Londra (Giulia Faloia) – Scalata alla popolarità, tradimenti e ricatti di partito, esternazioni impulsive e provocatorie, personalità da sobillatore di folle e un’ascesa non canonica e inaspettata. Sono parecchi i punti di contatto tra Boris Johnson e Matteo Salvini, tanto che non sono in pochi ad accomunare i due politici.
Ma le similitudini non finiscono qui e c’è chi accusa entrambi di derive xenofobe e razziste. Johnson non ha mancato di mantenere la propria linea anche recentemente ed è stato attaccato per aver definito le donne in burqa “cassette delle lettere ambulanti” e “rapinatrici di banca” in un editoriale sul Daily Telegraph.
Quest’ultima uscita ha ovviamente scatenato indignazione e reazioni furiose, tanto che Theresa May gli ha intimato di chiedere scusa. L’ex ministro degli Esteri non ha però detto alcunché e il partito ha aperto un’inchiesta interna per verificare se abbia violato il codice di condotta. In ogni caso è riuscito a far parlare di sé.
Parafrasando le parole di Martin Kettle, sul Guardian, Boris Johnson è enormemente ambizioso ed egocentrico e continua ad allinearsi su posizioni sempre più estreme per presentarsi come candidato della destra populista. Parla per slogan che poi non sa o non può trasformare in realtà. Non ha una visione da statista né saldi principi morali. Un profilo che ricorda inevitabilmente, ancora una volta, Matteo Salvini.
Anche il corrispettivo elettorato inglese e italiano ha molti caratteri in comune. Entrambi gli schieramenti sono pronti a difendere i propri leader a spada tratta, amano i populismi e rifiutano la politica tradizionale.
Unica sostanziale differenza, l’istruzione. Boris Johnson ha infatti frequentato le migliori scuole del Regno Unito, Eton e Oxford, ed è considerato un erudito nelle materie classiche. Cosa che non si può dire per quanto riguarda il ministro italiano.
L’alto livello di istruzione non ha però evitato che Johnson continuasse a sparare esternazioni a dir poco fuori dalle righe sul “nemico” di turno. Ha infatti definito Hillary Clinton una suora sadica da ospedale psichiatrico, ha dichiarato che Barack Obama non ama l’impero britannico a causa delle sue origini keniote, ha definito i bambini di colore del Commonwealth dei “piccaninnies”, termine estremamente offensivo. Ha accusato la Papua Nuova Guinea di dedicarsi a cannibalismo e orge, ha paragonato l’UE al programma politico di Hitler, ha promesso agli elettori che, se avessero scelto i Tory, avrebbero avuto una moglie con un seno più grande e una Bmw M3 in garage.
Tutto questo non è però bastato ai suoi elettori per fargli raggiungere alte posizioni in politica, dove sta continuando la sua scalata, attraverso una propaganda non stop. Ricorda qualcuno?
Sembra ormai chiaro a tanti che il vero obiettivo di Johnson sia diventare Primo Ministro, attraverso una campagna mediatica che vede protagoniste misoginia, estremismo e rottura totale con le regole precostituite.
Se così fosse, il mondo vedrebbe Trump Oltreoceano, Salvini in Italia, Johnson nel Regno Unito. Le premesse portano tempesta.