Londra (Valeria Piccioni) – «Non sarà più permesso alle persone di arrivare dall’Europa nella remota possibilità che possano trovare un lavoro». Questa una delle più assordanti letali dichiarazioni che il primo ministro ha messo per iscritto nel suo lungo post su Facebook « Due anni fa, la maggioranza del popolo del Regno Unito ha parlato e ha votato per lasciare l’Unione Europea: da allora, la mia priorità numero uno è stata quella di dare a questo paese la Brexit che ha richiesto.».
Queste le dichiarazioni di una May tutta d’un pezzo, di una May che cerca di prendere una posizione forte a fronte della precarietà dimostrata dal governo inglese negli ultimi giorni. È sempre lei a dare voce a tre delle domande più diffuse da due anni a questa parte tra i cittadini britannici: «Significa la fine della libertà di movimento? Saremo in grado di firmare i nostri accordi commerciali? E il Regno Unito sarà al di fuori della giurisdizione della Corte europea?» scrive il primo ministro sul social «Sono molto contenta di dire che le risposte sono molto semplici: sì, sì e sì».
Dopo innumerevoli controversie circa il taglio più o meno forte del cordone ombelicale da mamma Europa, il governo traballante di Theresa May sembra volersi riprendere realizzando per i cittadini inglesi la Brexit promessa. Questo significherà:
- Fine della libertà di movimento: non tutti gli europei potranno venire a cercare lavoro nel Regno Unito. Continueranno ad essere accolti i professionisti qualificati che possano effettivamente portare il paese a prosperare, quali medici, infermieri, ingegneri, imprenditori. Questo significherà, come chiarisce il primo ministro, che l’Inghilterra avrà per la prima volta pieno controllo delle proprie frontiere: a Bruxelles non sarà più permesso decidere chi potrà vivere e lavorare nell’isola oltre la Manica.
- La politica commerciale diverrà completamente indipendente, ci sarà il seggio inglese all’Organizzazione mondiale del commercio e la possibilità di fissare tariffe e concludere accordi commerciali con chiunque, a patto che venga deciso dalla Gran Bretagna. La May assicura «I beni e i servizi britannici sono molto richiesti a livello internazionale, quindi non sorprenderà scoprire che i paesi faranno la fila per concludere accordi commerciali con noi dopo che lasceremo l’UE.»: tra i paesi prossimi a siglare un accordo gli Stati Uniti (accordo del quale il primo ministro discuterà con Trump molto probabilmente questo venerdì in occasione della visita del presidente americano alla città di Londra).
- I giudici britannici nei tribunali britannici regoleranno le leggi inglesi: la Corte di Giustizia Europea non avrà più voce in capitolo.
Le norme in comune con l’Unione Europea, ribadisce la May, rimarranno quelle relative ad aspetti quali le emissioni di gas di scarico e la sicurezza alimentare. Il Parlamento rifiuta le opzioni proposte dall’ EU inerenti all’accordo commerciale per la Gran Bretagna con l’Irlanda del Nord, all’adesione al SEE e all’unione doganale: così facendo, il legame con Bruxelles sarebbe secondo loro troppo forte e limiterebbe il controllo dello stato sulla questione dell’immigrazione, sugli accordi commerciali, e i pagamenti all’EU.
«Solo il nostro accordo Brexit per la Gran Bretagna rispetta veramente la volontà del popolo britannico. E, come Primo Ministro, è la Brexit che sono determinato a consegnare.».
Dopo un inizio stagnante di partita, la Gran Bretagna sembra essersi decisa a rimettere in discussione le sorti del gioco: il giorno dopo la cocente sconfitta alle semifinali di Coppa del Mondo, i britannici attendono che anche Bruxelles faccia la sua prossima mossa su questa scottante scacchiera continentale. Purché non muova scacco alla Regina. E al suo Primo Ministro.