La Commissione Esecutiva dell’episcopato argentino fa visita al nuovo Presidente
BUENOS AIRES, giovedì, 20 dicembre 2007 (ZENIT.org).- La Commissione Esecutiva della Conferenza Episcopale Argentina (CEA), presieduta dal Cardinale Jorge Mario Bergoglio, ha fatto visita al nuovo Presidente Cristina Fernández de Kirchner per porgerle i propri saluti in occasione dell’inizio del suo incarico e delle prossime feste natalizie, informa la CEA in un comunicato reso pubblico il 19 dicembre.
Hanno accompagnato il Cardinal Bergoglio il primo e il secondo vicepresidente della CEA – rispettivamente l’Arcivescovo Luis Villalba, di Tucumán, e il Vescovo Agustín Radrizzani, di Lomas de Zamora – e il segretario generale dell’organismo Sergio Fenoy, Vescovo di San Miguel.
I Vescovi hanno donato al Presidente argentino una copia del libro di Benedetto XVI “Gesù di Nazaret” e una del Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa.
Durante la riunione, i membri della Commissione Esecutiva dell’Episcopato hanno presentato a Cristina Fernández de Kirchner le inquietudini della Chiesa, riflesse nell’esortazione pastorale della 93ª Assemblea Plenaria, dell’aprile scorso, sull’impegno cittadino.
Le sfide che si segnalano in questo documento sono, secondo quanto sottolinea il comunicato della CEA, in primo luogo “la vita, come dono di Dio e il primo dei diritti umani che dobbiamo rispettare”.
Seguono “la famiglia, fondata sul matrimonio tra uomo e donna, come cellula fondamentale della società e prima responsabile dell’educazione dei figli”, e “il bene comune, bene di tutti gli uomini e di ogni uomo, che dobbiamo porre al di sopra dei beni particolari e settoriali”.
Il documento sottolinea anche la necessità di “inclusione, per rendere prioritarie le misure che garantiscano e accelerino l’inclusione di tutti i cittadini”.
Non si dimentica inoltre “il federalismo, che presuppone il rafforzamento istituzionale delle province, con la loro necessaria e giusta autonomia”.
I Vescovi argentini segnalano poi la necessità di “politiche statali, perché una società non cresce necessariamente quando lo fa la sua economia, ma soprattutto quando matura nella sua capacità di dialogo e nella sua capacità di generare consensi”.
L’ultimo aspetto indicato è “il debito della riconciliazione, perché il nostro Paese soffre ancora di frammentazione e scontri, e si manifestano sia nell’impunità che nei disaccordi e nei risentimenti”.