Londra (Roberta Chiatti) – Genova ha inaugurato ieri, 3 agosto, il Ponte Genova S. Giorgio che ha voltato una tragica pagina della storia italiana: il crollo del ponte Morandi che causò 43 vittime nell’agosto del 2018.
Genova rinasce, volta pagina, ma non dimentica. La città chiede ancora giustizia per le 43 vittime insieme al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ieri ha dichiarato:
“Le responsabilità non sono generiche, hanno sempre un nome e un cognome […] Quindi è importante che vi sia un’azione severa, precisa e rigorosa di accertamento delle responsabilità” – dichiara Mattarella ai cittadini.
Il nuovo ponte , quindi, non chiude il capitolo “Morandi” dato che le investigazioni si vogliono portare al termine. “Il lutto si elabora, non si dimentica” come direbbe Renzo Piano, il protagonista del progetto da 17mila tonnellate di acciaio e 67mila metri cubi di calcestruzzo e 43 piloni che rappresentano le 43 vittime.
“Qui ci siamo smarriti e qui ci ritroviamo per ringraziare chi ha costruito il ponte con rapidità […] essere amati nella tragedia non è facile, ma credo che sarà amato perché è semplice e forte come Genova” – ha detto l’architetto ieri durante il suo discorso e ha aggiunto:
“Qui siamo sospesi tra tragedia e orgoglio e riconoscenza, ma non parliamo di miracolo, qui è successa una cosa bella per il Paese. Costruire è una magia, i muri non vanno costruiti, i ponti sì e farlo è bellissimo, è un gesto di pace”.
In un mondo globalizzato che cela più divisioni che unioni, il ponte S. Giorgio è infatti un segno di speranza non solo per l’Italia ma per il mondo intero. Il premier Conte, che ha tagliato il nastro, ha descritto la nuova struttura come segno di “forza e leggerezza” in un periodo storico quotidianamente minacciato dal nemico invisibile da tutti conosciuto come “Covid-19”.
Non c’erano le famiglie delle vittime, una nota stonata che rimbomba nella cerimonica, politica. Non c’e’ nulla da festeggiare secondo le famiglie che gridano giustizia, che ancora tarda ad arrivare, nessuno sa chi sono i colpevoli. E intanto l’ombra dei Beneton, continia a fare capolino, non e’ ancora debelata, e’ ancora li a rosicchiare l’osso.
La cerimonia si è conclusa con l’autografo di Mattarella sui caschi degli operai che hanno reso possibile il progetto di Renzo Piano e le Frecce Tricolori che hanno disegnato le bandiere dell’Italia e San Giorgio, il tutto coronato dalle campane della Chiesa di Coronata, il suono delle sirene delle navi e l’incredibile presenza dell’Amerigo Vespucci.
Il nuovo ponte costruito in tempi record di due anni ( mai successo in italia) e’ il simbolo della rinasciata, della forza dell’Italia, ma c’e’ poco da esaltarsi, basti pensare a quante persone ancora vivono nei container nelle zone terremotate, basti pensare a quanti cantieri ancora sono fermi da anni, basti pensare a quanti ponti sono crollati e mai ricostruiti.
Merito all’impegno e all’orgoglio, ma non esalitiamo troppo un’operazione politica ai fini di riaquistare dignita’ in Europa e nel mondo.