“La storia mai raccontata” è un inno alla libertà e all’amore, – una perfomance che attraverso l’uso multimediale delle diverse forme di espressione (Canzoni popolari, canzone d’autore, danza, recitazione, musiche)…. Vuole presentare l’altra faccia della medaglia del periodo unitario e particolarmente intorno alle vicende che caratterizzarono le insorgenze popolari del Meridione che si opponevano all’invasione dello Stato Sabaudo mascherando sete di potere e indebitamento.
“La storia mai raccontata”, ha più valenze: culturale, sociale, politica, religiosa, spirituale. <Ho pensato>, spiega Gian Carlo Padula, <alle insorgenze popolari del Sud prevalentemente perché la mia famiglia paterna ha origini in Basilicata, poi trasferitisi a Gaeta, roccaforte della resistenza contro l’invasione delle orde massoniche sabaude, ma anche perché io, fin dalla gioventù mi sono battuto per i popoli oppressi, per la sete di riscatto, per la identità dei popoli, contro le ingiustizie, le oppressioni, gli sfruttamenti. L’Italia paga oggi più che mai, “la storia sbagliata” direbbe Fabrizio De Andrè, dell’Unità, come l’ha anche definita Antonio Gramsci, una falsa unità, una finta unità, la storia va riscritta e io penso di dare un piccolo contributo a questo, spero che si accenda una miccia, per così dire, una miccia, culturale, spirituale, per un risveglio, per comunque ridisegnare tutto quanto. Il fenomeno della disoccupazione, il continuo ricorso alla emigrazione, affondano le radici nelle ingiurie della storia del nostro Paese". Eugenio Bennato e Fabrizio De Andrè sono i protagonisti dei testi e delle musiche di quest’opera multimediale delle canzoni. Bennato per quanto riguarda i brani relativi al Brigantaggio tratti dal famoso album “Brigante se more” del 1980, e riarrangiati. Per quanto riguarda De Andrè il brano più famoso è quello tratto dall’album L’”indiano” del 1981, dove compare “Fiume Sand Creek”, che racconta la storia dell’eccidio avvenuto nell’accampamento di donne e bambini pellerossa indifesi da parte del “settimo cavalleggeri” del generale Custer. La storia dei popoli del meridione d’Italia dell’epoca unitaria, è infatti paragonabile allo sterminio dei pellerossa in America. E più da vicino gli “insorgenti del Sud”, sono del tutto simili ai partigiani della Seconda Guerra mondiale, cosi’ come gli eccidi compiuti dall’esercito sabaudo non hanno nulla da invidiare, ovviamente, tra virgolette, a quelli compiuti dai nazi-fascisti. I bandi affissi sui muri avevano lo stesso tenore. Il brigantaggio è un termine infamante attribuito alla insorgenza popolare al fine di delegittimarla. Insomma si tratta di un’opera artistica attraverso la quale si vuol far conoscere l’aspetto sconosciuto della storia d’Italia. Musicalmente compaiono nell’opera anche brani di Lucio Dalla e Roberto Vecchioni poi c’è una parte centrale dedicata alla Passione di Cristo con brani molto particolari. Nell’opera, infatti, oltre che al popolo pellerossa, la crocifissione del popolo del meridione d’Italia negli anni post-unitari è ovviamente rapportata a quella di Cristo. C’è da dire che all’epoca la legge speciale “Mancini” abrogava tutti gli ordini religiosi.