Londra (Rosita Dagh) – Scienziati, tra i quali premi Nobel, si espongono al Covid-19 per verificare l’efficacia del vaccino contro il Coronavirus.

Al momento ci sono 23 vaccini in tutto il mondo, ma secondo gli esperti, solo infettando i volontari che li hanno testati si potrà accelerare il processo di verifica e capire quale tra i 23 è quello giusto da somministrare alla popolazione mondiale.

Gli esperti – tra i quali anche i 15 premi Nobel che vogliono far parte di questo progetto esponendosi al virus – lo hanno dichiarato per iscritto con una lettera consegnata al capo del National Institutes of Health degli Stati Uniti. La lettera spiega che se solo un numero sufficiente di volontari non viene infettato dopo esser stato esposto al virus, si potranno concludere le ricerche sul vaccino.

L’organizzazione “1 Day Sooner” ha finora accolto 30.000 aspiranti volontari in 140 paesi che sono pronti a prendere parte a questi studi.

Molti di loro sono giovani, i quali sostengono di essere sottoposti a bassi rischi salutari e favorendo un enorme numero di potenziali  benefici per l’umanità.

Alcuni critici, però, sono contrari all’idea di esporre persone che potrebbero uscirne sconfitti, perdendo la propria stessa vita, dato che i vaccini esistenti non danno sicurezza sulla loro efficacia. Pertanto hanno considerato “immorale” una simile decisione.

Ma quelli a favore, ritengono che 9 persone su 10  ricoverate in ospedale con Covid-19 hanno una condizione di salute preesistente, e la maggioranza che muore è anziana. Se si limitano questi studi ai giovani di 20 anni, ciò ridurrebbe al minimo i rischi.

Inoltre, simili test sono stati già fatti in passato per combattere il colera, la malaria, il tifo o il vaiolo, quando alla fine del XVIII secolo, Edward Jenner notò che le latticine erano protette dal vaiolo dopo essere state esposte al virus, che causava solo una lieve malattia.

Quando vaccinò un ragazzo di otto anni e lo espose poi al vaiolo, il bambino non fu infettato.