Londra (Philip Baglini Olland) – In questi giorni la Gran Bretagna è sotto un terrorismo giornalistico figlio di una mala informazione.

È vero, in UK mancano 100.000 camionisti che portano benzina – problema già risolto nelle scorse ore dal governo inglese che ha messo a disposizione 10mila VISA (temporanee) per riprendere i trasporti –  e hanno dovuto impiegare 150 conducenti militari per fronteggiare la “crisi”, ma quello che non so dice è che il problema non è solo britannico perchè riguarda tutta Europa dove mancano 400.000 autisti.

In Francia ad esempio sono 40.000 autisti in meno già nel periodo pre-pandemico e ora  ora sono a circa 80.000 camionisti in meno

La Germania ha carenza di 60.000 autisti, ma non sono da meno gli USA che vedono un diminuzione del 10% e in Asia del 20% in meno dei trasporti.

Certo la Gran Bretagna con il Covid e la Brexit (Brexit che ha reso difficile l’arruolamento di lavoratori stranieri e deve ancora definire bene alcuni tipi di accordi) ha evidenziato per prima il problema. Il Covid poi non ha aiutato, anzi ha rallentato i piani di assetto sociale e politico britannico.

Ma attenzione, la Gran Bretagna ha sempre una asso nella manica da giocare quando il gioco si fa duro e in queste settimane lo ha dimostrato.

Tuttavia, se guardiamo l’altra faccia della medaglia, noteremo che in Europa si verificherà una situazione molto simile: alcuni prodotti occasionalmente scompaiono dagli scaffali dei negozi e molte fabbriche sono costrette a sospendere la produzione. E qui la Brexit non c’entra!

La pandemia ha fatto aumentare gli acquisti online: dalla spesa allo shopping di abiti.  Inoltre il lavoro di camionista è un lavoro difficile, stressante, e molti giovani non lo vogliono fare, nonostante ci siano molti posti di lavoro spesso ben pagati e in altri casi purtroppo no. Spesso il lavoro da camionista ti porta a vivere lontano da casa, sempre sulle strade e il camion diventa la tua casa per settimane intere, per una paga a volte di soli 2500 euro al mese.

Secondo alcuni dati: “La carenza di autisti ha raggiunto un punto critico e peggiorerà, nonostante si stiano attuando molte strategie”.

C’è veramente da riprogrammare il futuro dei trasporti, la Brexit non c’entra (può riguardare la Gran Bretagna solo nei primi mesi) ma il problema è più grande.

Aumento dei salari, formazione, miglioramento dei servizi, strade più sicure: queste sono le basi sulle quali ripartire. Se il futuro non vuole autisti, allora si devono cercare altri modi per far veicolare i prodotti, ma in quel caso allora tutti, non solo la Gran Bretagna (che lo sta facendo) ed è un passo che va fatto in fretta perchè la situazione è per tutti la stessa,  il problema si può chiamare Brexit, Covid, licenziamenti, non formazione di autisti, ma il problema è di tutti.

Attenzione, non è solo un problema di Tir, ma riguarda anche il trasporto in mare, dove ci sono anche li problemi di logistica non indifferenti o sui treni. Il punto è che in questi casi, la mancanza per ora si fa sentire meno, è messa meno in evidenza dalla stampa, perchè ancora qualcosa funziona, ma il tempo sta finendo anche in quei tipi di trasporti.

Il problema va affrontato in maniera globale e capillare, non puntando il dito su un Paese, e facendo l’ombra sugli altri.