Londra ( Francesco Lapira) ” Paolo Rossi era un ragazzo come noi” recita una canzone di Antonello Venditti. Quel ragazzo se ne e’ andato a 64 anni lasciando tutti senza fiato, increduli, amareggiati.
Quarantaquattro gol in maglia bianconera: due scudetti, una Coppa Italia, una Coppa delle Coppe, un Coppa dei Campioni e una Supercoppa europea. Un mondiale quello dell’82. Pallone d’Oro del 1982. Il resto e’ storia.
Nato a Prato il 23 settembre del 1956, a livello di club Rossi indossò le maglie di Juventus, Vicenza, Como, Perugia, Milan e Verona. Ma ‘Pablito’, come fu poi soprannominato, è stato soprattutto l’eroe dell’Italia al Mundial ’82 vinto dagli azzurri con Enzo Bearzot in panchina.
Quel magico periodo non tornera’ mai piu’, tanti tentativi di imitare quella grande prova, ma tutti inutili. Erano altri tempi, altri giocatori, altre emozioni.
Paolo Rossi, e’ sempre stato uno di quei giocatori, che lasciava il segno anche fuori dal campo, con quella timidezza incontrastata, quel suo sorriso che dava alito alla sua toscanita’, ma anche la sua compostezza rimmarranno segni indelebili di un grande campione.
Muore a Siena. Aveva un male incurabile ai polmoni. Pablito soffriva di un tumore ai polmoni ed era ricoverato all’ospedale Le Scotte di Siena. Il funerale del calciatore è stato organizzato a Vicenza per sabato mattina. Alla camera ardente ammessi solo i parenti e gli amici intimi
Tante paole non servono per chi e’ stato grande, serve solo il silenzio e rivedere quelle emozioni che Paolo Rossi ci ha regalato dentro e fuori dal campo.
Ecco l’intervista rilasciata a LondonONE radio era il 16 gennaio (la radio ufficiale degli italiani a Londra) che bella emozione ecco l’estratto:
La moglie Federica Cappelletti addolorata, ma anche determinata ad andare avanti come avrebbe voluto Paolo aggiunge “Preferisco pensare che sia un arrivederci. Fare a meno di lui è veramente tanto. Ma dovrò farlo, gliel’ho promesso”. “Riporteremo Paolo in Toscana – ha concluso Federica Cappelletti -. Faremo la cerimonia e una camera ardente a Vicenza che era la sua città adottiva. Poi lo farò cremare in accordo con il figlio perché me lo voglio tenere sempre vicino”.
Intervista comleta