Londra (Valeria Piccioni) – Almeno 19 persone sono morte nell’incidente avvenuto ieri nella moschea di Baghdad, e a questo numero già elevato vanno aggiunte decine di feriti. La causa del tragico evento sembra essere riconducibile ad un’esplosione avvenuta all’interno del deposito di armi custodite all’interno del luogo di preghiera. Il bilancio delle vittime coinvolte nel quartiere di Sadr City – ospitante la moschea – potrebbe salire a causa della gravità delle condizioni di salute di alcuni feriti.
La moschea del distretto a maggioranza sciita, è frequentata dai seguaci del leader radicale Muqtada al-Sadr che ha ottenuto la maggioranza relativa nelle parlamentari del 12 maggio ed è ormai prossimo alla costituzione di un governo di coalizione con altri blocchi.
Muqtada al-Sadr, vincitore inaspettato delle elezioni parlamentari in Iraq del mese scorso, è uno degli iracheni più importanti e ambigui degli ultimi 15 anni: la coalizione di cui faceva parte, denominata “Sairoon”, era costituita da musulmani sciiti, comunisti laici e attivisti anti-corruzione. Definita da molti, la ‘coalizione populista’, si è più volte dichiarata avversa alla presenza americana e iraniana in Iraq.
Già dal 2003, dopo la morte di suo padre e dei suoi fratelli per mano del regime di Saddam Hussein, Muqtada ha iniziato a guidare la resistenza irachena contro la presenza dei soldati americani. La sua base era a Sadr City, quartiere di Baghdad particolarmente povero e a stragrande maggioranza sciita, chiamato così dopo la caduta di Hussein in onore della famiglia di Sadr.
Alle ultime elezioni Sadr si è presentato come leader di una forza populista che combatte contro la corruzione secondo il principio di “Iraq first”, “l’Iraq prima di tutto” – potremmo azzardare – la versione irachena dello slogan elettorale di Donald Trump e Matteo Salvini. Sadr si è sempre esposto parlando dell’importanza di ridurre l’influenza delle potenze esterne nella politica nazionale, presentandosi come unica coalizione sciita dichiaratamente anti-Iran. La coalizione avversa era quella guidata dall’attuale primo ministro Haidar al Abadi e chiamata Nasr, filo americana e filo iraniana. Nasr è arrivata terza, dietro alla coalizione sciita Fatah guidata da Hadi al Amiri.
Molto probabilmente Sadr non potrà diventare primo ministro dell’Iraq poiché non era formalmente candidato, ma potrà ottenere una posizione importante. La sua coalizione dovrà trovare forze politiche con cui allearsi per formare la maggioranza in Parlamento. Dubbia la fine delle truppe americane in territorio iracheno: si ritireranno davvero del tutto?
Intanto, secondo diversi analisti, la situazione potrebbe convogliare in tensioni rilevanti: l’Iran potrebbe aver assunto una posizione scomoda che non gli permetterà di influenzare a proprio piacimento la politica dell’Iraq nei prossimi anni.