Londra (Roberta Chiatti) – Dopo un anno e mezzo dalla Brexit il Regno Unito ha visto nascere 200 mila nuove imprese e chiudere 150 mila secondo i dati della Company House.
Le statistiche parlano chiaro se da una parte la Brexit ha causato condizioni non favorevoli alla crescita di un’azienda, dall’altra ha sfidato molti imprenditori che hanno deciso di mettersi in gioco.
Seppur questa notizia lascia sperare un futuro lontano da difficoltà economiche, la realtà è che il Regno Unito sta vivendo una fase di recessione senza precedenti dovuta anche alle ferite causate dalla Brexit.
London ONE Radio, la radio italiana ufficiale in UK, ha deciso di capire quali sono state le motivazioni, legate alla Brexit, che hanno causato la chiusura di molte aziende, incluse quelle italiane. Secondo il commercialista Francesco Quagliano, di “Attilio Accounting”, la situazione è “un po mista”:
“Molti imprenditori italiani sono tornati in Italia chiudendo le loro aziende in UK, altri invece hanno perso lavoro in Inghilterra e hanno aperto nuove aziende in UK […] Io ho perso circa il 30% dei clienti italiani perchè lavoravano nel settore del trasporto merci”
Le difficoltà principali che hanno causato la chiusura di molte imprese è legata, secondo il commercialista Quagliano, alla mancanza di personale qualificato e assenza di fondi. Il motivo per cui invece altre aziende hanno scelto il Regno Unito (nonostante tutto) come Paese di investimento è legato al fisco, molto più snello rispetto a quello italiano:
“L’IVA inizia da un fatturato annuale di 85 mila sterline mentre in Europa bisogna iscriversi all’IVA dal giorno uno”
Tra le aziende che hanno chiuso in UK, se alcune sono tornate in Italia altre hanno scelto l’Irlanda e l’Olanda come alternativa: “In Irlanda perché fa parte del mercato unico europeo o in Olanda” – dichiara Quagliano che aggiunge: “Il corporation tax in Irlanda è del 12.5 % in Italia e del 25%” il regime IVA