Francesca Risaliti – L’Ambasciatore d’Italia a Londra, è intervenuto al Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen, di vigilanza sull’attività di Europol, sul tema della libera circolazione delle persone nell’area Schengen dopo la Brexit.

Durante la seduta l’Ambasciatore Trombetta ha delineato i punti cardine che dal 1 gennaio 2021 regolano il soggiorno dei cittadini UE in Regno Unito:

  • accordo di recesso: attraverso tale accordo il Regno Unito ha istituito l’European Settlement Scheme (EUSS) per i cittadini europei residenti da un minimo di 3 a un massimo di 5 anni, la cui iscrizione è fondamentale per certificare il loro diritto di residenza anche dopo la Brexit. L’iscrizione all’EUSS è valida fino al al 30 giugno 2021. Nell’accordo di recesso viene inoltre menzionato che gli spostamenti da e per l’UE fino ad ottobre 2025 possono essere effettuati con la carta di identità (per chi è registrato all’EUSS). Chi non è residente in UK necessita del passaporto a partire dall’ottobre 2021

 

  • la normativa nazionale di immigrazione: “I cittadini UE non sono distinti da altre nazionalità e si applica il nuovo regime dei visti per coloro che ora intendono venire in UK” dichiara l’Ambasciatore che aggiunge: ” Questo sistema di immigrazione privilegia la competenza e il talento rispetto alla provenienza di una persona” Infatti chi intende lavorare e risiedere in UK deve rispettare una “skilled working visa” ovvero un visto per lavoratori qualificati, dimostrando di avere principalmente un’offerta di lavoro, qualifica di studio (minimo un diploma), conoscenza di lingua inglese (minimo B1) e un stipendio minimo annuale di 25mila sterline

Questa visa non è richiesta per i turisti o coloro che soggiornano in UK per 180 giorni in un anno. 

  • accordo di commercio tra ue e uk: tutte le misure che controllano i commerci e azioni/attività economico-finanziare o di un’azienda straniera o britannica. In questo accordo si sanciscono anche i rapporti di cooperazione per la sicurezza dei Paesi.

L’Ambasciatore ha poi concluso confermando la presenza di 700mila italiani in Regno Unito di cui 448.557 iscritti all’AIRE. Se da una parte si vedono molti italiani radicati in UK, d’altra parte è evidente un “grado di temporaneità dei nostri connazionali: studenti / ricercatori universitari / lavoratori del settore dell’ospitalità” che sono stati i primi a voler rientrare in Italia durante la pandemia, tanto da registrare un totale di 30mila rimpatri grazie alla task force guidata dall’Ambasciata e dalla rete consolare che continuerà a fornire sostegno ai connazionali e controllerà che i diritti dei cittadini italiani residenti in UK vengano tutelati.

Ascolta l’intervento integrale dell’Ambasciatore su London ONE Radio: