BREXIT, I DIRITTI DEI CITATDINI UE. Riflessioni sulla proposta poco convincente della May

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London (Gianmaria Recanatini ) La May ha sottolineato che il Paese ha votato per lasciare l’Unione, non l’Europa, con cui Londra vuole una «relazione nuova, profonda e speciale». «Vogliamo dare certezze – ha detto May – sappiamo che c’è un’angoscia da parte dei cittadini europei, ma questa angoscia non ci deve essere.

Nessun cittadino della Ue dovrà uscire dal Regno Unito» dopo Brexit, «noi vogliamo che voi restiate». Ha aggiunto che tutti saranno trattati come i cittadini britannici: «Nessuna famiglia sarà separata con la Brexit».«Vogliamo rassicurare tutti i cittadini Ue che risiedono legalmente in Gran Bretagna sul fatto che vogliamo che rimangano qui» ha detto la premier Theresa May riferendo ai Comuni sulla proposta britannica nei negoziati sulla Brexit per garantire i diritti dei cittadini europei residenti nel Regno Unito.

Theresa May ha reso pubblica  la sua proposta per garantire i diritti dei 3 milioni di europei che risiedono nel Regno Unito, fra i quali almeno 600 mila italiani. Un’offerta definita «onesta e generosa», che ha l’obiettivo di far superare il primo scoglio nei negoziati sulla Brexit.

Tutti i cittadini europei che potranno dimostrare di aver vissuto per cinque anni nel Regno Unito potranno far domanda per ottenere il «settled status», ossia lo status di «stabilito», che darà diritto a risiedere a tempo indeterminato, a lavorare e anche, per chi lo volesse, a chiedere la cittadinanza britannica.

Ci potrebbe anche essere una speciale carta d’identità che certifica questo status, ma non è certo (i cittadini britannici non hanno documento d’identità). Gli unici esentati saranno i cittadini irlandesi. Per richiedere lo status di «stabilito» i cittadini europei dovranno trovarsi nel Regno Unito prima di una data-cesura ancora da stabilire (che potrebbe essere marzo 2018) e potranno raggiungere i cinque anni di permanenza richiesti anche dopo quella data.

Quelli che arrivano dopo, godranno di un «periodo di grazia» di due anni ma «non dovranno avere alcuna aspettativa di vedersi garantito lo status di stabilito».

Quindi non avranno diritto a risiedere in permanenza e saranno assoggettati a nuove regole. Sarà possibile fare domanda online e Londra assicura che la procedura sarà più semplice dell’attuale trafila per ottenere la residenza permanente.

Non sarà necessario dimostrare di avere un’assicurazione sanitaria onnicomprensiva né si dovranno produrre anni di buste paga. Il costo sarà di circa 65 sterline (75 euro).

Tuttavia i 150 mila europei che si erano sottoposti alla tortura del famigerato questionario di 85 pagine per ottenere la residenza permanente dovranno rifare tutto daccapo. L’aspetto più preoccupante della nuova normativa riguarda il diritto a portare con sé il coniuge, finora garantito all’interno della Ue.

In futuro i cittadini europei si vedranno allineati ai britannici quando questi devono portare un coniuge extra-europeo: in questo caso bisogna avere un reddito minimo di almeno 18.600 sterline l’anno. Questa soglia non è stata espressamente menzionata, ma è probabile che sarà applicata, rendendo più difficili i ricongiungimenti familiari.

Ma se la proposta rassicura gli europei che già si trovano in Gran Bretagna, nessuno dei quali sarà costretto a lasciare il Paese, al tempo stesso contiene notevoli restrizioni per il futuro. «Più ambizione, chiarezza e garanzie sono necessarie rispetto all’attuale posizione britannica», ha reagito il capo negoziatore europeo Michel Barnier.

Le critiche per May arrivano anche sul fronte interno, in Gran Bretagna, dove la leader dei conservatori è già in difficoltà. Il piano di Theresa May per i cittadini Ue «utilizza la gente come merce di scambio» nelle trattative sulla Brexit, attacca il leader laburista Jeremy Corbyn. «La sua non è affatto una offerta generosa», ha continuato il capo dell’opposizione, secondo cui c’è il rischio che l’offerta della May non venga attuata qualora non sia raggiunto un accordo con Bruxelles e allo stesso tempo non verrebbero garantiti nemmeno i diritti degli ‘expat’ britannici nel continente.

Per Corbyn inoltre la proposta «arriva in ritardo»: doveva essere presentata già un anno fa, subito dopo il referendum del 23 giugno 2016. «Il primo ministro ha invece trascinato la questione dei cittadini Ue e delle famiglie nelle complesse e delicate trattative sulle nostre future relazioni commerciali con l’Unione, che per sua stessa ammissione potrebbero fallire», ha sottolineato il leader laburista. Corbyn si scaglia anche contro l’accordo tra i Tory e il Dup che dovrebbe permettere a May di governare: «Non è nell’interesse nazionale ma soltanto un modo per Theresa May di restare aggrappata al potere». Intanto dentro e fuori Bruxelles già si discute.

Dopo Juncker e Tusk, a reagire con freddezza è stata anche Angela Merkel. La cancelliera tedesca, dopo aver ribadito che il Consiglio “non è summit per discutere dei negoziati su Brexit”, ha detto che “si tratta di un buon inizio. Ma bisogna vedere meglio alcune questioni”. E se per Juncker la proposta è “insufficiente”, per altri, come il premier belga Charles Michel, “è ancora troppo presto per fare una valutazione, bisognerà vedere i dettagli