Londra (Giulia Faloia) – Il Parlamento inglese si è riunito nella giornata di ieri, lunedì 16 luglio, per discutere del Trade Bill 2017/2019.

Il disegno di legge fa parte di una serie di misure relative alla Brexit che intendono modificare la legislazione del Regno Unito in funzione dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea.

Il Trade Bill non contiene un riferimento diretto agli accordi commerciali internazionali, che potranno essere stipulati solo successivamente al periodo di transizione di uscita dall’UE, ma conferisce al Governo il potere di modificare la legislazione interna per adempiere agli obblighi imposti dalla procedura.

I dibattiti nati dalla discussione del disegno di legge sono stati numerosi e non si sono risparmiati interventi duri da parte dei diversi schieramenti. 

L’esponente del partito conservatore Gillian Keegan ha affermato che il Primo Ministro stava puntando ad un accordo “a basso rischio”, riconfermando la posizione di Theresa May che aveva contribuito alle recenti dimissioni degli ex ministri pro Brexit.

Di diverso tenore l’intervento della co-leader del Partito dei Verdi, Caroline Lucas, secondo la quale il disegno di legge non avrebbe fornito un adeguato controllo per gli accordi commerciali da parte dei parlamentari.

La stessa Lucas ha aggiunto che “i membri di questo Parlamento hanno bisogno di un voto garantito sull’accordo che emerge dai negoziati” e che sarebbe stato necessario elaborare delle valutazioni sulla sostenibilità del progetto al termine delle trattative.

Il conservatore Richard Graham ha affermato invece che gli emendamenti non sarebbero stati altro che un tentativo di costringere il Regno Unito a un’unione doganale, sostenendo che il disegno di legge andasse contro i benefici del libero scambio.

Dall’altra parte della barricata, il laburista Geraint Davis ha affermato che questo disegno di legge è “l’ultima parte della fantasia della Brexit” secondo la quale il Regno Unito tratterà il commercio con paesi al di fuori dell’Unione Europea.

Ha affondato inoltre un attacco diretto a Donald Trump, affermando che “non possiamo fare affidamento sugli Stati Uniti” perché gli accordi commerciali diano le percentuali necessarie da altri Paesi.

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Ma Davis non si è fermato qui, aggiungendo che gli altri Paesi saranno “obbligati” a stipulare nuovi accordi perché quella inglese sarà la parte più debole nei negoziati. 

Mentre le clausole 12, 13 e 14 del governo sono state aggiunte al disegno di legge senza opposizioni, le opinioni si sono differenziate sulla clausola 3.

L’argomento della discordia è firmato Caroline Lucas, che attraverso il suo emendamento proponeva un incremento del controllo parlamentare sugli accordi di libero scambio e richiedeva al governo di pubblicare valutazioni sulla sostenibilità degli accordi proposti.

Il Parlamento ha però respinto la clausola 3 con 314 voti contrari contro 284 favorevoli.

Una nuova battaglia si è configurata subito dopo per il voto sulla clausola 20, presentata dall’SNP, che richiederebbe l’approvazione di qualsiasi mandato per la negoziazione di nuovi accordi di libero scambio da parte delle legislazioni decentrate.

Anche in questo caso la clausola è stata respinta, con 316 voti contrari contro 37 favorevoli.

Gli emendamenti governativi da 36 a 39 e 42 sono stati approvati senza ulteriori votazioni, mentre l’emendamento 19 del Labour è stato respinto con 315 voti sfavorevoli contro i 285 a favore. 

Accordo da parte del Parlamento sugli emendamenti 4 e 75, che sono invece stati approvati senza bisogno di procedere a ulteriori votazioni. 

Queste solo alcune delle consultazioni e degli esiti che hanno condotto al risultato finale: il Trade Bill passa con 305 deputati a favore e 302 contrari, salvandosi per soli tre voti.

Il Governo inglese ha comunque dovuto pagare un prezzo abbastanza alto, visto che oltre alla vittoria strappata per un soffio, ha visto dimettersi un altro ministro, il Segretario di Stato britannico alla difesa, Guto Bebb.

La situazione politica nel Regno Unito continua ad essere altamente instabile e solo il tempo potrà confermare la solidità di un esecutivo al momento molto traballante.