Londra ( Saverio Bonamici) Oggi e’ una data che i nostri figli e nipoti leggeranno nei libri di storia. Alle 23 ora inglese, la mezzanotte in italia, la Gran Bretagna si separera’ dall’Unione Europea diventando a tutti gli effetti un paese terzo come lo era nel 1973.
Una svolta decisiva, che portera’ delle conseguenze sia in Europa che in Gran Bretagna, e nello scenario politico ed economico internazionale. Per molti italiani e’ un momento triste, un “tradimento” che non si aspettavano, ma sara’ accettato comunque. C’e’ poco da fare.
Gia’ davanti al parlamento inglese ci sono molte persone, ci saranno manifestazioni, giornalisti, e bandiere dell’Europa che alle 23 saranno calate giu’ per sempre, come la Union Jack sara’ calata dai palazzi di Bruxelles.
Londra e Bruxelles manterranno lo status quo per (almeno) 11 mesi in attesa di negoziare i nuovi parametri delle relazioni future sul commercio e sulle altre questioni tutte ancora da definire.
Nessun parlamentare inglese, compreso ovviamente il primo ministro Boris parteciperà piu’ ad alcun dibattito politico in EU e i cittadini britannici verranno inoltre esclusi dai concorsi per posti di funzionari Ue. Tutto finito.
Inizia la fase molto delicata di transizione in primis, la definizione del dossier dei rapporti commerciali. Johnson, lo sappiamo, punta a un trattato di libero scambio con i 27, a “zero dazi e zero quote”; ma i tempi sono stretti, i dettagli tecnici complessi, gli ostacoli e i potenziali conflitti numerosi.
E i diritti dei cittadini sul lavoro? Saranno tutelati ma attenzione alle nuove norme, piu’ complesse e che ogni lavoratore dovrà rispettare per continuare a vivere e lavorare in UK.
( ascolta la trasmissione di LondonONEradio con l’avvocato per i diritti dei lavoratori dopo la Brexit) :
L’intesa tra Londra e Bruxelles punta a garantire inoltre che “i diritti di milioni di cittadini dell’Ue e di quelli britannici continuino ad essere protetti nel luogo che chiamano casa”. Ecco di seguito il testo completo della missiva firmata dai presidenti David Sassoli, Charles Michel e Ursula von der Leyen:
Il nostro pensiero va a tutti coloro che hanno contribuito a fare dell’Unione europea ciò che è attualmente. A coloro che sono preoccupati per il loro futuro o delusi di vedere andarsene il Regno Unito. Ai membri britannici delle nostre istituzioni che hanno contribuito a dare forma a politiche che hanno migliorato la vita di milioni di europei. Il nostro pensiero va al Regno Unito e ai suoi cittadini, alla loro creatività, al loro ingegno, alla loro cultura e alle loro tradizioni, che sono stati parte integrante del tessuto europeo.
Dobbiamo però guardare al futuro e costruire un nuovo partenariato duraturo tra amici. Insieme, le nostre tre istituzioni faranno tutto ciò che è in loro potere per garantirne il successo. Siamo pronti a essere ambiziosi.
L’intensità del partenariato dipenderà dalle decisioni che andremo a prendere, perché ogni scelta ha le sue conseguenze. Senza la libera circolazione delle persone, non può esserci libera circolazione dei capitali, dei beni e dei servizi. Senza condizioni di parità per l’ambiente, il lavoro, la fiscalità e gli aiuti di Stato, non può esserci un accesso ottimale al mercato unico. Se non si è membri non si possono conservare i benefici dell’adesione.
Nelle settimane, nei mesi e negli anni a venire dovremo in parte allentare i legami meticolosamente tessuti per oltre cinquant’anni tra l’Ue e il Regno Unito. Intanto dovremo anche dedicarci con il massimo impegno a tracciare insieme un nuovo percorso come alleati, partner e amici.
Anche se non sarà più membro dell’Ue, il Regno Unito continuerà a far parte dell’Europa. La vicinanza geografica, la storia comune e i vincoli che abbiamo stretto in numerosi settori ci legano inevitabilmente e ci rendono alleati naturali. Continueremo a lavorare insieme negli affari esteri, nella sicurezza e nella difesa, mossi da obiettivi comuni e interessi condivisi. Ma lo faremo in modi diversi.
Non stiamo sottovalutando il compito che ci attende, ma siamo certi che con buona volontà e determinazione potremo costruire un partenariato duraturo, positivo e significativo. Domani segnerà anche una nuova alba per l’Europa. Questi ultimi anni ci hanno avvicinato come nazioni, istituzioni e persone. Hanno ricordato a noi tutti che l’Unione europea non è solo un mercato o una potenza economica, ma è un insieme di valori che tutti condividiamo e difendiamo. Uniti siamo molto più forti.
Per questo motivo gli Stati membri dell’Unione europea continueranno a unire le forze e a costruire un futuro comune. In un’epoca di accese lotte di potere e di turbolenze geopolitiche, le dimensioni sono importanti. Nessun paese, da solo, può arginare l’ondata del cambiamento climatico, trovare le soluzioni per il futuro digitale o esprimersi con voce autorevole nella crescente cacofonia mondiale. Insieme, invece, l’Unione europea può farcela.
Possiamo, perché abbiamo il più grande mercato interno al mondo. Possiamo, perché siamo i primi partner commerciali di 80 paesi. Possiamo, perché siamo un’Unione di democrazie dinamiche. Possiamo, perché i nostri popoli sono determinati a promuovere gli interessi e i valori europei sulla scena mondiale. Possiamo, perché gli Stati membri dell’UE faranno leva sul loro considerevole potere economico collettivo nelle discussioni con alleati e partner (Stati Uniti, Africa, Cina o India).
Tutto questo ci infonde il rinnovato senso di una comunità di obiettivi. Abbiamo una visione comune di dove vogliamo andare e l’impegno a essere ambiziosi sulle questioni fondamentali dei nostri tempi. Come indicato nel Green Deal europeo, vogliamo diventare il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050, creando nuovi posti di lavoro e opportunità per le persone. Vogliamo assumere un ruolo guida per la prossima generazione di tecnologie digitali e vogliamo una transizione giusta a sostegno delle persone più colpite dal cambiamento.
Sappiamo che solo l’Unione europea può farlo. E sappiamo che possiamo farlo solo insieme: popoli, nazioni e istituzioni. E noi presidenti delle tre istituzioni ci impegniamo a fare la nostra parte.
CHE COS’È UN PAESE TERZO?
Giusto per precisare:
Si definisce Paese Terzo una nazione o un territorio che non fa parte dell’Unione Europea.
La Comunità Europea è anche un’unione doganale dal 1993, ne consegue che si definisce importazione l’operazione di introdurre merci provenienti da un Paese Terzo attraverso un qualsiasi punto del territorio doganale dell’Unione Europea.
Si definisce esportazione l’operazione inversa, cioè spedire merci verso un Paese terzo fuori dal territorio doganale dell’Unione Europea, attraverso un qualsiasi punto di uscita. Gli scambi di merci in libera circolazione tra stati membri sono definite “acquisti”quando entrano nel territorio di uno qualsiasi degli stati membri UE, o “vendite” se escono dal territorio di uno qualsiasi degli stati membri con destinazione un altro stato membro