Londra (Roberta Chiatti) – La morte di George Floyd, l’uomo di colore ucciso dalla polizia americana, continua a scatenare proteste civili nelle più grandi città del mondo arrivando anche in Regno Unito.
Migliaia di persone hanno partecipato alle manifestazioni di domenica, che da pacifiche si sono trasformate in risse contro i poliziotti, dei quali 8 sono stati feriti a Londra. Nonostante il Coronavirus, quindi, i cittadini si sono riuniti in massa deturpando anche la statua di Winston Churchill nella piazza di Parliament Square nella capitale inglese. A Bristol, invece, i “Black Lives Matter” hanno distrutto la statua bronzea di Edward Colston che una volta abbattuta è stata gettata nel fiume.
Edward Colston, nell’epoca seicentesca, diventò ricco grazie alla sua compagnia marittima che portò circa centomila schiavi dell’Africa Occidentale ai Caraibi, i quali erano stati marchiati con la sigla “RAC”, ovvero Royal African Company. Da sempre Colston ha rappresentato l’epoca dello schiavismo, anche se nella storia è stato ricordato per i suoi impegni da “filantropo” che in quegli anni generarono la costruzione di scuole, ospizi, e ospedali.
Eppure, se si può ritenere comprensibile la rimozione della statua di Colston, perchè in parte simbolo dello schiavismo, dall’altra parte è poco comprensibile la deturpazione della statua di Churchill perchè è grazie a lui e ai caduti della Seconda Guerra Mondiale, che tutti loro hanno potuto protestare in piazza.
Questa violenza, che ha caratterizzato la manifestazione, è stata criticata dal Primo Ministro, Boris Johnson che in un tweet ha dichiarato di quanto simili comportamenti siano inaccettabili, specificando che se protestare sia un diritto del cittadino, d’altra parte non implica assumere comportamenti violenti, soprattutto in un periodo storico come quello che stiamo vivendo, in cui molte persone continuano a perdere la vita a causa del Covid-19 e dove vigono norme di sicurezza utili per la preservazione della vita e della salute di tutti.