“La Brexit non è un sentimento”

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Intervista al giornalista Giuseppe Fabio Ciccomascolo, reporter per Alliance News Limited a Londra, che si sofferma su come il referendum sia stato un “voto di pancia”.

 

Giuseppe Ciccomascolo è un giornalista finanziario che lavora presso Alliance News Limited, una compagnia fondata nel 2013 con il compito di segnalare aziende, mercati e operatori economici per gli investitori britannici e i loro consulenti allo stesso ritmo della finanza stessa. E’ originario della Puglia, di Lesina, in provincia di Foggia, e ha frequentato la London School of Journalism.

Il giornalista Ciccomascolo è stato intervistato il 5 settembre dagli 11 ragazzi dell’Elena di Savoia incentrando la loro intervista sulla Brexit e sulle eventuali conseguenze.

Che cos’è la Brexit? Quali sono le motivazioni che hanno spinto i britannici a votarla e che ripercussioni avrà?

’’La Brexit non è un sentimento, non si può spiegare secondo le emozioni del momento. A mio avviso, il Regno Unito si sta rendendo conto, solo adesso, della decisione affrettata e confusionale dettata più dalla rabbia del momento. Ritengo si sia trattato di un voto di pancia. Per fortuna, la Costituzione italiana prevede che i trattati internazionali non siano soggetti a referendum”.

Non ci sono vere motivazioni che riescano a spiegare questa scelta se non la fiducia che la popolazione ha riversato nei confronti di Nigel Farage, ex leader dell’UKIP, il quale ha sostenuto che l’uscita dall’Unione Europea avrebbe portato ad un sostanzioso risparmio sul piano sanitario.

I timori degli economisti, secondo Ciccomascolo, riguardano anche la svalutazione della moneta britannica. Infatti, afferma che la sterlina ha perso il 16% del proprio valore contro il dollaro. Si è trattato di un colpo duro, ma visto positivamente da chi ha investimenti a Londra. Dal punto di vista della borsa, chi ha avuto più profitti dall’indebolimento della sterlina sono quelle società che sono quotate a Londra, ma hanno anche investimenti all’estero, tipo le società minerarie che estraggono oro e rame in altri paesi, di conseguenza per loro c’è stata oggettivamente un’agevolazione.

La svalutazione della moneta britannica, secondo Ciccomascolo, insieme agli investimenti che già si stanno spostando altrove, in particolare verso il resto d’Europa, potrebbe pesare parecchio sul futuro del Regno Unito.

Deutsche Bank ha già deciso di spostare 4.000 dipendenti verso Francoforte o Dublino, la Royal Bank of Scotland ne porterà via almeno 300 nell’immediato e Lloyds, che ha sede a Londra, aprirà una filiale europea a Bruxelles, in attesa di capire cosa farne dei dipendenti impiegati nella capitale britannica.

Il calo della fiducia delle imprese, dei consumatori e la riduzione degli investimenti di aziende nel Regno Unito, potrebbero portare la Gran Bretagna ad una situazione di squilibrio.

È possibile un ripensamento prima della scadenza della Brexit?

Il regolamento del trattato di Lisbona all’articolo 50, riguardo l’uscita di un paese dall’Unione Europea, prevede il ripensamento; tuttavia, adesso, penso che il Regno Unito si sia spinto oltre. Ripensarci ora significherebbe indire un nuovo referendum, ulteriori costi e significherebbe fare una figuraccia per l’isola britannica. In questo discorso, bisognerebbe separare il Regno Unito da Londra, poiché quest’ultima è quasi uno stato a se stante, con i suoi 8 milioni di abitanti compresi quelli non censiti nelle varie ambasciate, soprattutto dal punto di vista economico e finanziario in quanto nella capitale girano 850miliardi di derivati al giorno, il volume più grande di tutto il mondo“.

A Londra, il 60% degli aventi diritto ha votato per rimanere in Europa. Escludendo la capitale, i ripensamenti potrebbero averli i contadini e proprietari delle case che affittano agli studenti in quanto verranno meno i benefit dell’Unione Europea.

Quali potrebbero essere le conseguenze della Brexit sull’organizzazione dei viaggi studio e/o Erasmus?

Venendo meno l’appoggio dell’Unione Europea, verranno meno anche i benefici che ne derivano, dunque il piano Erasmus potrebbe non coinvolgere più come prima il Regno Unito; unitamente a questo, potrebbero diminuire anche i finanziamenti per i ricercatori, e sappiamo bene quanto è alto il numero di nostri connazionali che conducono ricerche e studi scientifici nel Regno Unito. Ovviamente, tutti questi dettagli verranno discussi ed eventualmente limati nel corso delle trattative che stanno andando avanti, molto lentamente, tra l’Unione Europea e il Governo May”.

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I ragazzi dell’Istituto “Elena di Savoia- Piero Calamandrei” durante l’intervista a Giuseppe Ciccomascolo

*Intervista realizzata dagli studenti dell’Istituto “Elena di Savoia-Piero Calamandrei” di Bari.