Londra ( di Davide Rabai )– Dal 23 giugno 2016, data in cui gli inglesi hanno votato la Brexit, si sono susseguite varie ipotesi sul futuro del Regno Unito sia a livello politico, economico – finanziario, sia per quanto riguarda la circolazione di beni e persone.
Proprio quest’ultimo aspetto sta tenendo “col fiato sospeso” anche i nostri connazionali, presenti in UK in pianta stabile in un numero vicino ai 3 mln di persone.
Non solo. Il Regno Unito, in particolar modo Londra, è crocevia di flussi turistici da tutto il mondo, oppure di viaggiatori che si muovono per motivi di affari, senza dimenticare la “Erasmus generation” – così come fu definita dall’ex presidente del consiglio Matteo Renzi.
Teresa May, al momento di Brexit, confermò che non ci sarebbero state limitazioni per almeno 2 anni, ovvero il tempo effettivo per mettere in pratica la “separazione” da Bruxelles, ma le idee oggi sono ben chiare: “Stop alla libera circolazione dei cittadini, a partire da marzo 2019”.
Proprio così. Questo è quanto confermato dalla portavoce della Premier inglese, smentendo di fatto definitivamente le ipotesi contrastanti- interne al governo.
Alcuni ministri come quello delle finanze e quella dell’interno avanzavano la possibilità di mantenere la libera circolazione per ulteriori tre anni, arrivando quindi al 2022. Altri, come il ministro del commercio Fox, hanno presto riportato con i piedi per terra i più ottimisti, sottolineando come le effettive misure da mettere in pratica dovranno comunque rispettare le volontà degli elettori: Brexit è Brexit, in sostanza, quindi perché trovare accordi per mantenere tutto come prima?
Questa posizione di distacco era già stata presa dalla May a gennaio, in questi giorni riconfermata, ricordando però che i cittadini Ue che vivono e lavorano in UK non dovranno lasciare il Paese, ma basterà estendere i propri permessi e documentazioni.
Sicuramente, a partire da aprile 2019, è stato comunicato che gli spostamenti in UK dovranno essere registrati e documentati anch’essi, al momento però non sembra esserci molta chiarezza a Downing Street, in particolar modo riguardo al lungo periodo.
Va comunque sottolineato che il governo May, dopo il recente calo elettorale, ha dovuto abbandonare la linea dura contro l’Ue e non si escludono quindi accordi “soft” tra le parti.
In molti, probabilmente, ne sarebbero più che contenti.