Roberta Chiatti (Londra) – Boris Johnson ha confermato l’introduzione di una nuova tassa per salvare l’assistenza sanitaria e sociale.
Dopo aver dichiarato l’investimento di £5,4miliardi per l’NHS, il governo ritiene importante il contributo anche da parte dei cittadini se si vuole far fronte alla crisi sanitaria a cui stiamo assistendo.
Pertanto si verificherà un aumento dell’1,25% sull’assicurazione nazionale a partire dall’aprile 2022, per poi diventare un’imposta separata sul reddito da lavoro nel 2023, che apparirà sulla busta paga di un dipendente.
Tutto questo cosa comporta alle tasche dei cittadini ?
Secondo Lord Hammond, ad essere più svantaggiati sono i giovani. Se dovessimo prendere un 30enne che guadagna all’anno più di £20mila, il suo contributo annuo che dovrà dare allo Stato equivale a £200. D’altra parte, un 60enne che guadagna all’anno £50mila non spenderà un penny, perchè chi è pensionato non è intitolato a pagare questa tassa, anche se continua a lavorare.
Tuttavia, la tassa non colpirà solo i dipendenti ma anche le aziende. Secondo il PM i proventi di questi aumenti raccoglierebbero 12 miliardi di sterline all’anno per recuperare tutte le lacune dell’NHS procurate dal Covid. L’obiettivo sarebbe di aumentare la capacità ospedaliera per altri nove milioni di appuntamenti, scansioni e operazioni grazie al supporto dei contribuenti.
E ha promesso che entro il 2024/25 ci sarebbe stata la possibilità di aiutare il 30% in più di pazienti elettivi rispetto a prima della pandemia.
I soldi andranno anche a modifiche al sistema di assistenza sociale, dove verrà introdotto un tetto sui costi dell’assistenza dall’ottobre 2023 di £ 86.000 nel corso della vita di una persona.