Roberta Chiatti (Londra) – Questo venerdì 12 novembre UE e UK procederanno con l’ultimo round di colloqui sugli accordi commerciali post-Brexit che riguardano l’Irlanda del Nord e se da una parte i politici “parlano”, dall’altra l’economia soffre.

Non ci si pensa quasi mai, ma se tenessimo a mente che da sempre nella storia il Regno Unito è stato un Paese “importatore” inizieremo a capire con chiarezza le cause che hanno scatenato effetti come lo scarso approvvigionamento alimentare.

Sono veramente pochi i prodotti alimentari che la terra inglese auto-produce perché gran parte di frutta e verdura proviene dall’estero, inclusi i semi. Se le serre inglesi hanno finora avuto la possibilità di coltivare pomodori, fragole, basilico, zucchine e tanto altro è stato grazie anche all’Europa, compresa la nostra Italia. 

La testimonianza arriva da Paolo Arrigo, CEO di Seeds of Italy, che è intervenuto su London ONE radio per raccontare le difficoltà che la sua azienda sta affrontando a causa non solo del Covid ma anche e soprattutto della Brexit.  

Seeds of Italy è una delle più importanti aziende inglesi (di origine italiana) che da generazioni importa tutti i semi di frutta e verdura proveniente da ciascuna regione italiana e le distribuisce alle grandi serre inglesi e piccoli agricoltori indipendenti. 

Con la Brexit le cose hanno preso una piega del tutto diversa per questo settore che sta riscontrando sia difficoltà nell’esportare in Nord Irlanda (Paese facente parte del Regno Unito, ma sotto le regole del mercato unico europeo) e sia nell’importazione dei semi dall’Italia. 

“Adesso abbiamo bisogno di un certificato di origine, abbiamo bisogno di UK Plant passport, ovvero un passaporto per ogni varietà (di semi) che noi importiamo” – dichiara paolo arriga

 

La burocrazia è quindi non solo costosa ma anche rigida perchè a causa dei suoi controlli rischia di rifiutare la merce proveniente dall’estero come è già capitato per ben 2 volte a Seeds of Italy.

Per non parlare del personale: sono pochi gli inglesi che pur di non restare disoccupati si rimboccano le maniche e impiegano un ruolo nelle serre o magazzini come quello di “Seeds of Italy”, prima di tutto perchè non è nella loro “cultura” fare un simile lavoro che richiede tanto sforzo, e in secondo luogo perchè non hanno esperienza e non conoscono i prodotti. Pertanto per queste aziende  è più facile impiegare personale dall’estero. 

“Ma ora non è più possibile” –  dichiara Paolo Arrigo che aggiunge: “È vero ci sono delle visa lavorative stagionali ma queste non valgono per il mio settore”  

Per saperne di più ascolta l’intervista integrale qui: