Londra ( di Chiara Fiorillo )Ci dispiace per Jamie Oliver che ha cercato di dare la colpa all’effetto post-Brexit nell’annunciare la chiusura di sei dei suoi ristoranti, ma i fatti sembrano rivelare tutt’altro: non solo l’economia inglese non sta rallentando dopo lo scorso 23 giugno, ma essa sta crescendo e sta diventando sempre più forte.
Con sorpresa dei più, infatti, gli economisti inglesi hanno compiuto degli errori nel giudicare la Brexit catastrofica per l’economia del paese. Il capo economista della Banca d’Inghilterra, Andrew Haldane, ha infatti ammesso che la sua professione è ormai in crisi: dopo aver sbagliato a prevedere la crisi economica del 2008, gli economisti hanno ingrandito e valutato male l’impatto che la Brexit avrebbe avuto sul paese, anche a breve giro.
Le statistiche degli economisti avevano, infatti, previsto un rallentamento nell’economia inglese, cosa che però non sembra verificarsi: anzi, al contrario, l’Inghilterra è stata dichiarata, alla fine 2016, il paese con l’economia più forte del G7, con un pil superiore a quello di Germania, Stati Uniti, Francia, Canada, Italia e Giappone. Inoltre, stando ai dati, lo scorso dicembre ha registrato, nel Regno Unito, l’attività economica più forte dell’ultimo anno e mezzo.
Non è vero che l’economia, a seguito del voto referendario, sia peggiorata: contrariamente a tutte le previsioni e aspettative, essa sta accelerando sempre più, parallelamente all’aumento del pil.
Andrew Haldane capo economista della Banca d’Inghilterra, ha paragonato lo sbaglio degli economisti a quello di Michael Fish, un meteorologo che nel 1987 che non riuscì a prevedere l’uragano che sconvolse il Regno Unito, annunciando solo l’arrivo di qualche pioggerella.
L’economista ha ammesso che, nella previsione degli effetti della Brexit, uno degli errori principali è stato il non tenere in considerazione la separazione della politica e dell’economia e nel rapportare l’una all’altra, cosa che potrebbe aver creato confusione nei dati.
Un’altra corrente di economisti, comunque, non si arrende e continua ad ammonire la popolazione sui possibili danni della Brexit, aggiungendo che questi ultimi non si sono ancora verificati perché l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea non è ancora iniziata a tutti gli effetti. Le trattative per la Brexit, infatti, dovrebbero iniziare a marzo e la loro durata sarà di almeno due anni.
Il capo economista inglese ha comunque avvertito che quest’anno l’inflazione si farà sentire nelle tasche dei consumatori britannici e che, stando alle statistiche e ai dati della banca centrale inglese, ci potrà essere un rallentamento dell’economia nazionale nel 2017.