A meno di 24 ore dal tragico attacco a Barcellona e Cambrils, la Finlandia piomba nel terrore: accoltellati i passanti nella piazza del Mercato di Turku. Gli attentatori hanno ucciso a sangue freddo al grido di Allahu Akbar. Secondo le autorità ci sarebbero almeno 5 feriti e una vittima.
Londra (Fabiola Masilla) – Barcellona, ore 17 circa, la Rambla è affollata di turisti, gente passeggia e assapora la vivacità della capitale catalana. Il terrore irrompe poi nella quotidianità. Un furgone con a bordo l’attentatore Moussa Oukabir falcia la folla come fossero spighe di grano. Ancora una volta è preso di mira il cuore pulsante di una città europea: stessa tecnica, stesse modalità, medesime procedure, quasi fossero delle regole da eseguire alla lettera, quelle adottate dagli attentatori anche a Barcellona. Ricordano i fatti di Parigi, di Nizza, sulla Promenade des Anglais, di Londra, sul London Bridge, ora Barcellona e La Rambla, il cui nome, ironia della sorte, deriva dall’arabo raml (sabbia). La Rambla, detta anche Les Rambles in catalano, attraversa l’intera città, è la via dello shopping, del turismo attivo e vivace, di notte, come accade spesso anche in altre metropoli, la via principale muta poi la sua faccia diurna e nella notte diventa una via a luci rosse.
L’ISIS ha da subito rivendicato l’attentato attraverso i suoi canali media. L’attacco terroristico ha causato la morte di 14 persone, fra cui due italiani Bruno Gulotta e Luca Russo.
Il primo, un informatico di Legnano, stava passeggiando sulla Rambla con i figli, ha fatto in tempo a metterli in salvo; poco dopo è stato falciato dalla violenza del camion, lo racconta il suo collega e amico, presente alla tragedia. Il secondo, laureato in ingegneria, si trovava lì con la fidanzata, rimasta ferita.
Numerosi i feriti, si parla di circa 100 persone, ricoverate nei vari ospedali della capitale catalana. L’attentatore diciottenne è ancora in fuga, mentre sono stati arrestati i quattro complici.
In nottata il terrore ha invaso, invece, la cittadina di Cambrils a 120 km da Barcellona dove 5 kamikaze sono stati uccisi dalla polizia durante un blitz. I cinque a bordo di un’Audi A3 avrebbero investito alcuni passanti, interrompendo la folle corsa per scendere dall’autovettura e colpire i passanti con coltelli. Fortunatamente non vi sono vittime ma solo feriti, di cui uno grave.
In tarda mattinata la città catalana si è raccolta a Plaza de Catalunya per osservare un minuto di silenzio in ricordo delle vittime dell’attentato. Presente anche il Re Filippo VI e il premier Mariano Rajoy, il presidente della Catalogna, Carles Puigdemont, la sindaca di Barcellona, Ada Colau e le altre cariche importanti del governo iberico.
La folla era numerosa, tanta la solidarietà da parte di tutte le istituzioni dei paesi di appartenenza delle vittime coinvolte e non solo. Palazzo Chigi ha issato a mezz’asta, accanto alla bandiera italiana, anche quella spagnola. Sono ancora in corso riconoscimenti e indagini ed è ricercato l’attentatore che è riuscito a fuggire.
Ma perché ora la Spagna è nel mirino dell’ISIS? Come mai si procede sempre con la stessa tattica? Quest’attentato era prevedibile? Sono tante le domande che affiorano, le medesime che emergono ogni qual volta assistiamo inermi a fatti del genere.
Ma al di là degli interrogativi, delle indagini, degli arresti e delle possibili recriminazioni restano solo i minuti di silenzio, le iniziative di commemorazione, le bandiere issate in segno di lutto e ancora una volta i corpi inermi, che giacciono al suolo, di gente la cui vita è stata interrotta in un caldo e assolato pomeriggio d’estate, in una Barcellona che non è abituata ad indossare una veste oscura e straziante.
Foto via: casertaweb.com