bicicletta. Lo specchietto della sua auto ha urtato conto il mio manubrio facendomi perdere l’equilibrio. Questo non è possibile!”– racconta arrabbiata Ruth altro membro del gruppo Stop Killing Cyclist.
I ciclisti preoccupati per la loro vita hanno chiesto ripetutamente al sindaco di Londra di velocizzare la star rating for HGVs (heavy goods vehicles), ovvero la classifica del livello di visibilità dei guidatori, poiché i mezzi con un livello di visibilità zero, attivi sulle strade sembrerebbero essere ancora 30mila. Il sindaco della capitale britannica, Sadiq Khan, al momento avrebbe promesso ai suoi cittadini di investire 300 milioni di sterline per l’ampiamento della rete di piste “segregate”, ovvero tutte quelle strade separate da un minimo di marciapiede dai mezzi a motore. Questa tipologia di progetto però è già stato realizzato in alcune delle zone della città tra cui Embankment, dove sulla strada che percorre la riva del Tamigi il traffico è diminuito del 52%. Nei prossimi anni però il sindaco della città vorrebbe anche realizzare una serie di attraversamenti del fiume nella zone est di Londra, creando un ponte green esclusivamente per pedoni e ciclisti che collega Rotherhithe a Canary Warf, un’estensione della DLR che da Gallions Reach arrivi a Thamesmead, una linea della Overgroud tra Barking e Abbey Wood e un traghetto da North Greenwich alla Isle of Dogs.

In attesa della totale modernizzazione delle strade della capitale la società di trasporto pubblico TfL ha elaborato uno strumento molto utile per individuare quali strade e quali snodi sono più pericolosi e quali evitare. Realizzata con il comune di Londra e con la polizia, la London Collision Map, è una mappa interattiva che mostra tutte le vie della città nel dettaglio indicando i vari incidenti e quali mezzi sono stati coinvolti. L’applicazione raccoglie inoltre anno per anno tutte le informazioni possibili riguardanti gli incidenti avvenuti così da dare la possibilità a tutti i cittadini di studiare percorsi alternativi e alla TfL di inviduare in quali punti della città è necessario un intervento maggiore. Nonostante le intenzioni del comune e del sindaco di Londra sembrino essere le migliori i ciclisti della city non si sentono ancora sicuri. “Il 7 novembre abbiamo organizzato una protesta per commemorare Filippo Corsini, si terrà alla City Hall dalle 5p.m alle 8p.m, non è possibile morire così!”– conclude Casper.