Londra (Fabiola Masilla) In tempo di Brexit, cosa succede ai riceratori italiani in UK e agli accademici che hanno sempre dato e stanno dando un forte contributo alla Gran Bretagna? Secondo un recente sondaggio fatto dall’Ambasciata Italiana e riportato in un articolo articolo su Repubblica 82% sta pensando di lasciare l’Uk, ma forse il dato non corrisponde a verita’ dobbiamo considerare altri fattori.
Il tema e’ stato affrontato Venerdì 30 Giugno, presso il King’s College di Londra, durante la Conferenza degli Accademici e dei Ricercatori italiani nel Regno Unito. Si è trattato di un incontro importante che ha chiarito diversi punti cardine legati al mondo della ricerca scientifica e non solo, della Brexit e delle possibili conseguenze.
L’evento è stato curato e organizzato dall’Ambasciata Italiana di Londra e curato dal prof. Roberto Di Lauro, addetto scientifico presso l’Ambasciata a Londra e dall’ Ambasciatore, Pasquale Terraciano in collaborazione con Italian society. Quest’ultimo ha dato inizio alla giornata con uno speech introduttivo volto ad esplicare il desiderio dell’Italia a voler continuare la collaborazione con il Regno Unito, ad adottare politiche a sostegno della ricerca e a cercare di trovare soluzioni fattibili alle possibili conseguenze della Brexit, sempre attraverso il prezioso contributo dell’Ambasciata italiana a Londra.
Numerosi gli interventi che si sono susseguiti e che hanno visto protagonisti anche diverse cariche illustri, tra cui il Ministro per gli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale, Fabrizio Nicoletti, che ha messo in evidenza il supporto che l’Italia offre ad importanti centri di ricerca, in tutto il mondo, poi e’ stata la volta del prof. Massimo Inguscio, presidente del CNR, il quale ha sottolineato il legame tra italia e Uk ricordando per esempio Guglielmo Marconi. Ha evidenziato il ruolo fondamentale che la Gran Bretagna ha assunto nel corso degli anni attraverso una politica-come definito dallo stesso Inguscio- di “reclutamento di alto livello”, che si basa sulla meritocrazia e la valorizzazione dell’individuo.
L’italia da sempre ha cercato di imitare e incrementare tale politica e il CNR è, senza alcun dubbio, uno degli enti fondamentali per lo sviluppo e il sostegno della ricerca. Inguscio suggerisce la necessità di preservare il ponte che collega Regno Unito e Italia anche oltre la famigerata e temutissima Brexit.
Importante, inoltre, lo speech del prof. Antonio Guarino, presidente dell’AISUK (Association of Italian Scientist in the UK) che, intervistato anche ai microfoni di London One Radio, ha ribadito e chiarito alcuni dati fondamentali legati alla Brexit e soprattutto all’opinione che i ricercatori hanno di essa.
Dati alla mano il prof Guarino riferendosi anche alla notizia apparsa sulla stampa, ossia che circa l’82% dei ricercatori italiani in UK, voglia lasciare il Regno Unito e tornare in Italia, ha detto che quel dato va preso con le pinze, in quanto occorre chiarire che il sondaggio proposto dall’Ambasciata è stato sottoposto ad un gruppo di mail di circa 5000 tra ricercatori e accademici e che a tale test hanno risposto solo circa 600 persone.
Si tratta di un campione non rappresentativo secondo il Prof Guarino: ” vanno considerati anche altri fattori, una persona per esempio, potrebbe averlo fatto d’impatto, con rabbia per la recenti notizie sulla Brexit o che, addirittura, abbia deciso di non voler rispondere.
Dunque, appare davvero improbabile che circa l’82% di essi abbia già deciso fermamente di voler fare marcia indietro, stravolgere la propria vita e la stabilità trovata in Gran Bretagna e dare avvio ad una sorta di contro-fuga dei cervelli italiani. Tale ricerca può solo mettere in evidenza il problema ma non fornire dei dati certi.
Le statistiche
Significativa è, invece, la statistica condotta dall’ERC ( European Research Council, ERC) per un arco di tempo compreso tra il 2007 e il 2013 in cui risulta evidente che: gli italiani dopo la prima laurea, preferiscono svolgere il loro dottorato di ricerca all’Estero; pochi invece sono ancora gli stranieri che scelgono l’Italia, in effetti le mete più ambite dai ricercatori risultano essere, in assoluto, UK e USA; circa il 90% degli italiani resta in patria per ottenere una laurea, ma successivamente il 72% sceglie l’Italia per un master e solo il 40% per un dottorato. É emerso, altresì, che il Regno Unito, messo a confronto con due altre potenze dell’UE, Francia e Germania, è il Paese con il maggior numero di ricercatori stranieri, circa 748.
Gli interventi successivi, presieduti dal prof. Ian Preston dell’University College of London, hanno evidenziato le preoccupazioni che il processo Brexit suscita nel mondo accademico UK,anche perche’ molti fondi europei per la ricerca erano presi dalla Gran Bretagna, uscendo dall’EU non beneficerebbe piu’ di tali contributi, e i ricercatori e accademici potrebbero essere nei “guai”.
Non sappiamo cosa accadrà dopo l’attuazione effettiva della Brexit, questi sono solo dati e fatti importanti ma dobbiamo sempre analizzare il contesto del dato e degli impulsi del momento dettati da molta insicurezza.
Se davvero molti ricercatori italiani, ora nel Regno Unito, tornassero in Patria, allora il sistema universitario italiano e le istituzioni dovrebbero impegnarsi seriamente a sostegno della ricerca, sfruttando al meglio tale risorsa.
Questo pero’ tardera’ sicuramente e passeranno molti anni, e alla fine i ricercartori e gli accademici italiani in Uk se proprio non dovessero rimanere in Gran Bretagna, non tornerebbero in italia ( o forse solo alcuni) ma andrebbero sicuramente in altri posti del mondo, a portare come sempre hanno fatto la loro creativita’, passione, professionalita’ e ottima preparazione.
Intervista ai giovani ricercatori che hanno vinto il premio – italy made me award – come migliori ricercatori che hanno dato un forte contributo alla ricerca in Uk a seguire l’intervista al professor Guarino. l’importante premio e’ istituito dall’Ambasciata italiana e curato dal Prof Roberto Di Lauro.

Intevista eslusiva al prof. Massimo Inguscio presidete del C.N.R. – ” non vedo tutto questo buoi per i ricercartori e accademici per la Brexit… ci sono sempre altre mete. La scienza e’ un ponte non un muro…”
[in foto da sinistra il Ministro per gli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale, Fabrizio Nicoletti. Il prof Massimo Inguscio presidente del CNR. L’Ambasciatore italiano a Londra Pascquale Terracciano]
I partecipanti sono stati:
– Italian Ministry for Education, University and Research
– Fabrizio Nicoletti, Head of the Scientific and Technological Cooperation Unit, Italian Ministry of Foreign Affairs and International Cooperation
– Prof Massimo Inguscio, President, Italian National Research Council
– Prof Sergio Bonini, President, Italian Medical Society in Great Britain
– Prof Antonio Guarino, President , Association of Italian Scientists in the UK
– Dr Julie Maxton (Executive Director, Royal Society)
– Prof Graeme Reid (Professor of Science and Research Policy at UCL and specialist advisor to the House of Lords on science and the EU)
– Prof Susanna Terracini (University of Turin and ANVUR)
– Prof Gianni De Fraja (University of Nottingham and University of Rome “Tor Vergata”)
– Prof Jonathan Grant (The Policy Institute, King’s College London)