Zuckerberg rompe il silenzio : mea culpa

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SAN JOSE, CA - APRIL 18: Facebook CEO Mark Zuckerberg delivers the keynote address at Facebook's F8 Developer Conference on April 18, 2017 at McEnery Convention Center in San Jose, California. The conference will explore Facebook's new technology initiatives and products. (Photo by Justin Sullivan/Getty Images)

Londra ( Frabrizio Vitanuova) Rompe il silenzio Mark  Zuckerberg e ammette le sue colpe. Lo fa dalla pagina persona di FB, con un lungo post, che per molti e’ ingiusto, per altri e’ stato doveroso. Addirittura, Brian Acton, divenuto miliardario vendendo la sua app, (WhatsApp) proprio a Zuckerberg, si è apertamente schierato con il movimento #deletefacebook, raccogliendo molti consensi, in 11 ore 9 mila like, con il suo post condiviso oltre 4 mila volte.

Zuckerberg, ammette che nel sistema FB ci sono ancora molte cose da fare, ma in quel post dice :Abbiamo la responsabilità di proteggere i vostri dati, e se non riusciamo a farlo non meritiamo di essere al vostro servizio. “La buona notizia – aggiunge – è che molte misure per prevenire tutto questo sono state già prese anni fa”.

Intanto dal quartier generale di Fb, vengono allontanati i responsabile per la sicurezza informatica Alex Stamos e poi probabilmente ci sara’ un  clamoroso passo indietro dello stesso presidente ed amministratore delegato di Facebook, fino a pochi giorni fa considerato una sorta di “imperatore a vita”.

Ma in tutto questo quello che veramente preoccupa Zuckemberg e’ la fiducia e il danno di immagine che qusta vicenda ha generato, miliadi di persone che si sono sentiti traditi, con i propri dati utilizzati per fini politici, che si tratti del referendum sulla Brexit o dell’elezione di Donald Trump.

Nel post Mark ripercorre le tappe, nel 2013 Aleksandr Kogan, ha creato un’app per quiz di personalità. È stato installato da circa 300.000 persone che hanno condiviso i loro dati e alcuni dei dati dei loro amici. Considerando come funzionava allora la nostra piattaforma, significava che Kogan era in grado di accedere a decine di milioni di dati dei loro amici” “Nel 2015 abbiamo appreso dai giornalisti del Guardian che Kogan aveva condiviso i dati della sua app con Cambridge analytica. È contro le nostre politiche che gli sviluppatori condividano dati senza il consenso delle persone, quindi abbiamo immediatamente cancellato l’applicazione di Kogan dalla nostra piattaforma, chiedendo sia a Kogan che a Cambridge analytica di certificare formalmente di aver eliminato tutti i dati acquisiti in modo improprio. E queste certificazioni sono arrivate”.

Dal Washington Post l’ex dipendente di Cambridge Analytica sostiene che il programma per la raccolta di dati su Facebook fu avviato nel 2014 dalla sua ex società sotto la supervisione di Steve Bannon guarda caso  l’ex stratega politico di Trump.

Tre anni prima il suo incarico alla Casa Bianca, Bannon lavoro’ a un progetto, che visto con il senno di poi, fa paura: creare profili dettagliati di milioni di elettori americani su cui testare l’efficacia di molti di quei messaggi populisti che furono poi alla base della campagna elettorale di Trump.

Insomma tutto sembra ora chiaro, si stava preparando la campagna di Trump. E tutto questo all’insaputa di Mark, tradendo le regole del social network piu’ potente al mondo.

Mark conclude intervistato dalla cnn con gli occhi lucidi : “pensavo che la cosa più importante per me fosse avere il maggior impatto possibile nel mondo. Ora l’unica cosa che mi interessa è costruire qualcosa per cui le mie figlie, crescendo, possano essere orgogliose di me”.

Ma lo scandalo datagate sembra solo all’inizio.

 


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