Londra (Philip Baglini Olland) – Ci hanno scritto in molti dopo la pubblicazione del video di Linda. Ce lo aspettavamo. Ci hanno criticato, era normale: non ci importa. Ci hanno esaltato, grazie ma non era quello che volevamo, come non vuole nulla questa riflessione, ma è una riflessione doverosa verso chi ci legge e ci segue da tanto tempo con stima, e proprio con la solita stima ci rivolgiamo ai nostri lettori. È nostro dovere, da giornalisti non solo riportare i fatti, guardare le fonti, ma rispettare i nostri lettori, i quali sono gli unici a cui dobbiamo rendere sempre conto.

Cosa si può nascondere dietro a certi video denuncia che non convincono molto per la troppa enfasi?

Il caso di Linda Pasqui, la donna di 49 anni, avvocato originaria di Pontecorvo (Frosinone), ha fatto il giro del web e dei giornali. Anche noi ci siamo occupati della vicenda riportando il fatto e ci siamo chiesti se era giusto o vero quel video. Abbiamo aspettato molto, nonostante le segnalazioni.

Abbiamo aspettato perché prima di diffondere una testimonianza del genere dovevamo prendere alcune distanze razionali. Dopo di che la decisione è stata mia di parlarne, pur sapendo delle critiche alle quali sottoponevo la signora Linda, già tanto criticata in altri post.

Ora da quel video, possiamo fare un’ analisi anche della situazione che sta succedendo in questo periodo in UK e  a Londra con tutte quelle critiche mosse dagli italiani e la rabbia che hanno nei confronti del paese battente bandiera britannica.

Partiamo da una frase di Andy Warhol, che ci ha visto bene: Nel futuro ognuno sarà famoso almeno per 15 minuti” assioma imprescindibile e innegabile, come è stato postato sotto come commento, da alcune persone, a cornice del video. Purtroppo lo sappiamo la rete non perdona. Cerchiamo di provare a vedere le verità e le forzature di una testimonianza che a priori prendiamo per buona e dettata dalla buona fede.

Denunce come quella di Linda, ce ne sono state  molte a Londra in questo periodo, come ce ne sono stati molti in Italia, e non saranno le ultime.

Persone con febbre alta da giorni e lasciate a casa come dice Linda “abbandonati”, ce ne sono molti, sia in Gran Bretagna che in altri paesi. “Abbandonati” – la signora si riferiva al sistema sanitario inglese, o italiano, o alla politica. Non ovviamente abbandonati soli in una casa a morire come cani abbandonati. Perché per fortuna o in casa, o in case di riposo, nessuno è lasciato solo nel vero senso della parola, purtroppo muoiono, spesso vincono gli infermieri e dottori, le ultime persone che vedono.

In Italia ci sono stati casi in cui  molte persone che manifestavano sintomi di coronavirus, con febbre, raffreddore e ai quali non è stato fatto il tampone,  gli hanno detto di stare in casa a letto, spesso sono stati anche brontolati, perché si erano recati in ospedale. Così è successo e sta succedendo anche in UK.

Purtroppo, la criticità della situazione globale, e il modo di operare tra i  diversi paesi, ha fatto crollare tutte le fragili condizioni ospedaliere, che per scelte spesso politiche sbagliate, con tagli forse troppo ingiusti, erano già barcollanti.

È vero anche che, anche se in ritardo di qualche settimana, l’attenzione messa in atto dalla sanità italiana sembra, ad un primo steps, essere migliore di quella inglese o di altri paesi. Ma alla fine tutto il mondo è paese.

Se aggiungiamo, poi, che a Londra  un ragazzo di 19 anni Luca Di Nicola è morto probabilmente per negligenza, del sistema sanitario britannico, i casi di denunce, lamentele, e criticità dal Regno Unito si sono moltiplicate.

Gli italiani di Londra, sono spaventati dall’NHS, hanno paura che non sia in grado di sostenere l’impatto dell’emergenza Coronavirus, e forse hanno ragione, ma, ad oggi quale sistema sanitario è stato capace veramente di affrontare questa pandemia? Nessuno.

Siamo razionali per un attimo, pur capendo che noi italiani siamo spesso mossi da emozioni e cuore pulsante: ma nessun sistema sanitario è stato in grado di fronteggiare l’emergenza. Questa è la verità. Il resto sono tentativi più o meno riusciti e un sacco di morti purtroppo.

C’è stato un approccio più “immediato” da parte dell’Italia, forse, ma come abbiamo visto ci sono state e ci sono ancora delle difficoltà.

Quindi, le parole della signora Linda lecite sotto certi versi, che si lamenta del fatto che gli inglesi, o meglio il sistema sanitario, che l’ha abbandonata a casa, sola, e chiede aiuto all’Italia, va esaminato nei vari dettagli, rompere le parole, andare dietro ai concetti, e cercare di capire se questa testimonianza (o anche altre) è solo una denuncia sul sistema sanitario inglese o mira a svegliare una parte politica italiana, apparentemente indifferente per quanto riguarda gli italiani all’estero.

Per fortuna, la Pasqui ha due cari amici , Manuela Di Ruscio, (candidata lista Meloni Fratelli di Italia) e Gabriele Picano, entrambi avvocati e attivi in politica, sono riusciti a parlare con un funzionario della Farnesina (io non ci sono mai riuscito) che non ha dato garanzie ma che proverà a far arrivare un medico presso l’abitazione della donna
e del suo compagno. È già qualcosa per non sentirsi abbandonata, io credo.

Vox populivox Dei

Molti pesano che dietro a tutto questo video denuncia, oltre alla vera febbre che spesso, porta anche a deliri, ci sia un’azione politica, o per lo meno una volontà di scuotere la politica italiana che deve guardare anche agli italiani all’estero, in particolare di Londra.

Questo video, al pubblico dei social non ha convinto poi tanto, dubbi, incertezze, su quella voce tirata, soffocata, trattenuta dai respiri lenti, che poi spicca il volo, non ha convinto, e molti commenti fanno pensare che sia stato mirato a scopi politici, ad altri invece a scosso le coscienze, tanto da chiamare il Consolato impietositi dal viso sconvolto e malato della signora. Ma rimane sempre il dubbio che sia una delle  tante storie raccontate dai social, con le sue mezze verità.

Un detto dice: che per far passare una menzogna, dobbiamo dire una parte di verità. Il problema è sempre quello. Quale è la vera verità.

Non c’è dubbio che la signora Linda, stia male. Non c’è dubbio, che il sistema sanitario Britannico non funzioni. Non c’è dubbio che sentirsi male e non poter contare sull’aiuto dei medici è brutto.

Ma il diavoletto che abbiamo tutti noi sulla spalla, spesso ci mormora, dei dubbi e che in certe situazioni, parlare sempre in negativo, lamentarsi, denunciando un fatto ci fanno diventare giornalisti, reporter della propria pagina personale di FB, stuzzicando l’adrenalina del nostro show up e porta persone a esasperare le situazioni all’estremo.

In questo periodo si sono letti (troppi) messaggi del tipo: “Noi italiani all’estero siamo abbandonati, dal nostro paese, aiutateci, non ci abbandonate a noi stessi” parole che sembrano un ultimo grido Titanico prima di affogare nel mare della perdizione assoluta, dell’abbandono, della morte.

Prima di tutto non è così. Nessuno ha dimenticato gli italiani all’estero, le istituzioni italiane locali,  Ambasciata e Consolati nei vari paesi esteri, stanno lavorando costantemente con il governo italiano e la Farnesina. Sono stati messi a disposizione siti, numeri, mail per comunicare al nostro paese dove ci troviamo, e in che stato di salute siamo. Se vogliamo fare l’esempio di Londra e in UK, il Consolato, ad esempio,  nonostante abbiamo ridotto l’accesso con il pubblico per ovvi motivi, hanno messo su una Task Force COVID-19 (Coronavirus) che per molti italiani è stata di aiuto e lo è ancora oggi quotidianamente.

È chiaro che l’attesa al telefono è lunga ed estenuante, ma è anche vero che le istituzioni in tempo di covid-19 stanno ricevendo una quantità di chiamate che va oltre alle situazione normale, già come sappiamo ricca di problematiche. Ma alla fine rispondono a tutti sempre. È un dato di fatto. Basta insistere, anche se mi è chiaro che tutti vogliono tutto e subito specie in questi casi. Ma qui va applicato un principio necessario e sufficiente, quello di applicare un po’ di intelligenza e usarla.

Secondo punto da dire, è che spesso, anzi quasi sempre, per  molti italiani all’estero, finche tutto va bene, sono felice, criticano l’Italia come il paese dei disgraziati, della burocrazia, delle scarse opportunità.

Poi, quando qualcosa va male, come in questo caso, il paese ospitante, che fino a ieri ha dato un lavoro e opportunità, come nel caso della signora Linda e ad altri 650mila italiani nel regno unito, improvvisamente diventa il paese che lascia a casa, il paese indifferente, il paese incapace, il paese cattivo che pensa solo all’economia, e non alle persone.

Si a quella stessa economia  che a dire la verità ha spinto molti italiani a venire in UK perché c’era una economia migliore, e probabilmente ci sarà ancora una economia migliore, ma ora tutti o quasi ribussano, come fece il figlio prodigo alla porta di casa e vogliono tornare da mamma Italia. Un po’ strano, e forse sotto certi aspetti ingiusto.

Si contano 5000 persone, forse più che hanno fatto carte false per ritornare a casa, anche se il protocollo dice che soltanto quelle persone con una comprovata esigenza grave familiare possono tornare in Italia, ci sono persone che pur di prendere un volo dell’Alitalia a costi esosi, e che in casi normali avrebbero pure criticato dell’approfitto, ora  hanno fatto di tutto pur di scappare dal paese cattivo, che non riesce a curare i sui pazienti. Fuggire il prima possibile dal paese fatto solo di capre, comandato da una caprone, biondo che quando parla non si capisce nulla e che ora per la goduria di molti e anche di alcuni italiani, sta male a causa del coronavirus.

Ma questo non stupisce più di tanto, essendo italiani, è scritto nel nostro patrimonio genetico, il fatto di tornare sempre da una mamma prima o poi, ed è anche giusto, però la cosa strana, lo si fa sempre nei momenti difficili, criticando il posto che fino ad ieri ti ha permesso ciò che l’Italia ti ha negato.

Rispettando ogni decisione personale, mossa dall’impulso, e dalle paure che ognuno di noi può avere in certe situazioni, a priori dobbiamo ammettere per il dovere dell’obiettività, che ogni decisione va rispettata.

Però dobbiamo essere realistici ed obbiettivi in entrambi i lati.

Ritornando al video di Linda, (nulla di personale contro di lei anzi), ma solo perché è quello che ha destato più interesse e sotto certi aspetti sconcerto, come hanno fatto notare molte persone, parte con uno “straziante” appello quasi senza fiato, e la parola chiave di tutto è Abbandono. Ma vista la situazione mi verrebbe da dire alla signora signora Linda, (già contata dalla nostra redazione per dei chiarimenti). Abbandono per abbandono, non vedo quale sia il paese migliore.

Visto la situazione, cosa dovrebbe fare l’Italia? O il Regno Unito? Visto che nessun paese non ha avuto o non aveva, un manuale scritto sulle emergenze da coronavirus per dire cosa fare ai cittadini, cosa doveva fare la Gran Bretagna rispetto ad altri paesi? Ok, poteva prendere prima la situazione di petto sfruttando l’esempio italiano, e l’Italia allora poteva sfruttare prima l’esempio cinese anziché’ far parlare certi politici o virologi che dicevano che era una normale influenza stagionale, forte, ma una normale influenza. Possiamo andare avanti per anni a dire queste verità senza risolvere nulla: Scagli la prima pietra chi è senza peccato!

Ogni cittadino che abita in una nazione applica le regole imposte da quella nazione, regole in questo particolare caso improvvisate e poi aggiustate il tiro strada facendo cercando di fronteggiare ad una pandemia inaspettata.

Oppure per lo meno i cittadini italiani possono adottare, come molti hanno fatto, le direttive italiane se le ritiene migliori, nonostante sia in Gran Bretagna, non è vietato. Auto isolarsi, prendere le precauzioni etc. E comunque vorrei ricordare che a Londra c’è una clinica italiana Dottore London che insieme al Consolato sono a disposizione  per ogni evenienza, e in più sono italiani!

Diamo però fiducia al governo che ci ospita, e quindi al paese che ci ospita, come gli abbiamo dato fiducia quella mattina prendendo sorridenti e fiduciosi  il primo volo per arrivare in Gran Bretagna e cambiare vita. E che diamine!

Gli italiani immigrati dall’Italia, lo hanno fatto per svariati motivi, ma forse tutti con un denominatore comune di abbandono o incapacità di non essere stati trattenuti nella culla della madre patria. Una sorta di

 

Cosa dovrebbero dire le persone in Italia che stanno lottando, e comunque anche con febbre alta  devono stare a casa perché’ negli ospedali non possono andare? Sentirsi abbandonati? Purtroppo la cruda verità è che si muore ovunque e ogni giorno, per la miseria!

Loro si che abbandonano i propri cari, veramente, lasciando in loro un vuoto di un abbraccio incolmabile. A loro chi da voce? Non hanno video sulle pagine social, non hanno la possibilità’ di far chiamare la Farnesina, non hanno più voce, non hanno più speranza, sono solo polvere, solo numeri abbandonati su qualche tabella statistica.

Certo, quello che dice Londra sui numeri telefonici, messi a disposizione dall’NHS non funzionano, è vero, ma, perché in Italia i numeri di emergenza funzionano sempre? Assolutamente no! testimonianze dalla madre patria dicono che ai numeri di emergenza non risponde mai nessuno e se rispondono dopo ore, la risposta è sempre quella :” siamo in emergenza”, solita cosa dicono  in Uk.

Qui nessuno sta dicendo che non sia giusto portare alla luce le varie situazioni, anzi è giusto, e se dette con un certo rigore e chiarezza, possono veramente aiutare a migliorare qualsiasi sistema, sanitario o politico, anche se quest’ultimo rimane sempre una utopia. La polemica no. La polemica è nemica di ogni sviluppo e crescita, sembra una ventata energica di un possibile cambiamento, ma non lo è, anzi va ad arrugginire gli ingranaggi di una macchina già di per se da rottamare.

Perché queste denunce vengono solo dagli italiani?

Girando nelle pagine di Francesi a Londra, Spagnoli, etc. non si vedono, o meno, denunce contro la Gran Bretagna. Certo non la elevano nemmeno loro al primo podio sanitario mondiale, ma non c’è tutto questo accanimento. Perché gli italiani si lamentano sempre? Perché’ sono arrivati ad “odiare” ad aver paura a non fidarsi del paese scelto. Allora se lo hai scelto tu non dovresti fidarti più nemmeno di te stesso. Hai deciso di vivere in un paese prendi il bello e il brutto. Prenditi la responsabilità della tua scelta. 

Se tu hai deciso di vivere in un paese diverso da quello tuo, è perché si presume, che hai fatto i tuoi conti, ci saranno delle caratteristiche più belle, rispetto al paese che ti ha dato i natali, ma ci saranno anche delle negatività, perché purtroppo il paradiso in terra non c’è da nessuna parte, e tu devi prendere il bello e il brutto di un paese.

Perché criticarlo allora invece di aiutarlo? E sia chiaro io qui non lo sto difendendo, ma analizzando in modo giornalistico razionale la questione, ma se lo critici automaticamente critici la tua scelta e quindi te stesso. Sei tu che hai scelto il paese dove vivere, non è il paese che ha scelto te.

È come in un copia, in un matrimonio, “Ti amo nel bene o nel male”. Criticare, si fa presto, come amare, ma i problemi iniziano ad amare nelle difficoltà, e se nelle difficoltà non c’è amore allora non si è mai amato.

Questo non vuol dire che dobbiamo ogni volta che una situazione si complica puntare il dito contro l’Italia, polemizzare, o far diventare quella situazione una leva per sollevare un caso politico, sperando in qualche voto futuro anche dall’estero, nella speranza di un cambio di poltrone per raggiungere il potere e illudersi di rigenerare la politica Italia, e da settant’anni che si cerca di farlo e ancora siamo in alto mare. Non funziona così.

Fermo restando che la situazione planetaria è molto grave, e fermo restando che si può dire tutto quello che ci pare sui social e a maggior ragione sulle proprie pagine FB, dobbiamo sempre metterci una mano sul cuore e l’altra sulla coscienza, e cercare di analizzare i fatti, ovviamente partendo sempre dalla  buona fede delle persone.

Perché non parlare mai dell’enorme sforzo dei medici e degli infermieri inglesi, che ora è al pari di quello italiano e degli altri paesi?

Perché non raccontare che molte persone lasciate a casa si sono riprese, e hanno lascito delle buone testimonianze? E si sono messe a fare i volontari nel sistema NHS proprio perché’ hanno passato l’inferno? Oppure parlare della macchina della  macchina dell’organizzazione inglese che in poco tempo si e’ attivata, e bene?

Perché non dire che tre aziende private inglesi stanno costruendo respiratori, e letti per le terapie intensive? Perché’ la notizia di una guarigione non far più rumore della notizia che al numero 111 non risponde mai nessuno?

È più facile indicare il Giuda, che raccontare che la Gran Bretagna sa dei suoi problemi, forse non li ammette, per un orgoglio culturale, ma ne è consapevole e cerca di migliorare ogni giorno, allestendo ospedali da campo, adibendo i più grossi centri fieristici come l’Excel, o altri padiglioni ad ospedali e in pochi giorni funzionanti?

Perché non dire che in quell’applauso fatto dalle finestre di tutte le case inglesi, c’erano persone che avevano perso un familiare, il giorno prima, e che con le lacrime agli occhi applaudivano e incoraggiavano i medici britannici. E c’erano anche italiani, per fortuna dico io.

E soprattutto perché le persone, non dico gli italiani, ma in generale, sono sempre portate a lamentarsi sempre?  E mai a cercare di contribuire nel proprio quotidiano a dare una mano al paese che li ospita?

La sanità inglese non ha mai funzionato alla perfezione, non è una novità (come quella italiana) solo ora tutti critichiamo il suo mal operato, critichiamo la stupidità degli inglesi. Perché? Ma in tutti questi anni nessuno si era accorto che l’NHS non funzionava? Eppure la signora Linda pare che lavori proprio nel sistema NHS.

Nessuno in questi anni, è mai stato dentro un ospedale inglese, o ricoverato?
Solo ora con il coronavirus, quando ogni sistema sanitario mondiale viene messo sotto stress dall’alto numero di malati, e quindi in una situazione estrema per tutti
ci siamo accordi che la Gran Bretagna è un paese dove non funziona nulla, così all’improvviso, e ci sentiamo pure abbandonati dal nostro paese. Solo ora! Prima eravamo noi ad aver abbandonato il nostro paese pero!

“Si nasce, anche in Uk, si guarisce anche in Uk, si muore come da tutte le parti. Per esperienza persona, per ora, il sistema Nhs per me ha funzionato al pari dei quello italiano, e se voglio farmi curare da medici italiani posso farlo anche qui. Ma questo è solo un pensiero personale”.

Il nostro paese non ha abbandonato nessuno come noi non abbiamo mai definitivamente abbandonato il nostro paese, almeno con il cuore, non diciamo idiozie, non è il momento.

Dovremmo essere un po’ più realistici, onesti con noi stessi, essere consapevoli delle nostre scelte, delle nostre azioni, e cercare di capire cosa vuole oggi il paese che ci ospita, qualsiasi esso sia. Se c’è da rispettare le regole si rispettano in ogni paese dove siamo. Fuggire per poi rientrare quando tutto è finito lo trovo da ipocriti.

E non è vero che non ti portano in ospedale, succede come in Italia, a causa del sovraffollamento, ci sono, purtroppo, delle priorità, è brutto dirlo, ma è così, priorità, in quando non ci sono letti, non ci sono attrezzature, come del resto in Francia, Spagna, o nel resto del mondo.

Allora, parlando in generale, mi viene da pensare che ognuno di noi pensa solo a se stesso. Allora qui si entra in un’altra dimensione, quella dell’egoismo, quella del voglio stare bene io in primis poi vediamo gli altri, e questo esula da ogni altro volere e abbandono, qui si entra nella sfera dell’ignoranza e non di comunità tanto bramata da tutti. Ma non è questo caso che stiamo discutendo. Lo voglio sperare.

Il video denuncia della signora Linda, porta in se delle verità senza non ci sono dubbi, e ci auguriamo tutti, che si riprenda presto, senza andare in ospedale, stando a casa con l’affetto dei suoi cari, se non con un abbraccio ora, ma almeno con la presenza dei suoi familiari, meglio di tante medicine o del paracetamol, questo è sicuro.

Ma quel video, come tante altre testimonianze, vanno sempre prese con la giusta cautela, analizzarli, non diffonderli e basta, spinti dal motore della passionalità e carnalità italiana, che in certi casi aiuta in altri delude. Queste storie vanno ascoltate ma sempre con quella criticità che aiuta a fare chiarezza la dove si possono oscurare  le verità più nascoste, quelle che sorreggono l’impalcatura invisibile di un messaggio destinato a fare solo, forse, dei like.

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